La grande ipocrisia del pattinaggio artistico su ghiaccio raggiunge nuove vette. Il Grand Prix fa il record negativo di spettatori (di meno solo nelle gare “chiuse” del periodo Covid), impianti che nemmeno si riempiono a metà in molte occasioni, ma viene spacciato come uno spettacolo meraviglioso che fa entusiasmare il pubblico. L’aspetto tecnico si è abbassato a livelli che si credeva appartenessero al passato, in particolar modo nelle gare delle Donne e delle Coppie, in cui si torna indietro di una ventina di anni, ma si esaltano pattinatrici che non sono in grado nemmeno di eseguire il triplo Axel, non parliamo dei quadrupli. Eppure, il mondo che gira attorno a questo sport fa finta che vada tutto bene. Infine, ciliegiona (non ciliegina) sulla torta, la presenza “fantasma” di pattinatori russi che gareggiano per altre nazioni e vincono. E tutto questo con la silenziosa approvazione dei mezzi di informazione di tutto il mondo, bravi a esaltare il vuoto assoluto e a ignorare quello che davvero sta accadendo.
L’EMBARGO SENZA FINE
L’embargo alla Russia, e in sottordine tecnico alla Bielorussia, sta provocando danni enormi a uno sport che fino a due anni fa aveva raggiunto una popolarità enorme e livelli tecnici e spettacolari incredibili, né si intravede un cambiamento immediato. Fra l’altro, si va avanti con l’equivoco, usato come paravento, del Cio, il Comitato olimpico internazionale, che avrebbe ordinato alle Federazioni di non accettare atleti russi nelle competizioni. In realtà, il Cio ha solo “suggerito” di non far partecipare russi e bielorussi, poi ogni Federazione mondiale è libera di decidere, e l’Isu ha deciso di vietare le gare ai russi e bielorussi. Ma questo non è altro che il gioco delle tre carte, in cui si pratica uno scaricabarile mondiale.
Risultato? Come già fatto notare in precedenti articoli, tanti atleti russi sono andati a gareggiare per altre nazioni, con il paradosso ancora più grande dei tecnici russi per i quali l’embargo non esiste, tanto che è possibile vederli nelle manifestazioni ufficiali, che danno indicazioni agli atleti e vanno a sedersi con loro nella zona “kiss and cry”, il divano su cui si aspettano i voti dei giudici. Ma è mai possibile prendersi in giro in questo modo?
I RUSSI “TRAVESTITI”
Il caso più eclatante è stato quello della russa Anastasija Gubanova, campionessa europea nel singolo Donne nel 2023 sotto la bandiera della Georgia, per arrivare alla cifra incredibile di 24 russi in gara per altre nazioni ai Mondiali 2023 in Giappone. E questa barzelletta continua, basti vedere cosa è successo nel recente Grand Prix, alle Finali disputate a Pechino.
Nelle Coppie hanno vinto, per la Germania, la tedesca Minerva Fabienne Hase e il russo Nikita Volodin, nato a San Pietroburgo. Al quarto posto, per l’Ungheria, una coppia tutta russa: Maria Pavlova, nata a Mosca, e Alexei Sviatchenko, nato a San Pietroburgo. Questi ultimi, altro sberleffo al mondo del pattinaggio, hanno come principale sede di allenamento Sochi, ovviamente in Russia, e poi Budapest.
A Pechino si sono svolte le Finali anche della categoria junior e la musica non è cambiata. Nelle Coppie, sotto bandiera della Georgia, vittoria di due russi, Anastasiia Metelkina, nata a Vladimir, e Luka Berulava, nato a Mosca. Per loro, sede di allenamento è Perm, in Russia naturalmente. Nella Danza, oro agli Usa con la statunitense Leah Neset e il russo Artem Markelov, nato a Volzhski (vicino Volgograd).
CAMPIONI SENZA VALORE
Ma tutto questo non impedisce l’esaltazione, da parte degli addetti ai lavori, di un pattinaggio sempre più povero tecnicamente e spettacolarmente, fino ad arrivare ad autentiche bestemmie sportive. E’ il caso della (incolpevole) giapponese Kaori Sakamoto, vincitrice degli ultimi due Mondiali nel singolo Donne (2022 Montpellier, 2023 Saitama) e grande favorita per il terzo titolo consecutivo nei prossimi, a Montreal a marzo. E sempre più spesso capita di sentire commenti che la inquadrano come la “giapponese dei record”, nonostante i due ori mondiali siano stati conquistati senza le fortissime atlete russe, che di norma la lasciano a 20-30 punti di distanza e che saranno assenti anche a Montreal 2024. Considerato che il Giappone ha una grande tradizione in generale nel pattinaggio e in particolare nel settore femminile, parlare di record per Sakamoto, che pur è molto brava, non ha alcun senso. Pensare che una campionessa come Mao Asada, tre vittorie mondiali e un argento olimpico contro tante avversarie di tutto il mondo di gran lunga superiori a quelle che ha Sakamoto, possa essere raggiunta in questa classifica “da ufficio del catasto” e addirittura superata nel “titoli consecutivi” è semplicemente uno sfregio a questo bellissimo sport. Ed è inverosimile che si dimentichino altre giapponesi come Midori Ito, un oro mondiale e un argento olimpico, prima donna a eseguire il triplo Axel, Miki Ando, due titoli iridati, Shizuka Arakawa, un oro mondiale e uno olimpico, Yuka Sato, un oro mondiale, tutte di altra categoria rispetto a Sakamoto, molto brava artisticamente ma non in grado di arrivare ai massimi livelli tecnici.
ALBO D’ORO FALSATO
Il risultato generale è che si sta completamente falsando il pattinaggio artistico, con risultati privi di elevato valore tecnico. E tutto questo semplicemente per una specie di “vendetta” nei confronti della Russia: non potendo prendersela con chi è in guerra con l’Ucraina, si ripiega sui più deboli, gli sportivi appunto. E al riguardo diventa ancora più assurda la vicenda della russa Kamila Valieva, che attende il verdetto definitivo per le accuse di doping venute alla luce a inizio 2022, durante l’Olimpiade di Pechino. Sono passati due anni e solo a gennaio 2024 ci dovrebbe essere la sentenza definitiva. Ma il punto, pur nella gravità della vicenda, non è questo, il punto è che la eventuale squalifica non ha alcun significato reale perché Valieva, come tutte le altre russe non indagate per doping, è “squalificata” in quanto russa, quindi la decisione del Tas a Losanna sarà del tutto ininfluente dal punto di vista pratico, perché comunque Valieva e le russe non possono partecipare alle gare internazionali. Sarà pure una “soddisfazione” per chi vuole vincere facile, ma così si distrugge il pattinaggio artistico su ghiaccio.
(foto tratta da agi.it)