Acácio da Silva Mora ha pochi colpi in canna tendenzialmente, tanto che ogni anno deve centellinare le energie per sfruttare le occasioni propizie per vincere. Quando però il portoghese ha la gamba giusta, letteralmente non ha rivali.
Nel 1985 gran parte di quelle “pallottole” da sparare sono già state esplose considerato che in primavera Da Silva ha conquistato la Coppa Agostoni, una tappa alla Tirreno-Adriatico e una al Giro di Romandia ottenendo in entrambi i casi il secondo posto nella classifica generale.
Quando approda al Giro d’Italia è consapevole di aver un’ottima condizione, ma al tempo stesso è preoccupato di aver già dato il meglio di sé. Il presentimento si fa realtà nel corso della terza tappa quando, giungendo a Pinzolo, chiude secondo in una volata a ranghi ristretti alle spalle di uno scatenato Giuseppe Saronni, in maglia rosa dal giorno precedente grazie al successo della Del Tongo nella cronosquadre di Milano.

Giuseppe Saronni al Vigorelli dopo la cronosquadre di Milano
Da Silva galleggia, sfiora la top ten nella settima tappa con arrivo a Jesi dove a farla da padrona è una fuga da lontano, ma non appare pronto a metter a segno il colpo decisivo. Il portoghese sembra aver intrapreso la via del tramonto, tanto più quando si arriva al Sud con la prima semitappa dell’ottava frazione con arrivo a Foggia vinta da Stefano Allocchio.
Da Silva sta lontano dalla mischia dei velocisti, consapevole che il pomeriggio si sale sino a Matera, un’occasione nuovamente ghiotta per gli sprinter, magari più resistenti sulle pendici che portano alla “Città dei Sassi”. La corsa andrebbe via anche regolare finché a Poggiorsini una caduta blocca più metà del gruppo.
C’è chi prova a prendere la via dei campi, chi è costretto a mettere il piede a terra e perdere preziosi secondi, chi invece prova a fuggire via, tuttavia si impone la linea del fair play con il plotone principale che decide quasi di fermarsi e attendere i ritardatari. Quando quest’ultimi rientrano, inizia una sorta di nuova tappa nella semitappa con diversi allunghi da parte di uomini fuori-classifica.
Il gruppo controlla guardingo e c’è anche il tempo per un primo passaggio sulla linea d’arrivo con chi, distratto al suono della campa, si lascia scappare un’inutile esultanza per una vittoria mai arrivata. Quasi con vergogna e riluttanza i fuggitivi vengono ripresi e ci si prepara così a una volta a ranghi compatti.
Gli highlights della semitappa di Matera
Uno di quegli sprint dove non partecipano tanto i più veloci, ma coloro che, fra le pendici calcaree che conservano uno dei villaggi più antichi al mondo, riescono a sfoderare classe e potenza. Un mix necessario che Da Silva possiede tanto da prendere la volata in testa senza che nessuno lo possa impensierire sin sul traguardo.
Nemmeno il belga Frank Hoste, vincitore di uno sprint nuovamente ristretto a Cervia e compagno di squadra di Saronni che, con il passare dei giorni, sembra essersi gradualmente spento. Niente da fare nemmeno per l’eterno Pierino Gavazzi, terzo alla ormai veneranda età di trentacinque anni davanti allo scalatore rampante Franco Chioccioli, ma soprattutto all’ex campione del mondo Greg LeMond, soltanto ottavo.
Per Da Silva si tratta di uno di quei giorni in cui è in s