Il toccante passaggio di testimone di re Rafa Nadal a Parigi non è solo con il tennis ma con lo sport tutto e lascia un’orma reale come quella impressa nella targa sul campo centrale del Roland Garros dove il formidabile mancino di Maiorca s’è imposto incredibilmente 14 volte. Il messaggio filosofico è anche più decisivo per chiunque svolga un’attività agonistica. Dall’erede di Spagna, Carlos Alcaraz, e forse della superficie rossa, all’unico numero 1 degno dei Fab Four, Jannik Sinner, “il peccatore” (dal tedesco) che, alla vigilia del secondo torneo stagionale dello Slam, libera dalla responsabilità oggettiva per gli errori doping del team, lanciandolo nella delicata scalata al torneo che comincia stasera. “Conosce come sono fatto e collega la mia persona allo sportivo. Mi ha fatto piacere ricevere delle parole del genere da una persona così importante nel tennis e nel mondo. Mi ha aiutato moralmente: è una persona onesta, così come lo vediamo in tv”.
NEMICI/AMICI
Oggi, per Alcaraz non si può essere davvero amici di un rivale come Sinner. Per gli dei che hanno dominato il tennis nel primo quarto del 21° secolo – Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray – , dopo tanti, sanguinosi, duelli, è diverso: quei fantastici campioni si ritrovano abbracciati e sorridenti come a una rimpatriata di ex liceali, per onorare il più grande campione di sempre sull’immortale terra rossa (e non solo). Dopo che il mitico Rafa, commosso, alternando inglese e francese al suo spagnolo, regala lacrime e dediche a familiari (anche alle due nonne ultra 90enni), amici di sempre e pubblico francese, vestiti con migliaia di T-shirt color ocra rossa personalizzate (“Merci Rafa”), con volti noti fra cui spiccano colleghi di ieri e campioni di oggi, come Iga Swiatek. Dopo le appassionate parole al coach di sempre, zio Toni: “Sei la ragione per la quale sono qui. Grazie per aver dedicato gran parte della tua vita per me: quello che abbiamo passato insieme non è stato sempre facile, ma senza dubbio ne è valsa la pena“. Dopo una valanga di sentimenti e di ricordi, gli altri Tre dell’Apocalisse del tennis irrompono sul Philippe Chatrier nel segno del “Rispetto”. “Il tempo cambia le prospettive che quando finisci la carriera diventano completamente diverse, l’importante è essere felici perché abbiamo realizzato i nostri sogni e le rivalità che abbiamo costruito sono state da buoni colleghi. Mi avete reso la vita difficile ma ma ci siamo goduti questo spingerci ogni giorno al limite. Continueremo a fare cose positive per il nostro sport”. Con sottofondo di un’ovazione da brividi dello stadio.
SINNER ALLA FRANCESE
Sulla carta, Arthur Rinderknech, servizio e dritto forti ma rovescio molto fallace, non è ostacolo pericoloso nel primo turno di stasera alle 20.15 sul Philippe Chatrier da 15mila posti per il Profeta dai capelli rossi, vittorioso le ultime due volte sul 75 del mondo. Ma il francese, a 29 anni, agogna un giorno di gloria, col souvenir dell’unico precedente sulla terra, vinto, 4 anni fa. “Anche lo scorso anno ho giocato qui contro un francese, so cosa aspettarmi”, dice il re degli ultimi 2 Australian Open e degli US Open. Che, sul pianeta rosso – poco vincente e poco amato per via delle variabili – ha preso coraggio con la finale di Roma al primo torneo dopo i 3 mesi di forzato stop e a Parigi troverà alleati e nemici: “Sul gioco vedremo, ma tornare a essere com’ero a livello mentale è stato positivo. Ci sono cose che potevano andare meglio, ma non era facile a Roma: c’era attenzione e tensione, ci siamo tolti un gran bel po’ di dubbi”. La lunga distanza dovrebbe favorirlo, i riflettori saranno più su Alcaraz e sul redivivo Djokovic, e Jannik è tornato nel solco tradizionale: “Sono numero 1 da 12 mesi: è una conseguenza dei risultati, della continuità. Lavoro duro per raggiungere il livello fisico desiderato, il miglior feeling in campo e poter dire di essere diventato ancora migliore”. Lasciando un’orma alla Rafa.
Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 26 maggio 2025)