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Tennis

L’italiano che non t’aspetti ai quarti di Parigi? Non è una favola, è “la generazione Cecchinato”!

Da Vincenzo Martucci 03/06/2018

Marco doma Goffin con una partita perfetta ed entra nella storia del tennis italiano. Sperando che Fognini batta Cilic e ritocchi subito la tabella dei record azzurri sulla terra rossa più famosa. Ma coach Max Sartori ci racconta un doppio retroscena che riguarda lui e il suo “doppio” allievo, il coach di Ceck, Vagnozzi….

Tutti, in queste ore di esaltazione, scriveranno di Cecchinato Marco da Palermo, anni 26 il 30 settembre, 1.85 per 78 chili, che è arrivato al secondo Slam della stagione da numero 72 del mondo, ha battuto con una partita perfetta un avversario tanto più noto e quotato come David Goffin, e martedì ne sfida a sorpresa uno ancor più celebre, come Novak Djokovic, nei quarti del Roland Garros, già sicuro a fine torneo di essere almeno 42 della classifica. Lo adotteranno come Ceck, lo faranno diventare loro. Racconteranno degli enormi, velocissimi, progressi, e quindi degli eclatanti risultati di quest’anno, dal titolo nel Challenger di Cachantun, in Cile, alle qualificazioni superate a Montecarlo, col primo successo in un torneo Masters 1000 (contro Dzumhur), al primo urrà in un torneo Atp, a Budapest, da lucky loser ripescato dalle qualificazioni, alla prima affermazione contro il numero 1 d’Italia, Fognini, a Monaco, al primo match vinto a Roma (contro Cuevas). Tutti celebreranno la sua favola, fino a questo happy end di Parigi, con il primo scalpo di un “top ten”, tenendo sempre in mano il gioco e spingendo dalla prima all’ultima palla. Che lo proietta in un’altra dimensione.

   Tutti sciorineranno le sue dichiarazioni. “E’ il miglior momento della mia vita, forse è un sogno, la differenza rispetto a prima è che ora sono concentrato ed aggressivo per tutto il match, perché non mi basterebbe qualche fiammata come nei Challenger. Ora mi sento molto bene in campo, e anche sicuro, grazie alla preparazione che ho fatto nel pre-season, e tengo un livello di gioco sempre alto. Contro Goffin non mi ha dato tanto fastidio il time-out medico ho sofferto l’aver perso quel secondo set con cinque palle break non sfruttate, ma sono andato al bagno e ho rispettato tutto, e ho vinto tanti punti col servizio prendendomi il terzo set per 6-0. Eppoi sono stato bravo nel quarti quando ho salvato quella palla break sul 3-3 perché lui era sempre più presente nel match, soprattutto, mi rispondeva sempre meglio, e non sapevo più dove mettergli la palla. Ho anche parlato ad alta voce al cambio campo cercando la soluzione, mi piace farlo… E sono felice di essere stato tanto determinato per battere anche giocatori forti come Carreno Busta e Goffin. Che mi danno fiducia anche per affrontare Djokovic che è ancora più forte e famoso, e conosco bene perché mi ci sono allenato tante volte alla scuola di Riccardo Piatti anche quando era il numero 1 del mondo che non perdeva mai. Ma proverò a battere anche lui, senza pensare a chi ho di fronte, come già negli altri match, non mi accontento, voglio andare avanti, e penso solo al match e a come devo giocare. Ringrazio i miei genitori che mi hanno aiutato finanziamento a 17 anni per potermi allenare da Massimo Sartori a Caldaro per tre anni e poi per cinque a Bordighera d Piatti, Sartori e Brandi. Ora sto a Bologna con Simone Vagnozzi e il mio team, e sento che è il momento di spingere. Non voglio parlare della storia delle combine, delle scommesse on line, è coinciso con un anno molto brutto, magari ne parleremo alla fine di Parigi. Ora voglio godermi questo momento e viverlo fino alla fine”.
   Racconteranno tutti del botta e risposta in campo con uno spettatore: “Forza con queste palle break”, “C’hai ragione”. Racconteranno del pubblico del Suzanne Lenglen che erano schierati per il belga, per questioni di lingua comune o forse di solidarietà, vedendolo sicuramente provato fisicamente dalla faticaccia di sabato sera contro il beniamino di casa, Monfils. Racconteranno di come, un attimo dopo l’ultimo rovescio a una mano vincente, e quindi l’impresa dell’indimenticabile 7-5 4-6 6-0 6-4, il nostro Ceck s’è lasciato cadere felice sulla sacra terra rossa del tennis. Riveleranno i nomi degli altri italiani arrivati ai quarti del Roland Garros, utilizzando la tabella del nostro Luca Mariantoni, che potrà essere subito ritoccata se, come ci auguriamo, Anche Fabio Fognini supererà il suo ostacolo degli ottavi, Marin Cilic, e si qualificherà ai quarti contro il vincente di Del Potro-Isner:
De Morpurgo    2  volte (1929 quarti, 1930 semifinali)
De Stefani    3 (1931 quarti, 1932 finale, 1933 semifinali)
Cucelli        3 (1947, 1948 e 1949)
M Del Bello    1 (1948)
Gardini        1 (1953)
Merlo        3 (1955 S, 1956 S, 1958)
Pietrangeli    7 (1956 quarti, 1959 vittoria, 1960 vittoria, 1961 finale, 1962 quarti, 1963 quarti, 1964 finale)
Sirola        1 (1960 semifinali)
Panatta        5 (1972 quarti, 1973 semifinali, 1975 semifinali, 1976 vittoria, 1977 quarti)
Bertolucci    1 (1973)
Barazzutti    2 (1978 semifinali, 1980 uarti)
Furlan        1 (1995)
Fognini        1 (2011)
Cecchinato    1 (2018)

 

Noi, insieme a tutto ciò, vi ricordiamo una frase che ci rimbomba da tre anni nella testa, come una sentenza:  “Non ti perdere la generazione Cecchinato”. Quella di Massimo Sartori sembrava solo una battuta, una speranza, una dichiarazione di fiducia verso due suoi allievi, Simone Vagnozzi (prima da giocatore e poi da allenatore) e appunto Marco Cecchinato. Ma la persona è talmente attenta precisa, semplice, brava ed onesta ed il tecnico è altamente capace, che quella frase ci è rimasta nel cervello fino ad oggi. Infatti, un attimo dopo il trionfo di Marco, abbiamo incrociato Vagnozzi, che conosciamo da quando giocava, e abbiamo condiviso con lui la sensazione dell’esplosione di un tennista italiano che non avevamo mai visto così eclatante in un lasso di tempo così breve, di un anno appena: “Sì, colpisce perché è diventato un giocatore di gioco e di rendimento stabile ad alto livello, eppure in campo è un giocatore dal carattere caliente, uno che si innervosisce facilmente, e che deve mantenere il suo spirito per essere visto e creativo, ma adesso sa anche controllarsi e rimettersi in sesto. Come dopo il secondo set perso con Goffin, quand’è stato davvero bravo. Ha lavorato molto, ora, sotto pressione, non fa più casino col rovescio, serve molto meglio, col dritto fa più punti”.
   Subito dopo, però, abbiamo digitato il numero di telefono di Max Sartori e l’abbiamo sentito ancor più commosso e orgoglioso: “Possiamo tranquillamente dire che l’allievo Vagnozzi ha superato il maestro, e non di poco. Perché io a gennaio speravo di andare ai quarti con Seppi agli Australian Open e “Vagno” ha fatto i quarti al Roland Garros con Ceck. Quando allenavo Vagnozzi, ho sempre detto che vedeva il tennis più di tutti e gli avevo pronosticato una ottima carriera da coach. Perciò, quando Ceck ha avuto il casino delle scommesse, l’ho staccato dal gruppo e gliel’ho affidato. Non volevo perdere il ragazzo. Perché, fin da quando l’ho visto, a 17 anni, ho intuito che aveva una qualità importantissima: non ha paura di cercare di raggiungere l’alto livello e di fare cose diverse. Ha avuto i suoi problemi di gioventù, è stato uno che si imbufaliva in campo se le cose non andavano come pensava, ma sta capendo che si vince tanto quando si vince anche giocando male, per esempio, e sta maturando grazie a Vagnozzi, anche nel capire che questa del tennista è la sua professione e deve comportarsi da professionista. Vagno l’ha seguito passo passo come un padre. Perché, a sua volta ha sbagliato quand’era giocatore, e ha fatto e fa di tutti perché Cecchinato non commetta gli stessi errori. Hanno lavorato tanto, in Australia, quando Seppi e Ceck in doppio hanno battuto i due Lopez con due passanti di rovescio di Cecchinato, ho capito che anche quell’importante lato del gioco stava andando a posto, perché prima lo attaccavano tutti lì, e ora dovrà imparare e a gioca bene anche sul cemento proprio lavorando sul rovescio”.
   Non ha finito, Sartori il pacato, Sartori il tranquillo, Sartori che non alza la voce ed è sempre schivo e gentile, ha un’ideuzza extra: “Sono sicuro che Ceck non va in campo per subire la personalità di Djokoic. Lo rispetta, com’è giusto e doveroso, ma sa che se Nole gli dà il tempo, se sta fuori dal campo, se gli lascia la gestione del scambio, Marco la partita se la gioca e può anche dargli fastidio. Molto fastidio. Del resto, guardando il tabellone, ci eravamo detti: quarti Ceck e semifinale Fognini…”.
   Non potevamo perderci la “generazione Cecchinato”. Il simbolo del nuovo tennis italiano maschile, che, come Matteo Berrettini, è moderno, col suo uno-due servizio-dritto, e impara in fretta.
VINCENZO MARTUCCI

 

Tags: goffin, marco cecchinato, ottavi, roland garros, tennis

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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