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Pallacanestro

Che bello se “Poz” avesse successo anche come allenatore. Restando Poz, ma senza esagerare…

Da Luca Chiabotti 29/03/2018

Dopo i problemi di salute di coach Boniciolli, Pozzecco accetta la sfida della Fortitudo Bologna per guidarla nella promozione in A-1. La sua scelta suscita ugualmente preoccupazione e curiosità

Gianmarco Pozzecco è già alla guida della Fortitudo Bologna. Ha riempito in fretta il trolley nella sua splendida casa di Formentera dove oggi vive per tornare in Italia: Matteo Boniciolli, il suo predecessore sulla panchina della Fortitudo seconda in classifica in A-2, ha lasciato per problemi di salute. Tre sconfitte consecutive dopo aver raggiunto il primato in classifica hanno agitato polemiche, fake news e vecchi fantasmi attorno al club bolognese acuite dall’uscita di scena del coach per un malore. Il compito di Pozzecco è sportivamente terribile: arrivare primo e tornare in A in un campionato dove almeno altre tre società hanno il medesimo obbiettivo, in alcuni casi una squadra finora un pelino superiore ma molta meno pressione. Non esistono alternative gloriose alla promozione. Entrare in gioco solo alla vigilia dei playoff in una club ai vertici della classifica è un esercizio pericoloso: ogni squadra ha dei cali nel processo di adattamento a un nuovo coach.
   Personalmente sono contento che Poz sia tornato, per lui e per la pallacanestro italiana che non può permettersi di far svernare uno dei suoi pochi personaggi tra Sant Francesc e la spiaggia di Mitjorn, ma anche un po’ preoccupato. Abbiamo già visto cosa accade a Gianmarco quando si butta in situazioni emotivamente troppo coinvolgenti e finora ha allenato solo squadre in cui ha giocato e ha amato: a Varese finì male, perché la sua voglia di non deludere amici e i suoi grandi tifosi si trasformò in una situazione psicologicamente insopportabile. Chiuse in lacrime per “Non aver trasformato i sogni in realtà” e un bilancio negativo: 6 vittorie in 19 partite con una squadra, a dire il vero, non eccezionale. La Fortitudo, per lui, non rappresenta qualcosa di meno di Varese e la missione che deve compiere è ancora più difficile. Quando la sua ultima  esperienza in panchina terminò, scrissi che tutti, da noi giornalisti al basket italiano in senso lato, eravamo un po’ responsabili degli eccessi di Poz che fanno tanto “personaggio”. Ed è preoccupante che ancora oggi, la notizia del suo ritorno in panchina sia stata accompagnata soprattutto da foto e link delle sue grandi sceneggiate, come quella di tre anni fa quando, espulso in una partita contro Milano, se ne andò dal campo imprecando e strappandosi la camicia di dosso. Sarebbe meglio dimenticarle.
    Gianmarco ha 45 anni, s’è fatto due stagioni di gavetta a Zagabria come assistente di Mrsic, e ha bisogno solo di stabilità e di mostrare la concretezza del suo lavoro, tanto un modo non banale di vivere e comunicare lo troverà sempre. Andò molto meglio a Capo d’Orlando, nel suo debutto in panchina: anche in quel caso si trattava di una situazione emotivamente forte, l’Orlandina è stata l’ultima squadra in cui ha giocato (stagione strepitosa: a 36 anni oltre 17 punti e quasi 8 assist di media, numero uno del campionato), ma lì c’erano due amici e ex compagni in campo, Gianluca Basile e Matteo Soragna, che lo aiutarono davvero ad arrivare al secondo posto e disputare la finale contro Trento. A Bologna trova Stefano Mancinelli e la cosa è più di un buon auspicio. Insomma, diciamola tutta: se il ritorno di Pozzecco alla Fortitudo, a 13 anni di distanza da quando non vinse lo scudetto per i dissidi con Jasmin Repesa, è un’altra storiona da raccontare, mi auguro che Poz abbia maturato un po’ più di distacco con le emozioni del passato in questa nuova esperienza perché a Bologna è la cosa di cui avrà più bisogno per non farsi travolgere. Ne è convinto anche lui: alla sua presentazione in Fortitudo, ha promesso che sarà più cinico che in passato. Ne sarà capace?
    E poi, personalmente, ho una grande curiosità: capire davvero a quale livello Gianmarco potrà arrivare come allenatore. La sua carriera è ancora all’inizio, un paio di stagioni complete, ma il materiale per sfondare c’è. Forse deve ancora comprendere appieno, come è accaduto spesso ai grandi ex giocatori di talento che passano in panchina, di dover scendere al livello di chi sta allenando, che nella maggioranza dei casi è meno bravo di lui. In assoluto, le squadre vanno allenate di più, gestiste di più, preparate tecnicamente e tatticamente di più di quanto non fosse necessario a lui. Tutti vorremmo che Poz avesse successo anche in panchina restando, però, Poz. Ma qualcosa dovrà cambiare. Sperando che stavolta non esageri.
Luca Chiabotti
(foto basketnet)
Tags: Che bello se “Poz” avesse successo anche come allenatore. Restando Poz, Gianmarco Pozzecco, ma senza esagerare…

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Nota sull’autore: Luca Chiabotti

(La Firma) Inviato a 6 Olimpiadi, 7 mondiali e 15 europei basket, oltre 200 partite dello sport che è il suo grande amore ed ha caratterizzato la sua carriera, 35 final four, finali italiano del 1978. Esperto anche di sport americani, dal football al baseball.

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1 Commenti

  1. Che bello se “Poz” avesse successo anche come allenatore. Restando Poz, ma senza esagerare… (di Luca Chiabotti) - basketnet.it
    29/03/2018 at 15:07

    […] Sportsenators.it a cura di Luca […]

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