Alla presenza del Ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi, a Roma
il 20 gennaio u.s. è stato illustrato il “Rapporto Sport 2023” da Beniamino
Quintieri, Presidente dell’Istituto del Credito Sportivo e da Marco
Mezzaroma, Presidente di Sport e Salute.
Ennesimo Convegno, ennesima presentazione, ma si continua a dire, a
presentare, a illustrare, …….. ma a fare non ci pensa nessuno?
Perché non si investe?
Perché non si costruiscono palestre e impianti sportivi nuovi?
Perché lo sport in Italia riscuote scarsa considerazione?
Perché la Gazzetta dello Sport dedica il 95% delle pagine al calcio?
Perché il Ministero dell’Istruzione e del Merito s’interessa poco
dell’Educazione Fisica e Sportiva?
Il Rapporto
Dal “Rapporto Sport 2023”, presentato dall’Istituto per il Credito Sportivo
e da Sport e Salute emerge una quantità di dati che alla fine, che si
traduce in una situazione italiana abbastanza complessa!
Nel Rapporto si delinea perfettamente la rappresentazione di tutte le
“facce” dello sport italiano:
– la vittoria di Sinner in Australia e il trionfo degli azzurri nella Davis;
– l’incidenza dello sport sul PIL nazionale;
– la “non pratica dell’attività fisica e sportiva” degli italiani;
– la scarsità di impianti sportivi sul territorio nazionale;
– l’inefficienza e la mancanza degli impianti sportivi scolastici;
– la fatiscenza e il non utilizzo di molti impianti, specialmente nel sud.
Le tre analisi (dalla Gazzetta dello Sport)
Una prima analisi ci fornisce un dato importante: il contributo del settore
Sport che vale 22 miliardi di €, in pratica l’1,3% del PIL, con circa 400mila
addetti nella “filiera” sportiva, con oltre 15mila imprese private che
investono nello sport e circa 82mila Enti non profit. In questa analisi ci fa
riflettere un dato, quello relativo all’84% del valore del mercato che
deriva dall’indotto attivato, cioè:
– dai 10 miliardi di PIL dello sport che sono generati da attività
strettamente connesse (produzione e vendita di abbigliamento sportivo e
attrezzature sportive);
– dagli 8 miliardi e mezzo da comparti connessi allo sport quali e media
sportivi, i servizi turistici, di trasporto e i servizi medici.
La seconda analisi ci offre la fotografia della domanda di pratica sportiva
sul territorio nazionale e della situazione in Italia degli impianti sportivi
sulla base dell’ultimo censimento impianti effettuato.
La terza analisi è focalizzata sull’analisi dell’impatto sociale generato dai
progetti sportivi che potranno essere costruiti, ristrutturati o
ammodernati, attraverso una valutazione sia del portafoglio
finanziamenti concessi dall’Istituto del Credito Sportivo, sia dei contributi
erogati da Sport e Salute e dal Dipartimento Sport per lo sviluppo di
investimenti e iniziative in ambito sportivo.
Tutto bello, dati e numeri sciorinati, promesse, investimenti futuri, ma
all’atto pratico?
Considerazioni personali
L’Italia è il paese europeo che spende di meno per lo sport
Il nostro Paese è al 16° posto nell’Unione Europea per spesa pubblica
dedicata allo sport per abitante: circa 73,6 € pro capite, il 38% in meno
rispetto alla media dell’Ue. Le cose vanno ancora peggio se guardiamo
l’incidenza della spesa per lo sport sul totale della spesa pubblica, pari
solo allo 0,46%: rispetto al resto d’Europa, dove la media è dello 0,75%, il
nostro Paese si piazza in terzultima posizione e fanno peggio di noi solo
Malta e Irlanda (“Rapporto Osservatorio Valore Sport” dedicato all’analisi
del settore sportivo italiano). Per non parlare dello sport per disabili? Di
barriere architettoniche?
Spendiamo pochissimo e spesso male.
In Italia quasi tutte le strutture sportive sono state realizzate attorno
agli anni ’70 e ‘80
In Italia gli impianti sportivi esistenti non riescono a garantire a tutte e
tutti la possibilità di fruire dell’attività sportiva, ora tutelata anche
dall’articolo 33 della Costituzione: sono 131 ogni 100.000 abitanti e il 60%
degli impianti ha oltre 40 anni. Senza considerare l’amplissimo divario
territoriale: il 51,8% delle 77.000 strutture è al Nord, con un gap
percentuale con il Mezzogiorno di 35 punti.
Quasi tutte le strutture sportive esistenti sul territorio nazionale sono
inefficienti in termini di sostenibilità economica e ambientale. In totale in
Italia sono circa 70mila gli impianti sportivi che operano e l’8% non è
funzionale e nel Sud raggiunge il 20% e …… questo dato la dice lunga sul
poco coinvolgimento del Mezzogiorno in tema di strutture e impianti
sportivi (molti impianti non utilizzati, altri distrutti, altri inaugurati e mai
utilizzati).
Solo il 40,8% degli Istituti scolastici in Italia è provvisto di palestra, spazi
all’aperto o piscina. A livello regionale, solo in due casi gli Istituti Scolastici
dotati di strutture sportive sono più del 50% (Friuli-Venezia Giulia con il
57,8% e il Piemonte (51%) e agli ultimi posti, troviamo la Calabria (20,5%)
e la Campania (26,1%),
L’Italia è un popolo di sedentari
Più di 38 milioni (su 60 milioni) di italiani non pratica nessuna attività
sportiva e in Europa l’Italia è al 21° posto, peggio di noi solo la Grecia, il
Portogallo, Malta, Bulgaria e Romania. Rispetto a una media europea
(44%), in Italia solo il 27% svolge esercizio fisico almeno una volta la
settimana.
Ma la “ginnastica” è un retaggio fascista? Quindi non deve essere presa in
considerazione!
Manca la cultura motoria e sportiva!
Gran parte delle medaglie agli ultimi Giochi Olimpici di Tokyo 2021 è
arrivata da atleti/ dei Gruppi Sportivi Militari, questo è un dato che ci
deve far riflettere, per cui dovremmo “ripensare” lo sport in Italia!
L’Educazione Motoria e le Scienze Motorie sport nella scuola italiana
Mentre in tutta Europa da tempo sono in atto numerose riforme del
sistema scolastico per aumentare le ore e la qualità di insegnamento
dell’Educazione Fisica e Sportiva, l’Italia rimane agli ultimi posti nella
classifica europea, considerando che già nella prima classe della Scuola
Secondaria di 1° grado un ragazzo italiano parte con un deficit di 500 ore
rispetto ai coetanei europei.
Se si considera poi il dato in costante aumento dell’obesità infantile,
soprattutto nel Sud e gli episodi di bullismo sempre più diffusi nelle
scuole, forse una riforma del sistema scolastico, per quel che riguarda
l’Educazione Fisica e Sportiva, potrebbe essere un punto di partenza per
invertire almeno alcuni di questi trend negativi. E invece le Indicazioni
Nazionali sono obsolete, il Ministero dell’Istruzione e del Merito poco si
interessa del problema dell’Educazione Fisica e Sportiva (pardon
dell’Educazione Motoria e delle Scienze Sportive!!!!).
In Italia lo sport a scuola si pratica poco e male e gli effetti sulla salute
pubblica si vedono:
– bambini, ragazzi e giovani sovrappeso o obesi;
– palestre inesistenti, inadatte o fatiscenti e scarso materiale didattico (6
scuole su 10 sono prive di palestra);
– nella Scuola dell’Infanzia cosa si fa dal punto di vista motorio?
– nella Scuola Primaria si chiama Educazione Motoria (sic!) e da
quest’anno
l’insegnamento con docenti specializzati (sic!) parte dalle classi quarte
con
2 ore settimanali;
– dalla classe prima alla classe terza nella Scuola Primaria chi insegna
Educazione Motoria? Continuiamo con i Progetti?
– nella Scuola Secondaria Inferiore e Superiore di 1° e di 2° grado si
chiama
Scienze Motorie e Sportive con 2 ore settimanali e i programmi non sono
mirati alla crescita dell’allievo dal punto di vista psicomotorio, ma
diventano spesso ore di svago secondarie alle altre materie, con
Insegnanti spesso demotivati e costretti a insegnare in impianti inadatti
e poveri di materiale didattico.
E cerchiamo di recuperare quest’anno con la “riscoperta” dei Giochi
della Gioventù!!!!!
Cosa bisogna fare per sopperire alla sedentarietà e alla mancanza di
strutture sportive?
Nonostante in Italia lo sport incida positivamente sul tessuto sociale della
comunità, non è ancora disponibile un “data base” idoneo a dimostrare in
termini quantitativi, la dimensione di impatto delle iniziative sportive da
intraprendere in futuro (progetti impiantistici, costruzione di nuove
palestre e impianti polivalenti, play ground, programmi di promozione per
l’attività motoria, fisica e sportiva a scuola.
Sarebbe meglio che le Agenzie Educative (Famiglia, Scuola e Società
Sportive) rivalutassero l’importanza dell’Educazione Fisica e Sportiva nel
contesto dell’Educazione globale.
La cultura motoria e sportiva in Italia non esiste
Purtroppo la cultura motoria e sportiva in Italia molto spesso non esiste
oppure è messa in un angolo, tanto che i Governanti durante la
pandemia, hanno definito l'attività motoria e sportiva "non essenziale".
Molti genitori non amano lo sport e hanno ancora l’idea che se i loro figli
“non vanno bene a scuola”, debbano essere puniti, facendo saltare loro
gli allenamenti o la partita.
Molti Insegnanti a scuola non comprendono l’importanza dell’Educazione
Fisica e Sportiva nel contesto dell’Educazione globale della persona.
Molti Istruttori e Allenatori sono solo dei Tecnici e non degli Educatori.
A tale scopo è imprescindibile ricercare di una sinergia tra il mondo
della famiglia, della scuola e dello sport e creare “una rete di contatto”
tra i Genitori, gli Insegnanti, gli Istruttori, gli Allenatori, affinchè si
confrontino, parlino tra loro, senza preclusioni e senza salire “in
cattedra”.
Sport per tutti? E’ un’utopia in Italia?
Conclusioni
Questo rapporto ci aiuta a capire su quali direttrici operare per
aumentare e migliorare la presenza degli impianti sportivi in Italia, ma il
prossimo obiettivo deve essere quello di arrivare a un vero e proprio
Piano Nazionale delle strutture sportive e coinvolgere specialmente i
giovani a pensare che praticare attività motoria e sportiva non serve solo
per raggiungere i record, ma serve per il benessere fisico, sociale e
soprattutto è un modo per socializzare!
Muoviamoci però e subito, altrimenti sono solo parole!