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L’uomo ha sempre cercato di volare nonostante non avesse le capacità fisiche per farlo. Perché quel gesto tipico degli uccelli consente di provare un’emozione indescrivibile come quella vissuta da Andrea Campregher all’esordio in Coppa del Mondo di salto con gli sci.
Atterrato a Ruka senza particolari aspettative, il 22enne di San Giorgio in Bosco ha stupito tutti superando in entrambe le gare previste in Finlandia il taglio delle qualifiche e lasciandosi alle spalle i più esperti compagni di nazionale.
Ambizioso, ma al punto giusto, l’atleta del Bachmann Sport College è pronto a proseguire il percorso di crescita in vista dei trampolini di volo dove cercherà di mettere in mostra le doti che servono all’uomo per rimanere nell’aria a lungo.
Nel giro di un anno è riuscito a passare dalle gare in Continental Cup a quelle di Coppa del Mondo. Come si è sentito quando è arrivata la chiamata della Nazionale?
Sicuramente è stata un’emozione grandissima perché, quando sei costretto ad affrontare gare di seconda o terza categoria e finalmente vieni scelto per la Coppa del Mondo, passi dalle stalle alle stelle. Per fortuna non ho sentito molto la pressione durante le gare, ma è stata una bella emozione.
Quanto l’ha aiutata l’esperienza vissuta nel Summer Gran Prix estivo per affrontare le prime gare nel massimo circuito mondiale?
Già durante l’estate ho incontrato un picco di forma che mi ha consentito di centrare due top-15 in Continental Cup, sfiorando addirittura la top ten se non avessi sbagliato il secondo salto in uno dei due appuntamenti. Sono stato quindi chiamato per il Grand Prix dove mi sono presentato senza alcuna aspettativa sapendo di non aver alcuna speranza contro i migliori atleti del settore. Ho però affrontato con determinazione i salti di prova e mi sono ritrovato fra i primi dieci. Per me è stata come vedere una luce in fondo al tunnel. Da lì ho capito che ero sulla strada giusta.
Quali differenze ha incontrato fra le gare di Continental Cup e quelle di Coppa del Mondo?
Sicuramente una differenza a livello di stanga e di abbigliamento. Con i big la differenza nel materiale è elevata, le stanghe rimangono sempre basse e anche la gara è veramente diversa. In Continental Cup, che ci sia vento da dietro o vento laterale, la posizione di partenza è sempre alta. In Coppa del Mondo, appena vedono uno spiraglio di vento, tendono subito ad abbassare la stanga e anche quando ci sono condizioni sfavorevoli, la tengono sempre bassa. E’ difficile vedere salti di ottimo livello da parte di atleti di fascia minore.
Ricordiamo che la “stanga” è quella sbarra in legno da cui vi date la spinta per il salto e che, a seconda delle condizioni del meteo, cambia la sua posizione lungo il trampolino. Chi decide dove piazzarla?
Se ci sono problemi, ne risponde sempre il direttore di gara, ma non è lui che decide dove va piazzata la sbarra. Ci sono degli addetti che si occupano specificatamente di quello, mentre il direttore conferma semplicemente la decisione.
Partecipando per la prima volta a una gara di Coppa del Mondo, ome ha attutito l’impatto con avversari di un certo peso come Stefan Kraft, Ryouy Kobayashi, Andreas Wellinger, Domen Prevc e Kamil Stoch?
Se ci alleniamo su trampolini come quello di Planica o Innsbruck, siamo abituati a vedere certe facce. Sicuramente esser lì, nello stesso villaggio, svegliarsi, andare a far colazione con loro e vedere come si comportano prima della gara è sicuramente un’esperienza nuova. Per me è stato molto utile perché mi ha consentito di capire come si comportano le altre nazioni, anche durante gli allenamenti in palestra. La pressione durante la gara per fortuna non l’ho sentita molto e ciò mi è stato d’aiuto.
A Ruka ha chiuso in entrambe i casi le qualificazioni nei primi trenta cogliendo peraltro un diciannovesimo posto nel secondo appuntamento sul Large Hill finlandese e ottenendo così i primi punti della carriera. Come spiega questo suo exploit?
Direi un mix fra l’applicazione dei nuovi regolamenti e gli allenamenti di altissimo livello che ho svolto quest’estate. L’aggiunta di alcune norme in vista della nuova stagione ci ha probabilmente favorito in quanto gli altri non avranno più modo di “barare” in vista dei controlli pre-gara. Se prima i tecnici studiavano le posizioni più disparate affinché un atleta riuscisse a passare i controlli nonostante il cavallo troppo basso, ora è stato inserito un macchinario che disegna la forma del corpo e obbliga tutti a mettersi in posizione eretta. A quel punto anche utilizzare delle mutande “speciali” oppure inserire qualcosa in quel punto non serve più a nulla. I controlli vengono ripetuti anche dopo le gare, motivo per cui diventa difficile ingannare e infatti sono curioso di vedere come si presenterà la Germania a Klingental visto che saranno chiamati a modificare parte del materiale di gara.
C’era una certa affinità con il trampolino?
Noi siamo arrivati a Ruka tre giorni prima della gara, quindi abbiamo avuto modo di saltare due giorni in più rispetto agli altri. Inizialmente ho fatto una fatica bestiale, un po’ per l’emozione di fare i primi salti sulla neve, un po’ perché quando sei in stanga non vedi bene la pista d’atterraggio e questo ti porta ad avere paura a lanciarti, un po’ perché l’aria era molto secca e io ho avuto difficoltà visto che ho dovuto saltare di più degli altri. Durante la seconda seduta di allenamenti ho trovato finalmente la quadra e questo mi ha consentito di presentarmi in qualifica nel migliore dei modi. In gara non mi sono concentrato al punto giusto e quindi ho riperso un po’ quelle condizioni. La sera ho riflettuto su cosa fosse andato e cosa no, così nella seconda giornata di gare ho centrato il diciannovesimo posto in qualifica e in gara sono volato sino a 136 metri complice anche delle condizioni favorevoli. Un risultato che non sono riuscito a replicare al secondo tentativo visto che ho voluto un po’ esagerare e buttare dentro gli sci, ma più bene di così non potevo chiedere.
Il salto di Andrea Campregher all’ombra dei fari finlandesi
Come hanno vissuto in Nazionale questo suo risultato, considerato che si è lasciato alle spalle colleghi decisamente più esperti come Giovanni Bresadola e Alex Insam?
Erano tutti molto felici per il mio risultato, soprattutto gli atleti delle altre nazioni che sono venuti a stringermi la mano a colazione per complimentarsi della prestazione raggiunta. E’ stata veramente una bella esperienza.
Alcuni dei suoi risultati migliori emergono sui Large Hill (con una distanza dal punto di stacco a quello d’arrivo superiore a 110 metri), mentre fa più fatica sui Normal Hill (dove lo spazio è compreso fra gli 85 e i 109 metri). Come spiega questa differenza di rendimento?
Sicuramente conta lo stile perché, se sbagli quello, già ti ritrovi nelle retrovie. Sull’atterraggio ho ancora moltissimo lavoro da fare. Il fatto è che nel Normal Hill la fase di volo non conta nulla; se sbagli l’approccio al dente, non vai da nessuna parte. Sul Large Hill sfrutti molto di più la fase di volo che è quella in cui vado meglio e quindi sono favorito rispetto ad altri miei colleghi.
Si sente pronto di affrontare nei prossimi appuntamenti anche i trampolini di volo?
Vorrei puntare almeno ai 230 metri e, perché no, anche ai 240 metri. Quest’anno ho peraltro una tuta anche competitiva per cui mi chiedo perché non dovrebbe arrivare la grande misura. Spero di tenere la forma che ho avuto in queste settimane e che ho mantenuto per tutta l’estate affinché possa far bene in quelle gare.
Cosa si aspetta da questa stagione che non vedrà la presenza di grandi appuntamenti come Mondiali o Olimpiadi? Prenderà parte alla Tournée dei Quattro Trampolini?
A meno di imprevisti, farò tutta la stagione di Coppa del Mondo, compresa la Tournée dei Quattro Trampolini e quella polacca. Le gare a cui punto di più rimangono quelle di volo.
A proposito di Olimpiadi, essendo cresciuto sul trampolino di Predazzo, a che punto sono i lavori di ristrutturazione dell’impianto?
A Ruka ne avevo parlato con altri atleti e mi sono messo a ridere perché ci sono solo macerie ad ora. Mi auguro che possano finire in tempo, anche se non ci metto la mano sul fuoco. Nel caso riuscissero a tagliare questo traguardo, vi dico già che sarà soltanto un trampolino senza plastica invernale. Hanno già detto che per le gare preolimpiche non ci sarà l’impianto di risalita, ma soltanto un servizio di navetta, motivo per cui non è detto che possano rientrare nel circuito di Coppa del Mondo. Guardando dal progetto dovrebbe nascere il trampolino più grande del mondo e spingerebbe atleti da tutto il mondo a venir ad allenarsi in Italia.
In conclusione, come si vede a Milano-Cortina 2026?
Ne passerà parecchia di acqua sotto i ponti, per cui non voglio fare previsioni a così lunga distanza. Spero soltanto di superare i criteri per poter saltare ed arrivarci.