Alle ore 18.40, all’Ospedale Maggiore di Bologna, Ayrton Senna muore. Durante il Gran Premio di San Marino di F1 la sua Williams aveva impattato violentemente il cordolo di cemento della curva del Tamburrello.
Finisce così la vita di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, tre volte campione del Mondo, capace di infiammare milioni di tifosi per la sue spiccati doti umane e il suo modo così introverso di incarnare la figura del mito.
A Imola, il week end di Formula 1, era già stato funestato, il giorno precedente, dalla morte di Roland Ratzenberger, morte che segna profondamente lo stato d’animo di Ayrton che decide di correre portandosi nell’abitacolo la bandiera austriaca, da sventolare in caso di vittoria.
Alle 14.17, Ayrton Senna è impegnato nel 7° giro, il secondo dopo la ripartenza dietro la safety car, ma in prossimità della velocissima curva del Tamburello, la sua vettura fila diritta per la tangente. Il pilota brasiliano non riesce più a governare la monoposto per il cedimento del piantone dello sterzo, modificato su richiesta dello stesso Senna per consentire al pilota una migliore visibilità degli strumenti di bordo. Il brasiliano prova a frenare, ma non riesce a evitare l’impatto con il cordolo di cemento. La monoposto si disintegra e il puntone della sospensione anteriore destra, spezzatosi, penetra nella visiera del casco del pilota causando lo sfondamento della regione temporale destra e lesioni interne fatali. Dopo le prime cure dell’equipe medica che accorre immediatamente sul posto, Senna viene trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna. Ogni sforzo per salvare la vita è vano.
Il Brasile dichiara tre giorni di lutto nazionale e oltre un milione di persone seguono i funerali. Da quel giorno, la tomba di Ayrton, nel cimitero di Morumbi a San Paolo, è meta di pellegrinaggi continui di chi l’ha amato, ma anche di chi non l’ha mai conosciuto.