Un anno di silenzio e poi il “grande ritorno”. La statunitense Simone Biles si riprende le attenzioni del mondo con un’altra serie di prestazioni incredibili e la medaglia d’oro nella gara a squadre ai Mondiali di ginnastica artistica a Doha, in Qatar. Tutti di nuovo ai suoi piedi, tutti a esaltare la sua bravura, a dire che è la più grande ginnasta di tutti i tempi. Quasi nessuno a ricordare cosa è successo dopo l’Olimpiade di Rio 2016, perché la Biles si è presa un anno sabbatico, qual è il pesante carico di sospetti che si porta dietro e che viene ignorato e nascosto: un doping “autorizzato” dalla Federazione internazionale della ginnastica, il permesso di prendere ogni giorno 25 milligrammi di metilfenidato e anfetamine per rimediare a una malattia particolare, la “sindrome da deficit di attenzione e iperattività”. Medicine che la Biles è autorizzata a prendere sino a tutto il 2018, quindi lei continua a prendere medaglie con in corpo farmaci vietati ad altri atleti e che, nel caso della ginnastica, provocano vantaggi sensibili. In teoria, è tutto regolare e non ci dovrebbero essere polemiche. Nella realtà, ci sono enormi dubbi su tutto, a cominciare dalla stessa malattia, che si presta a notevoli equivoci già nel semplice atto di diagnosticarla, come dire che è del tutto soggettiva a seconda del medico che la prescrive e difficile da valutare, oltre al fatto che, nelle diverse nazioni, i medici sono in disaccordo sui metodi e sui farmaci per curarle. Negli Stati Uniti le sostanze prese dalla Biles sono praticamente di uso libero, ovviamente sotto prescrizione medica. In Italia, tanto per capirsi, per curare la stessa malattia sarebbe molto più difficile ricorrere a quegli stessi farmaci, indipendentemente se la persona che ne abbia bisogno sia un atleta o no.
LE ORIGINI DELLO SCANDALO
L’origine delle polemiche sui farmaci “autorizzati”, che sono classificati come doping ma il cui uso è permesso per atleti che soffrono di determinate malattie, non riguarda la Biles in particolare, ma tantissimi atleti, di diversi sport, i cui dati sono venuti fuori dopo l’Olimpiade di Rio. Un gruppo di hacker russi, chiamato Fancy Bears, riesce a introdursi nel database dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) e scopre i dati sugli atleti risultati positivi al doping a Rio 2016. Gli hacker rendono pubblici, in fasi successive, questi documenti. Vengono così alla luce tutte le positività al doping scoperte durante l’Olimpiade, che non si traducono automaticamente in squalifiche perché molti di questi atleti hanno un certificato medico che li autorizza ad assumere determinati farmaci, che sono considerati doping. Fra questi, c’è Simone Biles, trovata positiva alle sostanze dopanti metilfenidato e acido ritalinico. E’ chiaro che anche per gli atleti in possesso di certificato medico si procede al controllo antidoping, visto che potrebbero risultare positivi ad altre sostanze che non siano quelle previste dai loro certificati medici. Una volta appurato che le sostanze trovate sono quelle dei certificati medici, l’atleta viene considerato “pulito”. Nel caso della Biles, l’azione degli hacker serve a far scoprire tutta la sua storia medica, tenuta segreta, per lei come per chiunque altro atleta nelle stesse condizioni, per motivi di privacy. A questo punto, però, la privacy è ormai saltata e la stessa Biles e la Federazione statunitense della ginnastica provano a chiarire. Viene quindi fuori che la Biles soffre di sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e che assume il farmaco Focalin (15 mg al giorno di anfetamine) sin dall’età di 15 anni, quando è ancora atleta della categoria junior, l’autorizzazione ad assumerlo risale al 20 settembre 2012, con la motivazione “per fini terapeutici”. Il 13 settembre 2013, la Biles chiede una proroga per la stessa sostanza, che le viene accordata per un anno (scadenza 12 settembre 2014) e poi partecipa ai Mondiali ad Anversa dove vince il suo primo titolo mondiale. Subito dopo, il permesso per l’uso del farmaco viene prolungato di tre mesi, fino al 6 dicembre 2014. A questo punto, la Biles fa una nuova richiesta per aumentare il dosaggio, altri 10 mg da aggiungere ai 15 già autorizzati, ogni giorno. Il 6 dicembre 2014 questa richiesta viene approvata e autorizzata per un periodo di 4 anni addirittura, fino al 2018, cosa davvero inusuale, soprattutto per una malattia di questo tipo.
RIO DE JANEIRO E AUTORIZZAZIONI SPECIALI
All’Olimpiade di Rio, la Biles è trovata positiva al metilfenidato quattro volte, in occasione dei controlli relativi a medaglie da lei vinte: 11 agosto (oro nell’all-around), 14 agosto (oro al volteggio), 15 agosto (bronzo alla trave), 16 agosto (oro al corpo libero). Tutto resta segreto in virtù delle regole che prevedono la non punibilità dell’atleta grazie al Tue (therapy use exemption) autorizzato dalla federazione internazionale e in virtù della privacy. Poi, l’azione degli hacker provoca lo sconquasso. L’Agenzia antidoping statunitense è costretta a intervenire per dire che è tutto regolare e autorizzato dalle norme. La Biles spiega che soffre di deficit di attenzione, che non deve vergognarsi di prendere medicine e che non ha paura che chiunque lo venga a sapere. Ma c’è un ulteriore motivo di polemica che fa aumentare i sospetti. Già si è visto quanto sia considerato anomalo il lungo periodo di autorizzazione al farmaco, ben 4 anni, a questo si aggiunge il fatto che questo “lasciapassare” sia stato firmato dal vicepresidente della Federazione internazionale della ginnastica, Michel Leglise, che al momento della firma è squalificato dalla stessa Fig a causa di uno scandalo nei corsi di formazione dei giudici di gara di ginnastica ritmica tenuto nel 2012 a Bucarest (Romania). Leglise è stato squalificato dal settembre 2014 ad agosto 2016, quindi lo è anche quando firma l’autorizzazione di 4 anni per la Biles, il 6 dicembre 2014. Il 3 febbraio 2015, il tribunale di appello della Federazione internazionale della ginnastica annulla la squalifica a Leglise, gli infligge solo un “warning” e lo riammette come vicepresidente. Questo, però, non cancella l’anomalia della firma sull’autorizzazione alla Biles, perché in quel momento, il 6 dicembre 2014, Leglise è squalificato a tutti gli effetti e la pena non è sospesa. Ma per la Federginnastica internazionale sembra che tutto questo sia normale, tant’è che Leglise continua a esserne un dirigente anche dopo il cambio al vertice, col nuovo presidente, il giapponese Morinari Watanabe. Leglise infatti è ora il presidente della Commissione doping, oltre a essere presidente del Comegym, il Comitato dei paesi mediterranei della ginnastica. La Biles, quindi, appare al sicuro in una botte di ferro, con una autorizzazione ad assumere doping firmata addirittura dal presidente della Commissione doping della Federazione internazionale.
MEDAGLIE MALATE E RISCHIO DI ABUSI
Ma se tutto è formalmente regolare è giusto mettere in dubbio le vittorie della Biles? Per capire meglio l’influenza del medicinale assunto dalla Biles sulle prestazioni nello sport e in particolare nella ginnastica bisogna far riferimento alle indicazioni che arrivano dai medici specialistici. Il primo riferimento è che quei farmaci, presi per lungo tempo, per anni addirittura, proprio come avviene nel caso della Biles, ritardano la crescita e fanno perdere peso. Inoltre, il farmaco preso dalla Biles fa migliorare, in brevissimo tempo, anche solo mezzora dall’assunzione, la capacità di concentrazione e di coordinazione. E questo appare determinante e decisivo in uno sport come la ginnastica visto che, considerando i quattro esercizi del programma femminile, si ha la seguente situazione: l’esercizio al corpo libero dura al massimo un minuto e mezzo; alla trave un minuto e 15 secondi circa; alle parallele asimmetriche da 40 secondi a un minuto; al volteggio appena 5-6 secondi dalla partenza della rincorsa all’atterraggio sul tappeto! Insomma, le condizioni ideali per approfittare degli effetti dei farmaci assunti dalla Biles. Che proprio al volteggio, l’esercizio più breve e intenso di tutti, ha ottenuto i risultati più eclatanti, con un nuovo esercizio “impossibile”, rondata flick con mezzo giro e doppio salto teso con doppio avvitamento, col quale ai campionati Usa di qualificazione ai Mondiali a Doha ha ottenuto un punteggio record, 16, e con lo stesso salto ai Mondiali ha preso 15.966. Le coincidenze sono troppe e più che sospette. Ma, al di là delle sensazioni, contano le informazioni che gli specialisti del settore medico possono dare. In un articolo sul Corriere della Sera, a firma di Marco Bonarrigo, dopo il clamore per le rivelazioni degli hacker russi, il dottor Giuseppe Capua, presidente della Commissione Antidoping del Ministero della Salute, chiarisce molti aspetti essenziali: “In Italia, non credo proprio che la Biles sarebbe stata autorizzata a usare anfetamine perché da noi l’Adhd si cura con minor ricorso ai farmaci. Penso che la Commissione Esenzioni del Coni avrebbe negato l’ok ritenendo prevalente l’effetto dopante su quello curativo: è fuori discussione che in un esercizio di ginnastica tra un’atleta sotto anfetamine e una che non le usa c’è differenza di prestazioni». E infine, il punto più controverso, la malattia specifica, la sindrome da deficit di attenzione che può agire da paravento per le esigenze meno nobili, chi ci assicura che l’atleta non si stia inventando una scusa per assumere doping? Nello stesso articolo già citato, il dottor Capua precisa: “Il problema è che la Adhd non è l’asma o il diabete, che possono essere diagnosticati strumentalmente. La valutazione della malattia è soggettiva e il rischio di abusi sempre presente”.
RECORD, RICCHI PREMI E COTILLONS
Il mondo della ginnastica, però, sembra ignorare tutta questa marea di dubbi e sospetti, o almeno quello ufficiale, perché basta farsi un giro fra gli addetti ai lavori per raccogliere pareri negativi sulla Biles o, quantomeno, il rifiuto a parlarne. L’unica cosa certa è che, fino a dicembre 2018, la Biles è autorizzata ad assumere anfetamine, vale a dire farmaci dopanti. E cosa accadrà dopo? A dicembre, dovrebbe arrivare una nuova richiesta di autorizzazione da parte della Biles per prolungare il periodo di esenzione: per un altro anno? per altri 4 anni? Ciò che appare più prevedibile è che ci sia una autorizzazione per altri 2 anni, in modo da coprire l’Olimpiade di Tokyo. Il problema è che non c’è modo di saperlo perché tutto è coperto dalla privacy e ci dovrebbe essere una nuova incursione degli hacker per sapere, in caso di medaglie della Biles a Tokyo (fatto più che certo), se anche in quella occasione risulterà positiva al controllo antidoping, obbligatorio per i medagliati, e se anche in quella occasione sarà coperta da un certificato medico, Firmato da chi stavolta? Non potrà essere ancora Leglise, visto che è presidente della Commissione doping, ma chiunque sia è chiaro che c’è un problema di fondo che la Federginnastica non ritiene di dover affrontare. Ed è anche evidente che conviene al mondo della ginnastica avere un’atleta che stabilisca nuovi record e attiri l’attenzione sulla disciplina, visto che la “lotta” non avviene solo sui campi, sulle piste e sulle pedane, ma si è spostata sui mezzi di informazione: l’atletica perde un Bolt e si affanna a cercare qualcuno che attiri lo stesso interesse mediatico; la ginnastica ha una Biles e non può lasciarsela scappare, a maggior ragione quando basta un certificato medico per tenersela stretta. E così via, in una corsa frenetica ad acchiappare tv, giornalisti che non fanno tante domande, social-media, contatti, numeri astronomici che giustifichino poi contratti pubblicitari e soldi. La festa può continuare solo in questo modo, con tanti saluti alle Comaneci e alle Caslavska, eroine di un mondo che sta scomparendo.
Gennaro Bozza