Ogni tanto, su vari social in internet, compare qualche video di ginnastica artistica che diventa virale e viene ripreso anche dai siti di mezzi di informazione. Il più recente è questo
Protagonista è Nia Dennis, 22 anni, dell’Ucla (University of California, Los Angeles), impegnata in una gara universitaria. Al corpo libero ottiene un punteggio di 9,975 su un massimo di 10. Poi lancia il video della sua prova con l’hashtag #blackexcellence, mettendo in evidenza che l’ha dedicata a grandi personaggi della cultura afroamericana, con musiche di Kendrick Lamar, Missy Elliot, Soulja Boy, Beyoncé, Tupac, Monica Denise e Megan Thee Stallion.
Seguono, come in una ben studiata rappresentazione teatrale, i complimenti di Simone Biles, tanti ori olimpici e mondiali nella ginnastica artistica con la pesante ombra del doping “autorizzato” dalla Federazione internazionale e rivelato dal gruppo di hacker russi chiamato Fancy Bears dopo i Giochi di Rio de Janeiro 2016. E poi i commenti entusiasti non solo degli spettatori, ma anche di operatori della stampa.
Ancora una volta, purtroppo, si fa molta confusione a scapito della precisione e della correttezza dell’informazione. Già, perché la persona normale, non esperta di questo o quello sport, che è incuriosita da immagini e notizie presentate in questa maniera, avrebbe diritto a sapere bene di cosa si sta parlando. Altrimenti, come è successo per Nia Dennis (e in precedenza anche per un’altra “campionessa su youtube”, Katelyn Ohashi), si è portati a credere che questa ragazza sia una promessa della ginnastica e possa aspirare a medaglie mondiali e olimpiche. La realtà è del tutto diversa e non soltanto per quanto riguarda le potenzialità della “star di youtube” del momento, ma soprattutto per la rappresentazione dello sport, in questo caso della ginnastica artistica, che non corrisponde alla vera disciplina come è possibile vederla nelle manifestazioni come Olimpiadi, Mondiali, Europei e Campionati Italiani, vale a dire in quelle ufficiali della Federazione Internazionale Ginnastica (Fig).
Cerchiamo di fare un minimo di chiarezza. Il campionato cui si riferisce la prova di Nia Dennis è quello universitario statunitense, che è tutt’altra cosa rispetto alle gare della Fig e, soprattutto, di livello tecnico nettamente inferiore. Giusto per capirci: la prova della 22enne Nia Dennis, come difficoltà tecniche, nel migliore dei casi può stare alla pari solo con quelle delle Allieve (11-13 anni) delle gare della Federazione, già con quelle delle Junior (fino ai 16 anni) non c’è paragone, poi c’è un abisso con le Senior (dai 16 anni in poi). Esempio concreto riferito proprio alla prova che si può vedere nel filmato e che ha ottenuto il voto di 9,975 su un massimo di 10 (ma anche sul sistema di punteggio faremo una precisazione fondamentale subito dopo): Nia Dennis effettua 3 diagonali con salti, semplici e raccolti (vengono definiti così quelli “raggruppati”), singoli o doppi al massimo e senza avvitamenti, le atlete che partecipano ai Campionati federali (dai Nazionali ai Mondiali e alle Olimpiadi) ne fanno 4 (il massimo consentito dal regolamento) con salti molto più difficili, doppi carpiati e con avvitamenti (addirittura fino a 3). Da notare che fino al 2006 le diagonali consentite erano 5, ma furono ridotte a 4 dopo la vittoria di Vanessa Ferrari nel Concorso individuale, tanto era la sua superiorità in questo elemento. Ci sono poi tanti altri elementi che fanno parte dell’esercizio, come rondata, capovolta, tuffo, ruota, flik flak e via così, ma nell’esercizio della Dennis quasi non esistono. In quell’esercizio c’è una preponderante parte “artistica”, se possiamo definirla così, che in realtà non è davvero artistica ma solo una specie di balletto, del tutto diverso dalla parte artistica degli esercizi veri delle gare Federali. In queste ultime gli elementi obbligatori in un esercizio a corpo libero sono 8, che possono essere suddivisi in 5 tecnico-acrobatici + 3 artistici, o 4+4 o 3+5. Quello di Nia Dennis è un balletto con inseriti alcuni elementi, i più semplici, di tecnica.
L’altro grande bluff è quello che riguarda il sistema di punteggio. Nelle gare universitarie statunitensi, come si vede, si usa ancora quello vecchio, che prevedeva il 10 come limite massimo. In proposito, il grande pubblico, anche quello non esperto di ginnastica, ricorda l’emozione del primo 10 conosciuto, alla romena Nadia Comaneci nelle Parallele asimmetriche all’Olimpiade di Montreal 1976. Fra l’altro, nemmeno il primo 10 in assoluto della storia della ginnastica, perché la stessa Comaneci l’aveva già ottenuto a marzo di quel 1976 marzo del 1976, a New York, nell’American Cup, al Corpo libero. E ancora prima di lei c’era riuscita la polacca Vera Caslavska agli Europei del 1967 ad Amesterdam: due addirittura, al Corpo libero del Concorso individuale e poi alla Trave nella finale di specialità. Quindi, il 10 è un voto che appartiene giustamente alla leggenda della ginnastica artistica. Ma non esiste più dal 2006. In quell’anno, infatti, è scattato il nuovo sistema di punteggio. Prima c’era un voto unico, fino al 10, nel quale erano comprese le valutazioni sia degli aspetti tecnici, sia di quelli artistici. Col nuovo sistema, i due aspetti vengono separati e poi sommati. Il punteggio D (per Difficoltà), che valuta il contenuto dell’esercizio e le sue difficoltà tecniche, e quello E (per Esecuzione) su come è stato eseguito l’esercizio e qual è il suo grado artistico. Il punteggio D si aggira intorno al 6 o poco più, determinato dalla difficoltà dell’esercizio; quello E può arrivare al massimo a 10 e si stabilizza intorno al 9 nei casi migliori. Il totale, negli esercizi effettuati meglio, va poco oltre il 16. Esempio concreto per quanto riguarda il Corpo libero femminile: all’Olimpiade di Rio 2016, la Biles ha vinto l’oro nella finale di specialità (a prescindere dai problemi di doping) col punteggio di 15,966; e nell’esercizio al Corpo libero all’interno del Concorso individuale (anche in questo, medaglia d’oro oro) ha ottenuto 15,933.
Come si nota, niente a che fare col 9,975 di Nia Dennis, un voto che non esiste più e che non ha alcun significato tecnico, né artistico, né sportivo in generale nella ginnastica. Ma, purtroppo, nella disinformazione totale, si fa credere che la Dennis abbia realizzato una grande prova e che addirittura possa aspirare, non si sa quando, anche a una medaglia olimpica. Fuori dal mondo. Ma il peggio è che anche i mezzi di informazione assecondano questa oscenità, non facendo alcuna precisazione sulla reale portata di questi esercizi. Che poi diventano qualcosa di totalmente estraneo allo sport quando si nota lo scenario in cui si svolgono. Nel filmato di Nia Dennis si vedono le compagne di squadre schierate attorno alla pedana del Corpo libero, tanto da ostruire in qualche caso anche la visione libera dell’esercizio, mentre esultano a ogni movimento e si mettono a ballare al ritmo della Dennis. E qui non si può essere diplomatici per definire cosa davvero sta accadendo: una vergognosa buffonata.
Si potrebbe chiudere qui, con un epitaffio su questa specie di circo (senza offesa alla nobiltà del vero Circo), ma qualche ulteriore precisazione è opportuna. Il punto fondamentale di questa “viralità” è la necessità sempre più spinta di rendere lo spettacolo sportivo un fenomeno esclusivamente televisivo, relegando in secondo piano gli aspetti tecnicamente più importanti. E’ una visione “americana”, in base alla quale se c’è qualcosa di troppo tecnico lo spettatore si allontana dallo sport, perché fa fatica a capirlo. Bisogna rendere tutto il più banale possibile, con elementi “di moda” e che restino sotto la “soglia di attenzione”, sempre più bassa, e con una competenza in costante regressione, tanto da non riuscire a distinguere più un esercizio di ginnastica da un balletto che niente ha di sportivo, tanto per restare all’argomento in questione. Ed è una soglia di attenzione sempre più bassa anche grazie a tempi di gioco poco alla volta più ristretti, perché bisogna anche limitare la durata dell’evento sportivo e frammentarlo, con inserimenti pubblicitari all’interno e con nuovi spot di presentazione del successivo collegamento. Purtroppo, è una fase di imbarbarimento che, poco alla volta, non è stata più contrastata dal Comitato Olimpico Internazionale, tant’è che nel programma delle Olimpiadi avanzano discipline che come merito sportivo ne hanno uno solo: piacciono alle nuove generazioni, anche se di sport non c’è alcunché. Così, potremo anche aspettarci la playstation ai Giochi Olimpici con il Cio che approva e apprezza, le Tv e le Fabbriche di giochi che esultano, i mezzi di informazione che si adeguano. E lo sport? A ramengo.