Costruire un Giro d’Italia non è come unire i pallini sulla carta geografica. E’ necessario pensare a numerosi aspetti, dallo show offerto dagli atleti ai luoghi dove alloggiare passando per le disponibilità offerte dai vari territori senza dimenticare i costi.
Se pensate all’immagine di Armando Cougnet che attraversa la penisola in macchina con il suo giovane aiutante Vincenzo Torriani non state volando eccessivamente con la fantasia, anche se i tempi sono cambiati e la tecnologia è venuta in soccorso agli organizzatori.
Eppure disegnare il percorso della Corsa Rosa rimane comunque un’impresa dispendiosa da completare come raccontato da Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia e delle principali competizioni targate Rcs Sport.
Come si costruisce il percorso del Giro d’Italia?
Nella maniera più tradizionale. Arrivano una serie di candidature e, tenendo come cardini la Grande Partenza e l’arrivo finale, a quel punto costruisci il percorso. Riceviamo almeno un’ottantina di proposte l’anno per ospitare una tappa del Giro, tuttavia bisogna sempre tenere conto anche del progetto sportivo per evitare delle disomogeneità dal lato tecnico. Da lì si attiva una prima scrematura in base all’idea di percorso che abbiamo in mente che ci porta a mantenere circa la metà prima di procedere con il disegno definitivo.
Quando iniziate a preparare il tracciato della Corsa Rosa?
Almeno un anno prima perché è necessario svolgere i vari sopralluoghi per verificare le località candidate rispettino i criteri economico-logistici per ospitare il Giro. Tenete conto che nei giorni dove lo share televisivo è maggiore, quindi nel weekend, dobbiamo pensare a delle tappe che possano regalare spettacolo e per questo spesso inseriamo le montagne. Altro aspetto da tenere in considerazione è la disponibilità di strutture alberghiere. In Italia purtroppo sono disseminate lungo le coste e molto più difficili da trovare lungo la dorsale appenninica. Per questo, quando attraversiamo quella zona, dobbiamo pensare se vi siano o meno luoghi dove alloggiare.
Non vi è mai capitato di disegnare il Giro pensando a uno dei possibili protagonisti?
Da quando mi occupo di questo lavoro, quindi da una trentina d’anni, posso escludere a priori che ciò sia mai accaduto. Chiaramente si spera di aver al via un corridore oppure un altro, ma nella preparazione del tracciato non ci facciamo influenzare da questi discorsi. Ci sono esigenze tecniche e logistiche da rispettare e sulla base di quelle creiamo il percorso.
Non ha mai preso spunto da idee dei suoi predecessori oppure ripescato alcune proposte rimaste nel cassetto?
Per ora no, anche perché stiamo cercando di rinnovare il Giro offrendogli una dimensione che lo possa differenziale dalle altre grandi corse a tappe. Negli ultimi anni abbiamo cercato di rinnovare la competizione e un esempio è la grande partenza di quest’anno che mette subito alla prova i principali concorrenti con l’obiettivo di offrire maggior spettacolo.
In caso di maltempo, avete già pronto dei “piani B” per le tappe di alta montagna oppure li studiate sul momento?
Fino a dieci o vent’anni fa c’era il rischio che nevicasse anche a maggio. Ora è molto più complicato che tutto ciò accada, ma il rischio rimane comunque. Per questo, quando andiamo a disegnare il Giro, disegniamo già un piano B per le tappe di alte montagna.
Perché il prossimo anno sfiorerete soltanto il Sud Italia?
Non c’è stata alcuna scelta tesa a penalizzare una regione oppure a favorirne un’altra. Semplicemente diventava complicato scender fin verso le isole avendo fissato la partenza a Torino e dovendo poi tornare nuovamente al Nord per le ultime tappe sulle Dolomiti. Per toccare tutte le regioni probabilmente ci vorrebbero almeno trenta tappe e non so nemmeno se sarebbero a sufficienza. Se in futuro avremo l’occasione, torneremo volentieri al Sud e nelle isole, anche nel caso di una partenza all’estero come già avvenuto in passato. Magari non sarà l’anno prossimo, ma fra due anni. Ciò che è sicuro è che ci torneremo.
Avete ricevuto altre proposte di partenze all’estero dopo l’Ungheria nel 2022?
Assolutamente sì, ma purtroppo c’è una regola a livello internazionale che ci consente di far partenze all’estero soltanto una volta ogni quattro anni. Ho ricevuto moltissime proposte nel frattempo e senza dubbio continueremo a farle.