Due settimane fa la Spal ha sorprendentemente battuto la Juventus. Al Mazza di Ferrara, Allegri aveva come priorità evitare che i giocatori migliori si infortunassero, risultando così indisponibili per la Champions League contro l’Ajax. Era perfettamente prevedibile che la Juve rinunciasse a Cristiano Ronaldo. In pochi però si sarebbero aspettati una vittoria della Spal (2-1). Questo risultato ha scatenato le proteste delle rivali nella corsa salvezza verso la Juve, rea di aver schierato troppi giocatori di seconda fascia tra panchinari e primavera. Tra i più adirati, sul web come nelle emittenti locali, tifosi e addetti ai lavori del Bologna, da sempre grandi rivali della Spal. Per i bolognesi è stata evidente l’intenzione della Vecchia Signora di far fare esperienza ai primavera (Gozzi Iweru e i subentrati Mavididie Caviglia) e festeggiare lo scudetto in casa, con Cristiano Ronaldo in campo allo Stadium, il pullman della squadra in giro per il centro di Torino e i tifosi che alimentano il merchandising, acquistando maglie e sciarpe ufficiali mentrecelebrano da vicino i loro campioni. Con buona pace del rischio di falsare la corsa alla salvezza. I tifosi spallini hanno risposto che la vittoria con la Juve è intoccabile, visto che c’erano nove bianconeri nazionali in campo e che Madamanon solo è passata in vantaggio, ma ha anche avuto diverse occasioni per segnare il secondo gol.
Al di là delle posizioni di parte, il risultato a sorpresa è figlio di motivazioni molto diverse di Spal e Juventus. Per scongiurare il rischio di avere squadre poco motivatenelle ultime giornate, serve una formula che dia a chiunque, indipendentemente dalla classifica e dal distacco sugli avversari, un obiettivo da inseguire fino alla fine.
PLAYOFF E PLAYOUT IN UNA SERIE A CON 16 SQUADRE
Si potrebbe ricorrere a un’applicazione estrema del metodo dei play-off e dei play-out, prevedendo però una serie A con 16 squadre. Oggi con 20 squadre nella massima serie, il campionato dura 38 partite e lo spazio in calendario per giocare le sfide a eliminazione diretta non c’è. Al termine della stagione regolare, le prime 8squadre classificate disputano i playoff, mentre le squadre dalla 9° alla 16° i playout. Ogni sfida si gioca con partite di andata e ritorno e in caso di parità dopo i 180 minuti la vittoria va alla squadra meglio classificata. In questo modo c’è sempre l’incentivo a concludere la stagione regolare nella posizione più alta possibile.
PLAY-OFF. La prima classificata sfida l’ottava, la seconda la settima e così via. Si giocano così quarti, semifinali efinale. Quest’ultima si disputa in gara unica in una sede fissata prima dell’inizio del campionato. Le quattro semifinaliste accedono alla Champions League. All’Europa League prendono parte le due squadre meglio classificatetra le quattro sconfitte ai quarti. In questo modo le prime due della classifica sono certe quantomeno di giocare le coppe europee.
PLAY-OUT. Retrocedono 3 squadre. Le ultime due si affrontano senza appello: chi perde scende in B. Chi vince sfida la perdente tra terz’ultima e quart’ultima: chi perde è la seconda a scendere in B. Terz’ultima e quart’ultima devono quindi perdere due partite di fila per retrocedere. Intanto la 9° sfida la 12° e la 10° affronta l’11°: le due vincenti rimangono in A. Le due perdenti si sfidano tra loro e chi vince è salva. In pratica tra l’9° e la 12° solo chi perde due partite consecutive rischia ancora la retrocessione. Questa squadra si unisce alle due sopravvissute agli incroci delle ultime quattro della classifica. Le tre squadre si sfidano in un triangolare con gare uniche: l’ultima retrocede.
Sulla limitazione di meritocrazia con l’introduzione deiplayoff, specie anche per decidere lo scudetto, è interessante l’opinione di Rino Tommasi.
Nel suo “Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon”, lo storico telecronista di tennis e boxe riconosceva il rischio che il titolo non venga assegnato alla squadra più continua. Nello sport, però, Tommasi riteneva che sia ancora più importante la capacità di dare il meglio quando più conta. Una squadra che conclude in testa il campionato ma nella finalissima risente troppo della pressione merita meno di chi ha avuto più alti e bassi ma sa esprimere il meglio nel momento decisivo dell’anno. È il concetto della classe, intesa come capacità di giocare bene nelle occasioni più importanti.
Qual è dunque la soluzione migliore? Basarsi sulla classifica, premiando la continuità di rendimento ma affidando al calendario buona parte del proprio destino, oppure introdurre le sfide a eliminazione diretta, preferendo chi dà il meglio quando più conta e minimizzando il rischio di partite decisive sbilanciate in termini di motivazioni?