Dal lontano 1968 ho sempre istruito e allenato i miei giocatori (dal Minibasket al basket Senior), ho sempre formato i miei studenti in Università e i miei Istruttori ai Corsi di Formazione, tenendo conto dell’Ambiente, della Scuola, degli Amici, della Squadra, del Clima, …… ma allora non si chiamava “allenamento ecologico” ma si chiamava “buon senso, pazienza e umiltà”.
Dopo anni di silenzio oggi si parla di “approccio ecologico”: ben venga questa definizione, ma secondo il sottoscritto è la “scoperta dell’acqua calda”. Modificare o cambiare alcune definizioni, cancellare il passato e scoprire il presente o il futuro fa parte dell’oggi che rinnega il passato e lo fa rivivere in un altro modo!
Sarebbe ora di allenare le discipline sportive per quelle che sono, senza troppi orpelli inutili, evitando di utilizzare strutture rigide che inibiscono l’autonomia dei nostri atleti.
L’approccio ecologico
L’approccio ecologico, tema al giorno d’oggi in forte crescita nel mondo dello sport, si è sviluppato principalmente grazie alla teoria ecologica dello psicologo Urie Bronfenbrenner, che sottolinea l’importanza dell’ambiente nello sviluppo e nella determinazione delle persone durante la loro vita.
Secondo Bronfenbrenner, l’ambiente è inteso come un insieme di sistemi collegati tra loro e cioè:
- il Microsistema: che rappresenta tutte le situazioni ambientali con le quali l’atleta ha un contatto diretto e frequente (Famiglia, Scuola, Amici, Compagni di squadra) e che possono influenzarlo maggiormente;
- il Mesosistema: nel quale troviamo tutte le relazioni che intercorrono tra le persone (rapporti tra Genitori e Insegnanti, Istruttori, Allenatori);
- l’Esosistema: che non agisce in modo diretto nello sviluppo dell’atleta, ma avviene in modo indiretto, attraverso il lavoro, lo stile di vita dei genitori, le relazioni sociali e tutto ciò che lo può influenzare in modo positivo o negativo;
- il Macrosistema: in esso troviamo tutti gli aspetti culturali, economici e politici, nei quali l’atleta è immerso sin dalla nascita;
- il Cronosistema: che si riferisce a tutte le esperienze e a tutti gli eventi che si possono verificare nel corso della vita dell’atleta (cambiamenti sociali, il divorzio dei genitori, il decesso di una persona cara, il cambio di Allenatore).
Questi sistemi influenzano direttamente la crescita e lo sviluppo motorio e sportivo dell’atleta e le figure “importanti” che fanno parte di ogni sistema sono:
– i Genitori;
– gli Insegnanti;
– gli Educatori;
– gli Istruttori;
– gli Allenatori.
Queste figure sono le protagoniste della determinazione dell’atleta e del condizionamento del suo apprendimento.
Di particolare interesse è il Microsistema in quanto al suo interno, è possibile collocare l’attività motoria e sportiva, il cui accostamento alla sfera famigliare e scolastica sottolinea l’importanza dell’ambiente sportivo per lo sviluppo dell’atleta stesso.
Ambiente e apprendimento sociale
La stretta relazione tra l’ambiente e l’apprendimento è sviluppata dallo psicologo canadese Albert Bandura nella “Teoria dell’apprendimento sociale”, che dimostra che le persone, all’interno di un determinato ambiente, apprendono imitando il comportamento di altre persone presenti nell’ambiente stesso. Questa teoria risulta interessante anche in ambito motorio e sportivo, dove l’apprendimento degli atleti è influenzato dai comportamenti e dalle azioni di coloro (Istruttori, Allenatori, compagni di squadra) che fanno parte dello stesso ambiente sportivo.
Apprendimento per imitazione: i Neuroni Specchio
Nei processi di un apprendimento imitativo sono implicati i Neuroni Specchio, gruppo di neuroni identificato da un gruppo di neurofisiologi (guidati dal prof. Giacomo Rizzolatti) e definito come: “Un sistema neurale attivato non solo durante l’esecuzione di azioni, ma soprattutto quando le stesse azioni sono osservate”.
I neuroni specchio, localizzati nelle aree motorie e premotorie, nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore, costituiscono un sistema di comunicazione nervosa che è centrale quando si compie un’azione o quando si osserva un’azione compiuta da altri e per questo sono coinvolti nei processi imitativi ed empatici. In ambito motorio e sportivo, i neuroni specchio garantiscono alla persona la possibilità di trovare risposte e di agire in un determinato ambiente, in quanto essi legano un’azione motoria al suo scopo, riconoscendone la ragione.
L’approccio ecologico nell’apprendimento
Per applicare l’approccio ecologico nelle sedute di allenamento, risulta importante concentrarsi non solo sull’ambiente ma, soprattutto, sull’interazione dell’atleta con l’ambiente: questa è definita “pedagogia non lineare” (o “apprendimento non lineare”).
La pedagogia non lineare si basa sui concetti e sulle idee della psicologia ecologica e può essere definita come “il risultato del processo di interazione fra l’atleta, il compito da svolgere e l’ambiente” (reciprocità fra la persona e l’ambiente, lo stretto rapporto fra la percezione e l’azione).
Secondo questo approccio, l’apprendimento motorio e sportivo è inteso come “un processo di ricerca di pattern di movimento funzionali e stabili da parte dell’atleta, attraverso i vincoli e le opportunità, che derivano dalla sua interazione con l’ambiente e il compito”.
Per capire meglio le dinamiche dell’apprendimento non lineare, risulta interessante prendere in esame le quattro caratteristiche proposte da Jia Yi Chow: dall’apprendimento lineare:
- proporzionalità causa-effetto;
- controllo parametrico;
- variabilità esecutiva;
- multistabilità.
Proporzionalità causa-effetto
Per Proporzionalità causa-effetto, in un sistema non lineare, si intende “un contesto dove una leggera variazione del compito porta un notevole cambiamento del comportamento motorio”. Ad esempio, nel calcio, imporre ai giocatori di realizzare il goal solo di testa, porta ad un grado di difficoltà superiore, nella pallacanestro imporre l’obbligo di realizzare canestro solamente tirando in sospensione comporta che il giocatore decida che può realizzare canestro utilizzando solo quel gesto.
Controllo parametrico
Il Controllo parametrico prevede la manipolazione da parte dell’Allenatore di alcuni parametri per causare, mediante l’interazione dell’atleta con l’ambiente, cambiamenti del comportamento motorio; per esempio, aumentando le dimensioni di un campo da calcio, il giocatore avrà la possibilità di ricercare passaggi più lunghi e smarcamenti in spazi maggiori e viceversa, giocando in spazi più stretti (metà campo di pallacanestro), i movimenti e i passaggi dovranno essere più rapidi rispetto a tutto campo.
Variabilità esecutiva
La Variabilità esecutiva nei sistemi non lineari risulta una notevole opportunità per l’Atleta per risolvere differenti problemi motori, secondo le caratteristiche dell’ambiente. Attraverso la variabilità esecutiva, l’atleta ha la possibilità di adattarsi a differenti sistemi e situazioni che si possono verificare durante l’allenamento o la partita. La variabilità, infatti, potenzia l’interazione del giocatore con l’ambiente e, attraverso la pratica, l’apprendimento si verifica come “adattamento ai comportamenti dei compagni e degli avversari” in un contesto flessibile. In particolare, nell’approccio ecologico, variabilità non significa ripetere la stessa soluzione di un compito motorio, piuttosto, significa ripetere più volte il processo di soluzione del compito motorio (con molte varianti). Questo concetto è alla base del principio della “ripetizione senza ripetizione”, metodo d’allenamento che si basa sugli studi elaborati da Wolfgang Schöllhorn.
Multistabilità
Per Multistabilità, in un sistema non lineare, si intende che “una causa può determinare molteplici effetti”. Ad esempio, un pallone alto che sta arrivando alle spalle di un giocatore di calcio può essere gestito non solo in un unico modo, ma in diversi modi (colpito di testa, stoppato di petto, lasciato rimbalzare a terra per gestirlo meglio con i piedi); oppure nel basket quando il giocatore riceve la palla schiena a canestro, può utilizzare il piede perno per girarsi, può effettuare un passo in allontanamento e tirare in semigancio, può “sentire” il difensore” e comportarsi di conseguenza.
Le diverse opzioni disponibili derivano dalle caratteristiche del giocatore (livello di esperienza e abilità motorie specifiche, condizione fisica) e dell’ambiente (velocità di arrivo della palla, posizione dei compagni e degli avversari, posizione rispetto al canestro o alla porta).
Queste diverse possibilità d’azioni che l’ambiente offre, sono chiamate “affordances” dallo psicologo statunitense James Gibson.
Che cos’è una affordance?
Un affordance è “una possibilità di azione formata dalla relazione tra una persona e il suo ambiente” ed è molto utile applicarla nei processi di apprendimento motorio e sportivo.
Nello specifico è in stretta relazione con la teoria ecologica dell’allenamento sportivo, poiché attraverso le “affordances” possiamo determinare l’indissolubilità dell’interazione tra l’atleta e l’ambiente, in quanto le caratteristiche del contesto influenzano le azioni svolte all’interno dello stesso. L’ambiente e le relative offerte che provengono dallo stesso, guidano l’azione dell’atleta secondo un “rapporto dinamico circolare” e suggeriscono all’atleta “cosa fare” e “quali decisioni prendere”.
I comportamenti dell’atleta sono generati dalla relazione tra sè stesso e le sue possibilità di azione fornite dall’ambiente e maggiore è il tempo che gli Istruttori e gli Allenatori dedicano durante l’allenamento allo sviluppo di un determinato gesto o movimento, maggiore sarà lo sviluppo delle possibilità di azione dell’atleta.
Queste azioni sono denominate “affordances codificate”, cioè un sottoinsieme di affordance e richiedono che l’atleta sia consapevole dell’invito ad agire offerto dall’ambiente, sia attraverso la percezione diretta sia attraverso l’esperienza. Le affordances possiedono anche un grado di soggettività, in quanto, ogni atleta, in base alle sue percezioni, alle sue abilità e alla sua esperienza, può cogliere differenti inviti ad agire offerti dall’ambiente.
Conclusioni
Durante l’allenamento, l’Allenatore deve offrire ai suoi atleti un ambiente adeguato, in grado di “generare apprendimento” e progettarlo in modo che sia caratterizzato da relazioni positive, in quanto un’atmosfera socio-affettiva favorevole può aiutarli a concentrarsi sull’apprendimento e sull’interazione con l’ambiente.
L’Allenatore svolge un ruolo determinante nella definizione dell’ambiente, infatti, è attraverso “il suo stile di conduzione dell’allenamento e la manipolazione dell’ambiente” che può stimolare apprendimento. Il suo deve essere un “approccio olistico”, sviluppando un ambiente che soddisfi le esigenze di ogni atleta, attraverso un atteggiamento inclusivo.
Utilizzare un “approccio ecologico” nell’allenamento è utile per massimizzare la performance, in quanto, stimola la creatività, l’auto-organizzazione e l’individualità dell’atleta, aspetti fondamentali per la sua crescita e per il suo sviluppo motorio.