Erano annunciati come i Mondiali più scarsi di sempre e così è stato. A Budapest, a dispetto di alcune grandi prestazioni con relativi record mondiali, fra cui quello dell’azzurro Ceccon nei 100 dorso, il livello tecnico è stato inferiore a tutte le altre edizioni precedenti. E’ vero che i Mondiali che seguono le Olimpiadi hanno sempre una partecipazione ridotta, ma in questo caso la situazione si è aggravata a causa della pandemia Covid, che ha provocato assenze sia prima che durante le gare, oltre al divieto di partecipazione per russi e bielorussi. Così, tanto per citare un solo caso, lo statunitense Dressel abbandona ufficialmente per motivi di salute, ma senza dire se si tratta di Covid, come se stessimo parlando di peste bubbonica nel medioevo.
ANCORA USA-CINA
Nel medagliere, ancora una volta, Stati Uniti e Cina si dividono la supremazia degli ori, gli Usa grazie al nuoto, i cinesi con i tuffi. Gli Usa, dopo le delusioni di Tokyo, tornano a dominare, ma il significato tecnico non cambia rispetto all’Olimpiade per una serie di motivi: non ci sono i russi, non ci sono molti dei più forti e delle più forti anche di altre nazioni, come l’australiana Titmus nei 200 e 400, i cinesi, che pure tolsero medaglie agli Usa a Tokyo, appaiono come zombie spuntati dal nuovo duro lockdown degli ultimi mesi in Cina. L’anno prossimo, ai Mondiali in Giappone, a Fukuoka, sarà possibile avere un’idea precisa della situazione, in prospettiva Parigi 2024. Per il momento a Budapest, fra i pochi spunti interessanti, meritano la segnalazione l’ascesa sempre più prepotente dell’ungherese Milak, che con 1’50”34 migliora il suo record del mondo nei 200 e poi vince anche i 100 rimasti senza Dressel, e la discesa ormai definitiva dell’altra stella ungherese, la Hosszu, non più in grado di salire sul podio nei misti o in qualsiasi altra gara. Infine, un segnale importante è quello del romeno David Popovici, oro nei 100 e 200 stile libero, e se è vero che nei 100 manca Dressler e Popovici, ancora junior, resta a mezzo secondo dal tempo con cui lo statunitense ha vinto l’oro a Tokyo l’anno scorso, è anche vero che sui 200 questo ragazzo dà la sensazione di non avere avversari e di poter puntare addirittura al mitico record di Biedermann, che risale a Roma 2009.
CECCON E COMPAGNI
Che Ceccon sia un vero campione è ormai un fatto accertato, resta solo da vedere in quanti e quali stili riuscirà a prevalere. Altra sicurezza è Martinenghi e anche se l’assenza del britannico Peaty lo favorisce nella conquista dell’oro è evidente che il significato tecnico, oro o argento che sia, non cambia, anche qui siamo a livelli di eccellenza assoluta. Bene la Pilato, con l’oro nei 100 e l’argento nei 50, ma il ritorno della lituana Meilutyte appare davvero pericoloso verso i prossimi Mondiali e Olimpiadi. Per il resto, si va tra imprevisti e in alcuni casi inspiegabili alti e bassi. In particolare, quello della Quadarella, che a prescindere dal bronzo negli 800 non riesce più ad avvicinare i tempi che una volta erano normali per lei, appare inquietante, soprattutto alla luce di una concorrenza sempre più agguerrita e tenendo conto dell’assenza della forte russa Kirpichnikova su 800 e 1500 e di quella della Titmus sugli 800.
INSEGUIMENTO PALTRINIERI
Ancora una volta Gregorio Paltrinieri è andato vicino al record mondiale dei 1500 detenuto dal cinese Sun Yang e stabilito nella finale olimpica di Londra 2012. Come già avvenuto al Trofeo Sette Colli il 13 agosto 2020, quando Paltrinieri era in vantaggio sulla tabella di marcia del cinese fino a 50 metri dalla fine, il record sembrava alla portata dell’azzurro, ma l’ultima vasca si è rivelata ancora una volta fatale. Anche in questo caso, però, l’osservazione della gara e della prestazione di Paltrinieri contraddice la sensazione che potesse farcela a stabilire il nuovo record. Resta la bella prova, col nuovo record dei Campionati Mondiali, strappato proprio a Sun Yang dell’edizione 2011 a Shanghai, ed Europeo, ma il quadro complessivo merita un’analisi più precisa. Il punto essenziale è questo: Paltrinieri non ha mai avuto davvero la possibilità di battere il record mondiale di Sun Yang. Come mai? Andiamo a scoprirlo in modo che l’approfondimento metta in luce particolari molto importanti riferiti ai record di altre distanze e di altri nuotatori.
A Roma 2020, Paltrinieri ha un vantaggio di 1”20 ai 1350 metri sul tempo record del cinese, di 1”08 ai 1400, di 0”07 ai 1450, finisce con un tempo di 2”08 superiore a quello di Sun Yang. A Budapest 2022, il vantaggio è più netto: di 3”04 ai 1350 metri, di 2”81 ai 1400, di 1”78 ai 1450, per finire in 14’32”80, in ritardo di 1”78 rispetto al 14’31”02 del record mondiale. La differenza di velocità fra i due nuotatori negli ultimi 150 metri è notevole e indica chiaramente il punto debole di Paltrinieri, che fisicamente e tecnicamente non è in grado di garantire uno sprint finale con un cambio di passo all’altezza non solo di Sun Yang, ma neanche di avversari meno forti. La dimostrazione concreta è nei tempi della finale mondiale di Budapest. Esaminando gli ultimi 100 metri si nota che soltanto il francese Joly, che finisce ultimo, fa peggio di Paltrinieri, in 1’00”54, tutti gli altri sono più veloci. Paltrinieri nuota gli ultimi 100 in 58”08 (in 29”39 dai 1400 ai 1450, in 28”69 dai 1450 ai 1500). Nell’ordine, dal secondo classificato al settimo, ecco la situazione: Finke 55”30 (29”20 e 26”10, meno 2”59 ai 1450 e meno 2”78 finali); Wellbrock 55”58 (28”72 e 26”86, meno 1”83 e 2”52); Martens 55”92 (29”03 e 26”89, meno 1”80 e 2”16); Romanchuk 56”86 (29”29 e 27”57, meno 1”12 e 1”22); Pereira da Costa 56”89 (29”83 e 27”06, meno 1”63 e 1”19); Jervis 56”02 (29”04 e 26”98, meno 1”71 e 2”06). Quindi, l’handicap che Paltrinieri sconta è con tutti, non solo con Sun Yang, ma col cinese diventa un buco enorme perché nel record stabilito a Londra il tempo degli ultimi 100 metri è addirittura di 53”49, vale a dire 4”59 meno del 58”08 dell’azzurro a Budapest 2022. Questo vuol forse dire che Paltrinieri non sarà mai in grado di stabilire questo record? Che sia difficilissimo è certo, che sia impossibile no. Il punto è un altro. Per battere il record, Paltrinieri deve arrivare agli ultimi 100 metri con un vantaggio di almeno 4 secondi se il suo finale è come quello di Budapest (58”08 gli ultimi 100), o di almeno 3 secondi se il suo finale è come quello di Roma 2020, quando corre gli ultimi 100 metri in 56”65 (28”82 e 27”83). Il problema è la distribuzione dello sforzo. Più veloce nei 1400 e il 56”65 finale diventa difficilissimo, ci vuole una progressione che permetta, anche col 58”08 finale, di superare Sun Yang. In questa seconda ipotesi, che sembra la più realizzabile, Paltrinieri deve guadagnare un decimo e mezzo a vasca, quindi 3 decimi ogni 100 metri che portano a un vantaggio di 4”20 a 100 metri dalla fine. Se e come ci possa riuscire è un discorso legato a tanti fattori, quello che importa è sapere che un vantaggio ai 1400 come quello di Roma 2020 e Budapest 2022 dà la certezza che il record non può essere battuto. L’entusiasmo dei tifosi, dei telecronisti e dei giornalisti, in questa fase della gara, è comprensibile, ma a mente fredda è inutile farsi illusioni perché il record, in queste condizioni, non può essere battuto. Ed è fuorviante, nei commenti del dopo gara, dire che Paltrinieri “ha sfiorato il record”, perché non è così: a 100 metri dalla fine, con quei tempi, il record per l’azzurro è già svanito.
LA VERA E IGNORATA IMPRESA
Ma per capire ancora meglio la reale portata del record di Sun Yang e quindi dello sforzo necessario per batterlo bisogna esaminare non solo i suoi tempi, ma anche quelli dei record mondiali, tuttora imbattuti, di 200, 400 e 800 metri, stabiliti tutti e tre ai Mondiali di Roma. La premessa è che questi record sono ancora quelli stabiliti nel 2009, era dei “costumoni” che avvantaggiavano i nuotatori: del cinese Zhang Lin quello degli 800, del tedesco Paul Biedermann i 200 e 400. Quello che facciamo, adesso, è confrontare i tempi delle ultime vasche del record di Sun Yang con quelli di 200, 400 e 800. Quindi, ricordiamo che stiamo parlando di due condizioni del tutto diverse, a vantaggio di Zhang Lin e Biedermann. Cominciamo dagli 800. Negli ultimi 100 metri del record, Zhang Lin chiude in 54”09 (28”10 e 25”99) per un totale di 7’32”12. Così, dopo 1400 metri, Sun Yang corre le ultime due vasche in 53”49, più veloce di Zhang Lin che le percorre dopo 700 metri. E già abbiamo un’idea di cosa ha fatto Sun Yang nel finale di gara a Londra. Passiamo ai 400. Biedermann fa il record in 3’40”07 (batte di un centesimo quello di Ian Thorpe che resisteva dal 2002) e negli ultimi 100 fa 52”90 (27”13 e 25”77). Nelle ultime due vasche, dopo 300 metri, supera di soli 0”59 il corrispondente tempo di Sun Yang che lo ottiene dopo 1400 metri. Ma lasciamo in sospeso per un momento un’altra considerazione su questi 400, perché arriveremo a una indicazione ancora più importante insieme a quella sui 200. Biedermann ottiene 1’42”00 e strappa il record a Phelps (1’42”96 stabilito l’anno prima all’Olimpiade di Pechino) e negli ultimi 100 fa 51”88 (26”18 e 25”70). Qui la differenza con le ultime due vasche di Sun Yang è più sensibile, 1”61 a favore del tedesco. Ma a questo punto arriva il colpo di scena. Stabilito che Biedermann è stato più veloce negli ultimi 100 metri rispetto a Sun Yang, sia nei 200 che nei 400, proviamo a vedere cosa è successo negli ultimi 50. E qui si entra nella fantascienza. Negli ultimi 50 metri dei 400 Biedermann fa 25”77, negli ultimi 50 dei 200 fa 25”70. Sun Yang, negli ultimi 50 dei 1500, fa 25”68!!! Non è un errore, è proprio così. Sun Yang, dopo 1450 metri, col costume normale, corre l’ultima vasca più veloce di quanto ha fatto Biedermann sia nei 400 che nei 200 e, ricordiamolo ancora una volta, il tedesco col costumone in poliuretano supergalleggiante, poi bandito dalla Fina. Ovviamente, chi ha dubbi sul cinese per le vicende relative al doping e alla sua squalifica può dire che sono tempi falsati. Quello che faccio notare è semplice. Sun Yang ai controlli dei record e in generale delle sue gare fino al 2014 non è mai stato trovato positivo, nel 2014 è squalificato per 3 mesi per l’uso della trimetazidina, farmaco per il cuore da lui assunto sin dal 2008 e non incluso nella lista delle sostanze dopanti fino al gennaio 2014, di qui la lievità della squalifica. Da quel momento Sun Yang non è più competitivo su 800 e 1500 e li abbandona, con la spiegazione che non può reggere la fatica prolungata senza quel farmaco che serve a curare le sue palpitazioni del cuore. Nel 2018 l’incidente con gli addetti ai test antidoping e la distruzione delle provette da parte dello staff di Sun Yang, che provoca la sua squalifica fino a maggio 2024. Quindi, tutte le gare e i tempi fino al 2014 sono da considerare “puliti”. Se poi si pensa che fosse dopato anche prima il discorso dovrebbe valere per qualunque atleta che non è mai stato trovato positivo ai controlli. In definitiva, tornando alle prestazioni in gara, è ancora più chiaro ed evidente il perché Paltrinieri non abbia mai davvero sfiorato il record di Sun Yang sui 1500, anche quando si è trovato con un vantaggio di quasi 3 secondi a 100 metri dalla fine. E, ripeto, questo non vuol dire che non abbia la possibilità di superarlo, ma solo che la sua gara deve essere diversa da tutte quelle in cui si è avvicinato al record.
QUEL TRADUTTORE MANCANTE
Chiudiamo con le dolenti note sulle trasmissioni televisive. Stavolta, i diritti li aveva soltanto la Rai, niente Eurosport. Nessuna possibilità di scelta. Non si tratta di fare paragoni, ognuno la pensa come vuole, ma certe differenze sono evidenti. E non sto parlando della qualità dei giornalisti impegnati nelle telecronache, perché in linea di massima la Rai assicura livelli molto alti, ma dell’impostazione generale, quella decisa dai grandi capi. Così, la prima pecca, che non riguarda solo i Mondiali di nuoto, è costituita dal fatto che la Rai ha due canali sportivi, ma con la stessa programmazione. Raramente, succede che ci sia qualche variazione, ma è davvero pochissima cosa. Quindi, due canali e una sola programmazione, con la difficoltà di trasmettere tutto. Quello che non va in Tv, però, ci fanno sapere che è possibile vederlo su Raiplay, quindi in collegamento internet. E si torna al solito problema: il telecronista annuncia che la trasmissione proseguirà su Raiplay e il telespettatore, magari non particolarmente esperto di questi collegamenti, deve correre immediatamente ad accendere il computer o qualsiasi altro strumento (chi dice “device” merita che gli si tolga la cittadinanza italiana!) per continuare a seguire la gara. Congratulazioni! Ma il peggio è che, pur concedendo alla Rai la possibilità di questa variazione, ci sarebbe la possibilità di ritrasmettere la gara completa in Tv, visto che comunque ci sono le repliche, ma le repliche non sono altro che la ripetizione di quello che è andato in onda in Tv, non quello che è andato su Raiplay. E se qualcuno dice che questo è impossibile, faccio notare che invece si può fare, tant’è vero che lo si è fatto in occasioni di manifestazioni di Pattinaggio artistico su ghiaccio, quando alcune gare che erano state “spezzate” fra Raisport e Raiplay sono state ritrasmesse integralmente su Raisport. Quindi, per favore, evitiamo il bluff dell’impossibilità di avere, sia pure in replica, la gara intera.
Sulla grafica, vale a dire la suddivisione dello schermo in più inquadrature, avevo già fatto notare in altre occasioni l’assurdità di questa scelta. Una gara in corso e una intervista in contemporanea, schermo diviso in due in orizzontale, con perdita di spazio delle fasce superiore e inferiore, non si riesce a vedere cosa succede nella gara e si vedono le testoline di intervistatrice e intervistato. E questo su uno schermo di 65 pollici, figuriamoci su uno normale. La scelta migliore, vale a dire la gara a schermo intero e un piccolo riquadrato in un angolo per le interviste, sembra una bestemmia per la Rai. E chiudo con le interviste. E’ mai possibile che la povera Elisabetta Caporale debba essere costretta a fare il doppio e triplo lavoro di fare domande, tradurle per gli atleti stranieri, tradurre le risposte, magari dover chiedere un’altra cosa su un argomento venuto fuori dalla prima risposta, quindi dover tradurre anche quello per poi tradurre l’ultima risposta. Forse i dirigenti Rai non sanno che i giornalisti a bordo piscina hanno tempi contingentati per le interviste, gli atleti possono restare poco tempo in ogni postazione Tv proprio perché ce ne sono tante, trattandosi di Mondiali, e non possono restare lì per troppo tempo, considerato anche che subito dopo ci sono altre gare e altri atleti che arrivano nelle postazioni Tv. Ma un traduttore simultaneo da studio, come avviene normalmente in tante altre trasmissioni della stessa Rai e di altre emittenti, non è possibile? Insomma, tanto per fare un esempio, gli ospiti stranieri a Sanremo sono intervistati col traduttore simultaneo, alle gare sportive no. Problemi di soldi? In ogni caso, lo sport continua a essere il grande penalizzato.
1] SEGUE