Sono la coppia d’oro del nuoto italiano. Fabio Scozzoli, 31 anni da Forlì e Martina Carraro, ventiseienne di Genova. Fidanzati dal 2016 vivono la loro quarantena nella casa di Imola, dove vivono e si allenavano quotidianamente fino alla comparsa del coronavirus. Per loro parlano le medaglie ed i titoli conquistati. Ranisti entrambi. Fabio è il capitano della nazionale azzurra. Introverso, timido, ma con una determinazione fuori dal normale. Non lesina mai, se richiesto, un consiglio ad un compagno di azzurro, anche se in acqua è un avversario. A detta di tutti è davvero il Capitano con la C maiuscola, quello che dà equilibrio a un gruppo. Tanti, tantissimi titoli e primati nazionali nei 50 e 100 rana. Un argento mondiale a Shaangai 2011, un oro agli Europei in corta nel 2012. Martina è più solare, pazzerella come si confà ad ogni buon ranista. Allegra, sempre alla caccia di cose nuove da fare. Nonostante non sia più una “pivella” è l’astro nascente del panorama azzurro, una delle prime raniste al mondo in tutte e tre le distanze. Competitiva dai 50 ai 200, ha nei 100 il suo cavallo di battaglia. Nel 2019 ai Mondiali di Gwangiu ha conquistato la medaglia di bronzo nei 100 rana (prima italiana di sempre a risucirci) e agli Europei in vasca corta di Glasgow, a dicembre 2019, ha messo a segno uno storico triplete Oro nei 100, argento nei 50, bronzo nei 200. L’arrivo del covid 19 in Italia ha stoppato la preparazione dei due campioni. Si apprestavano a disputare i Campionati Italiani Assoluti a Riccione a metà marzo, A conquistare il matematico pass per l’Olimpiade. Poi è saltato tutto ed ora si ritrovano “pesci fuor d’acqua da due mesi” con tante incognite, ma la volontà di chi non si vuole arrendere mai.
Come era il vostro stato di forma in vista degli Assoluti ?
Scozzoli: “Stava andando tutto bene. Avevo programmato tutto per essere al top per Riccione e i test dicevano che la strada era quella giusta. Il collegiale a Tenerife stava dando i suoi frutti, poi ci siamo dovuti arrendere ad una situazione troppo più grande di noi. E va bene così, l’essenziale è che si torni al più presto alla normalità.”
Carraro:” Molto bene. Avevo i 100 nelle mie braccia, ma volevo fare un bel tempo sui 200. Una distanza che non è mai stata la mia, ma che nel tempo sto cominciando ad amare ed è stimolante nuotarla ad alti livelli. Credo di essere stata una delle ultime atlete ad aver gareggiato e proprio in Cina. A metà gennaio in vasca lunga. Pochi giorni, chiusa fra albergo e vasca, ma non si percepiva alcun pericolo.”
Quale è stata la reazione al rinvio di un anno dell’Olimpiade?
Scozzoli: “Non si poteva fare altro. La situazione era troppo grave da tutti i punti di vista. Da quello pandemico e dal punto di vista degli allenamenti. Nessuno ha più potuto allenarsi come doveva. Qualcuno come noi nemmeno ha visto l’acqua, quindi il CIO non poteva che rimandare.”
Carraro: “Non è il momento di dire giusto o sbagliato. Andava fatto. Il CIO deve salvaguardare la salute degli atleti, il regolare svolgimento delle gare. Forse la decisione andava presa anche prima, perché per una quindicina di giorni noi P.O navigavamo a vista senza alcuna idea di quale sarebbe stato il domani.”
Cambia qualcosa lo slittamento di un anno di Tokyo?
Scozzoli: “Per me sì. Anche se non penso assolutamente al ritiro dopo i giochi olimpici. Un anno in più si fa sentire per un “vecchietto” come me. Ho molta concorrenza interna. Martinenghi ha già conquistato il pass a dicembre. Il mio compagno di allenamenti ad Imola Poggio è in rampa di lancio. Terrò duro.”
Carraro: “Non più di tanto, anche se nel nuoto da un anno all’altro può uscire la ragazzina prodigio che batte tutti. Ripartiamo tutti quasi da zero. Mi dicevano che potevo valere un podio olimpico. Intanto devo raggiungere la qualificazione in Italia, poi vedremo. Di sicuro rispetto a Fabio ho più difficoltà nel tenere alta la concentrazione. Lui vive per allenarsi. Io senza un obiettivo ben preciso tendo a distrarmi, ma c’è lui che mi aiuta.”
Nicolò Martineghi per Scozzoli, Benedetta Pilato per Carraro. La rivalità è già ad altissimi livelli in Italia?
Scozzoli: “Penso che Tete (ndr Martinegnghi) abbia più talento di me e che adesso stia maturando molto. Io però non mi rivedo in nessuno di questi ragazzi emergenti. Ho effettuato un percorso diverso. Loro sono esplosi da bambini. Io fino ai 15 anni nemmeno ero preso in considerazione e non sono mai stato convocato nelle nazionali giovanili.”
Carraro: “I risultati di Benedetta parlano da soli. Vincere un argento mondiale a 14 anni è tanta roba. C’è molta differenza d’età. Non posso dire né che ci sia amicizia né rivalità. C’è molta amicizia con Arianna Castiglioni. In acqua ci scanniamo, fuori siamo complici. Ma è normale abbiamo fatto insieme tutto il percorso natatorio.”
Come è la vostra giornata tipo?
Scozzoli: “E’ una quotidianità strana. Non ci sono più i ritmi serrati degli allenamenti, delle gare. Eravamo abituati ad andare a letto molto presto, ora non si va prima delle 23,30. La sveglia è casuale. Può essere alle 8 come alle 10… Poi colazione. Un breve allenamento di mobilità. L’uscita a turno con Clara il nostro cocker. Pranzo, relax e dalla 15,30 alle 18 allenamento rigorosamente differenziato Io lavoro molto con i pesi e gli elastici. Sono fondamentali per ricreare la nuotata a secco. Ringrazio il mio vicino del piano di sopra che mi ha permesso di attaccarli al suo poggiolo.”
Carraro: “La stessa, anche se cerchiamo di ritagliarci degli spazi solo nostri perché se non andremmo fuori di testa. Io ad esempio cucino molto. E mi sono scoperta bravina. Lasagne, tiramisù, pesce da buona genovese. E poi faccio il pane, alle ore più assurde, magari a mezzanotte ma lo faccio. Ho iniziato a fare il lievito madre e devo dire che è un impegno quasi più probante di un allenamento. Io faccio pesi grazie a Fabio che appena scattata l’emergenza ha comprato su internet una sorta di palestra con bilancieri e pesi. E’ stato lungimirante perché chi ci ha provato dopo di noi ha trovato tutti gli attrezzi esauriti. E poi, visto che non mi piace fossilizzarmi mi sono iscritta ad un corso di zumba. Lo faccio quando Fabio è in garage per fare palestra. Pensa che sia matta, ma è faticosissimo. Noi nuotatori siamo proprio delle schiappe fuori dall’acqua. Diciamo che io mi alleno per obiettivi. Fabio per il piacere di farlo. E’ un bisogno come mangiare.”
Pregi e difetti dell’altro dopo due mesi di convivenza 24 ore su 24?
Scozzoli: “Il brutto è che Martina non ascolta niente e nessuno. Va avanti per la sua strada. Il bello è che mi completa veramente. In questo periodo ho avuto la conferma che è una fantastica donna di casa. Io cerco di aiutarla ma fa davvero tutto lei senza farlo pesare. Cucina divinamente. E’ la donna da sposare…”
Carraro: “Fabio è un gran testardo c’è poco da fare. Però è dolcissimo e si prende cura di me come nessuno saprebbe fare. Non dà mai nulla per scontato nella vita di coppia. Stiamo insieme da tanto. La scintilla è scattata a Tenerife ad un collegiale nel 2016. Il problema è che io ero già impegnata, anche se la storia stava finendo. Fabio ha fatto un po’ di pressing e quando siamo tornati in Italia io ho lasciato il mio ex e ho ceduto al suo corteggiamento.”
A quando il matrimonio?
Scozzoli:“Ci sentiamo già una famiglia, ma crediamo entrambi nel matrimonio. Faremo anche questo passo, dateci un po’ di tempo. Sogniamo anche noi di avere dei figli. Stiamo facendo le prove con Clara e devo dire che io sono molto più severo di Martina. Per lei farebbe tutto quello che vuole. Ogni tanto discutiamo su dove sposarci. Io premo per Forlì che è casa mia. Lei dice che non può spostare tutti i parenti da Genova e che il matrimonio si fa a casa della sposa… Vedremo. Un accordo lo troviamo…”
Carraro: “Io ufficialmente non so niente. E’ timido anche in questo. Ogni tanto apro un giornale e leggo “Scozzoli sposerà la Carraro.” Lo vengo a sapere da lì… No, scherzo… E’ nei programmi. Lo faremo nel momento più giusto.”
Il sogno di entrambi?
“Una bella famiglia e….. una casa con piscina. Questa astinenza da acqua ci ha fatto capire che il requisito fondamentale della prossima abitazione sarà la vasca. Da lì non di scappa.”
Paola Provenzali