L’anno scorso, dopo i Campionati Europei di Berlino, scrissi un articolo esprimendo dei dubbi sul percorso agonistico del nostro grande talento Filippo Tortu(foto Iaaf). Lo stesso tema trattai quest’anno sottolineando l’incongruenza per la mancata partecipazione ai Campionati Italiani Indoor e soprattutto agli Europei Indoor di Glasgow. Sia chiaro mai ho voluto mettere in dubbio le qualità tecniche del giovane sardo-brianzolo e soprattutto la sua eccezionale formazione educativa, merito di genitori di primordine. Il mio dubbio era solamente limitato al sua approccio agonistico fatto solo di poche gare e soprattutto di gare “facili” per condizioni ambientali favorevoli e pochi avversari di rilievo: vediamo.
A Savona (correndo nel rettileo opposto con un po’ di vento) o a Madrid (a circa 700 metri di altitudine) e di recente a Rieti (a 400 metri di altitudine e con un vento di 2,4 a favore, che sarà stato una “bava” per il riconoscimento ufficiale del risultato, ma che in termini cronometrici significa un vantaggio di oltre 15 centesimi).
Di fatto le uniche vere gare per lui erano state quelle del Golden Gala a Roma e la finale dei Campionati Europei a Berlino: un terzo ed un quinto posto.
L’atletica non è uno sport dove si eccelle grazie a gare a cronometro, ma dove ci si batte uomo contro uomo. È comprensibile come la caduta di una barriera così significativa come quella dei 10 secondi netti nei 100 metri e il superamento di un record che apparteneva (da quarant’anni …) a Pietro Mennea, abbia potuto infiammare i media, l’opinione pubblica e abbia creato aspettative maggiori. Ma per salire sul podio e vincere gare importanti e di livello non basta. L’altra sera a Stanford l’abbiamo visto in difficoltà, lottare per un settimo posto in DL: la verità è che davanti c’era chi mostrava d’aver fame e mordeva la pista, mentre il nostro dava l’impressione di essersi appena alzato da tavola. Sbaglio?
D’altronde la storia dell’atletica internazionale ci dice che raramente – a livello Olimpico o Mondiale – un velocista con meno di 22 anni sia salito sul podio. C’è riuscito proprio Mennea che a Monaco 1972 vinse il bronzo olimpico sui 200 a 20 anni e 68 giorni, A livello Europeo sul podio più alto ci è riuscito solo Valéry Borzov, che a meno di venti anni vinse il titolo ad Atene 1969, tra l’altro in una delle finali più modeste, e contestate, degli Europei.
Va detto ancora che oggi – con un tempo pur prestigioso di 9”99 – ti collochi a mala pena nei primi 20 del mondo (2018) e nemmeno nei primi 10 all-time europei. E poi bisogna sempre ricordare che è impossibile, e non giusto, paragonare risultati cronometrici conseguiti a distanza di oltre trenta/quarant’anni, in condizioni completamente diverse e con l’attuale continua evoluzione tecnologia di piste e scarpe chiodate. Quindi tutto da buttare? Assolutamente no, anzi, ma a condizione che il percorso agonistico sia quello giusto e che preveda non solo facili gare ma confronti d’alto livello, soprattutto. Mi pare di aver già ricordato come Livio Berruti, un atleta simile tecnicamente ed umanamente a Filippo Tortu, agli Europei del 1958 non ottenne del 4° posto in semifinale nei 100 con 10”8 e si ritirò in semifinale nei 200.
Per questo motivo ora mi sono convinto che dopo le esperienze non eccezionali fatte a Roma al Golden Gala, poi ad Oslo, Ostrava e Stanford, Filippo Tortusia sulla strada per diventare quel grande campione che il suo talento e la sua serietà meritano. Quando ciò avverrà? Anche prossimamente o comunque soprattutto nei prossimi anni. Tutto dipende dagli ottani che ha incamerato nell’inverno scorso e quelli che saprà incamerare negli inverni futuri. Non sono un tecnico, ma il ragazzo mi pare ancora abbastanza fragile fisicamente. La sera degli 80 anni di Berruti a Torino, da quella persona educata che è, mi ha salutato e mi ha stretto la mano. Non ho avuto la sensazione che quella mano avesse mai sollevato anche modesti bilancieri.
Non voglio mettere in discussione la capacità tecniche del padre Salvino. Io conservo un biglietto da visita che lui mi ha dato nel quadriennio passato quando era, come dice il biglietto, responsabile del marketing della FIDAL. Incarico che ha ricoperto fino al 2016. Poi grazie al figlio ha dirottato altrove i suoi interessi. Ma sono sufficienti pochi anni per saper allenare un talento come Filippo? Io pure ho fatto una grande carriera nel marketing sia alla IAAF che alla EAA. Ma mai ho pensato di poter fare il tecnico.
Non meriterebbe che, appena finita questa stagione, con molta umiltà e con la supervisione di Antonio La Torre, si mettessero attorno al tavolo Salvino, Locatelli, Di Mulo, Bonomi, e forse anche Stefano Tilli per leggere i “libri” (come li chiamava Carlo Vittori) dell’allenamento di Filippo? Non per creare dei dubbi o delle sfiducie, ma per rafforzare convinzioni e centrare gli obbiettivi.
Per il momento mi sono divertito a stendere un mio Ranking dei nostri velocisti. Sicuramente questo farà incavolare il clan Tortu. Ma secondo il “teorema Enzo Rossi” questo è un ingrediente essenziale ed un pre-requisito per arrivare alle prossime gare ed alle prossime stagioni con il giusto approccio e con la giusta incazzatura.
Ecco il mio ranking:
1. Pietro Mennea Ricordo solo i suoi principali successi
1 Oro olimpico (1980)
1 Bronzo olimpico (1972)
1 Bronzo olimpico nella 4×400 (1980)
3 Ori Europei
1 Argento mondiale (4×100)
1 Argento Europeo
8 Ori ai Giochi del Mediterraneo
5 Ori alle Universiadi
1 Oro agli Europei Indoor (1976)
Record del mondo nei 200
Record Europeo nei 100 e nei 200
2. Livio Berruti 1 Oro olimpico (1960)
Finalista olimpico nei 200 e nella 4×100 (1964)
Finalista olimpico nella 4×100 (1968)
Finalista europeo nei 200 (1966)
2 record del mondo nei 200
3. Pierfrancesco Pavoni Argento europeo nei 100 (1982)
Argento mondiale nella 4×100 (1983)
Finalista mondiale nei 100 e nei 200 (1987)
Bronzo Europei Indoor (1987 e 1990)
4. Sergio Ottolina Bronzo europeo nei 200 (1962)
Finalista olimpico nei 200 e 4×100 (1964)
Finalista olimpico 4×100 e 4×400 (1968)
Primatista europeo nei 200 (20″4) nel 1964
5. Stefano Tilli 2 Ori mondiali Indoor (1983 e 1985)
Argento mondiale nella 4×100 (1983)
5 Ori ai Giochi del Mediterraneo
1 Bronzo europeo nella 4×100 (1990)
Finalista olimpico nella 4×100 (1984 e 1988)
Finalista europeo nei 100 (1990)
6. Carlo Monti 1 Bronzo olimpico nella 4×100 n(1948)
1 Bronzo europeo nei 100 (1946)
7. Pasquale Giannattasio Oro europeo Indoor 60 (1967)
2 Ori e un argento ai Giochi del Mediterranei
Finalista olimpico 4×100 (1964)
Finalista europeo (1966)
Primatista italiano 100 m (10”26) superando il record di Berruti
8. Ennio Preatoni 3 volte finalista olimpico nella 4×100
2 Ori ai Giochi del Mediterraneo nella 4×100
1 Oro nella 4×100 alle Universiadi (1967)
1 Argento europeo nella 4×100 (1971)
9. Filippo Tortu
10. Andrew Howe, Simone Collio e altri.
Stiamo entrando nel mese di luglio, come dire nel rettilineo finale verso i mondiali di Doha. L’atletica azzurra ha fatto vedere delle buone cose ma la strada per eventuali medaglie è ancora in salita. Seguiamo con attenzione i risultati delle prossime settimane e poi se volete leggere i risultati comprate il Corriere dello Sport o Tuttosport perché nonostante gli sforzi di Andrea Buongiovanni, e qualche incursione estemporanea di Fausto Narducci, sulla Gazzetta lo spazio per l’atletica è limitatissimo e non ci trovano i risultati neanche negli annunci economici.
*articolo ripreso da www.sportolimpico.it