Qual è il vero Joker dello sport, quello del basket che ha firmato il primo anello di Denver da doppio MVP delle finali NBA o quello del tennis che di Slam se n’è appena cuciti addosso 23, record maschile, riconquistando il numero 1 in classifica? Il soprannome e la corona della propria disciplina, oltre alla fama mondiale, insieme all’ultimo, eclatante, urrà ottenuto in contemporanea, non è l’unico elemento in comune fra Nikola Jokic e Novak Djokovic. Che sono entrambe serbi e sventolano orgogliosi il vessillo di una nazione sportivissima, di 6.8 milioni di persone che domina due dei cinque sport più popolari in un pianeta di 7-8 miliardi di abitanti. Oltre a farsi valere in tantissime altre discipline, a cominciare di quelle di squadra. E questo anche a livello femminile. A testimonianza di fisici, ma anche talenti e motivazioni eccezionali, e di una tradizione sportiva che contraddistingue da sempre l’ex Jugoslavia. Parola del re del tennis: “E’ incredibile, siamo super orgogliosi di Joker, non sempre la gente capisce quanto un atleta sia importante, a volte lo capta veramente solo quando si ritira. Tre anni di fila MVP della stagione regolare e poi anche dei playoff e delle finali… E’ un giocatore di basket incredibilmente forte e intelligente. Non sono un esperto di basket, ma lo amo e lo seguo molto. So come la gente del suo mondo lo giudica e lo considera per il suo modo di giocare, ed è impressionante sentire i complimenti che gli fanno muti come Jordan, Shack e LeBron. Essere il migliore nella lega basket più importante del mondo per tanto tempo è qualcosa di stupefacente, riuscirci partendo da una piccola città del nostro piccolo paese, e rimanere ancora tanto umile e semplice è ancora più sorprendente ed affascinante. Tanto di cappello, davvero, mi inchino”.
SOPRANNOME
Per il 28enne centro di 2,11 dei Nuggets il nomignolo di Joker è nato da un errore. Mike Miller, ex pro oggi procuratore di Paolo Banchero, aveva storpiato il nome del ragazzo serbo chiamandolo “Jo-kitch” e non “Yo-kitch”. Da cui “Joker” sulla scia del personaggio cinematografico. Solo poi, col bum del giocatore, ha sposato il brand: “Il suo stile di gioco mi sembra che sia proprio così: dal modo di migliorare gli altri alla creatività nel passare la palla agli incredibili e continui miglioramenti suoi, anno dopo anno”. Invece per il 38enne tennista di Belgrado “Joker” nasce dalle prime imitazioni che faceva sul campo, soprattutto di Nadal e Sharapova, scatenando le risate del pubblico e parecchia stizza da parte dei colleghi. Quindi un riso un po’ amaro che si è trasferito su una pubblicità di una nota marca di abbigliamento sportivo, in cui Djokovic è stato rappresentato così. Dopo di che il nomignolo ha fotografato un atleta dalla grande personalità e dallo stile di gioco imprevedibile. Anche per quel suo ghigno che, quando gli appare in faccia, promette davvero poco di buono per gli avversari come aggressività e motivazione.
SPORT
C’è di più. Sia Jokic che Djokovic hanno praticato sin da piccoli tanti sport, da domenica circolano immagini, a 6-7 anni, del futuro asso NBA con in mano la sua brava racchetta da tennis. Entrambe sono ottimi papà e mariti e festeggiano i loro successi mostrandosi anche coi figli, ridendo e scherzando amabilmente con loro. Entrambe sono arrivati al vertice partendo dal basso e con tante difficoltà. Jokic è il giocatore con il punteggio più basso nel draft (41esimo nel 2014) ad essere nominato NBA MVP. Djokovic non aveva agganci tennistici in famiglia e ha dovuto debellare due mostri sacri come Federer e Nadal, affinando le sue armi negli anni. E, nel corso della trionfale campagna del Roland Garros, si è allenato con la maglia numero 15 proprio dell’amico a Denver, col quale si è complimentato subito dopo la conquista dello storico anello. E Jokic in conferenza stampa ha confermato, divertito: “Mi ha mandato un messaggio. E’ straordinario nel suo sport, continua a scrivere la storia come uno uno dei migliori se non il migliore di sempre. Avere lui che ci rappresenta nel mondo è un grande onore e penso che la gente in Serbia è molto contenta di avere un personaggio come lui
ITALIA
“Mi fa un po’ sorridere la sua passione per i cavalli, ma nello stesso tempo la mia stima per lui è ancor più grande perché insiste nei suoi interessi e nelle sue idee, senza preoccuparsi di bello che pensa la gente. Mi inchino”. Anarchico e determinato com’è un Joker stima molto l’altro Joker. Anche se sorride ironico pensando evidentemente a come un gigante di 211 centimetri d’altezza e 130 chili possa nutrire una simile passione. Chissà se sa che, come lui, che parla perfettamente italiano come la moglie Jelena – che s’è laureata a Milano – e ha manager e preparatore atletico italiani, ha una stretta connessione col nostro paese. “I cavalli sono la mia valvola di sfogo”, ha dichiarato Jokic. Anche quando gioco seguo le corse, dei miei cavalli e degli amici che ho incontrato in Italia e negli Usa. I cavalli mi permettono di tenere la testa lontana dal basket quando ne ho bisogno, di rimanere calmo e rilassato. Li amo davvero, penso che sarà quello a cui mi dedicherò una volta finita la carriera”. Da piccolo sognava un futuro da driver, quindi nel trotto. Da grande l’anno scorso nel Gran Premio di Stoccolma è salito sul suo bravo sulky. Intanto si è ritagliato un presente da proprietario, legandosi all’amico Alessandro Gocciadoro, con una scuderia personale il cui nome più importante è Enzo Jet, 7 vittorie e un piazzamento su 9 corse. Ha acquistato due promettenti 2 anni, Farid Mil e Follia Wind. E non è difficile incrociarlo a Noceto (Parma), a Ferrara, nel Reggiano, all’ippodromo Savio di Cesena e all’Arcoveggio di Bologna. Si nota.
Vincenzo Martucci (tratto da supertennis.tv)