Francesco Verri è quello che si può tranquillamente definire l’uomo giusto nel momento sbagliato. Il nativo di Mantova vive la stagione migliore di un’intera carriera nel 1906, anno delle Olimpiadi Intermedie in programma ad Atene dove domina nel ciclismo su pista, ma che al tempo stesso non conterà mai nel computo dei successi ottenuti dall’Italia ai Giochi.
Il motivo è subito spiegato: le Olimpiadi Intermedie sono un’iniziativa promossa dal CIO per trovare un compromesso con la capitale greca, decisa a diventare la sede permanente della kermesse a cinque cerchi dopo la prima edizione del 1896. Per evitare lo scontro il Comitato Olimpico propone un’iniziativa quadriennale da svolgersi nel mezzo dei Giochi originali e che vede immediatamente un grande successo a dispetto delle Olimpiadi di Parigi 1900 e Saint Louise 1904.
Sarà soltanto un fuoco di paglia, tuttavia Francesco Verri ancora non lo sa. Nato a Mantova l’11 giugno 1885, Francesco si innamora quasi per caso del ciclismo vedendo quei pesanti mezzi muoversi lungo le strade della città dei Gonzaga. Usando come scusa che la bicicletta sarebbe servita al padre, a inizio Novecento ne affitta una e si cimenta in una gara in programma lungo le strade del centro finendo però distrattamente nella fontana di piazza Garibaldi.
Nonostante la disavventura, Verri non molla e nel 1905 si iscrive alla terribile Milano-Verona-Milano, una vera e propria maratona da percorrere su strade polverose e piene di buche. Al via ci sono i principali assi del ciclismo italiano delle origini, da Giovanni Cuniolo a Carlo Galetti passando per Eberardo Pavesi e Giovanni Rossignoli. Atleti che segneranno le prime edizioni del Giro d’Italia, ma questo non è ancora il momento. Quel ragazzo paffuto venuto dalla Pianura Padana fa man bassa e vince, ma la polvere non è il suo terreno preferito e ben presto si trasferisce sul parquet della pista.

“Cesco” preferisce affrontare la velocità, una competizione che prevede tre giri per un totale di un chilometro da vivere tutta d’un fiato sulle assi di legno e con un avversario da superare nel corso di un “faccia a faccia” senza esclusioni di colpi. Verri vince, domina, ma nel momento decisivo incappa in una giornata no e vede sfumare le proprie possibilità di partecipare alle Olimpiadi. Al ciclodromo “Umberto I di Torino” viene battuto da Federico Della Ferrera che tecnicamente strappa il pass per la Grecia. La Federazione non se la sente di lasciarlo a casa e, sostenuto da un’intensa campagna di stampa, Francesco viene chiamato per i Giochi Olimpici Intermedi.
Si rivela immediatamente una scelta lungimirante e vincente con Verri che conquista non solo l’oro nella velocità, ma anche nella cronometro e nei 5000 metri. Il mantovano è la star della compagine tricolore nonostante ci siano alcuni dubbi sul suo dilettantismo a causa della struttura fisica. L’azzurro non si ferma lì e si mette a disposizione del collega Dorando Pietri nella maratona offrendogli sostegno in bicicletta, ma dovendosi arrendere a causa dei problemi fisici che colpiscono il carpigiano.
A quel punto Verri lascia la Grecia e si trasferisce a Parigi dove vince il celebre “Gran Premio” disputando per due volte la volata a causa dell’errore nel conteggio, ma soprattutto a Ginevra dove vince il titolo mondiale della velocità. Ormai Francesco è una star e, nonostante decida di passare professionista, vince il titolo italiano per sei anni consecutivi venendo battuto soltanto nel 1912 soltanto dal fiorentino Antonio Polledri proprio in casa.
La decisione di accettare ricompense per il proprio lavoro gli impedisce quindi definitivamente di partecipare alle Olimpiadi ordinarie, ma non di dettare legge anche Oltreoceano. Nel 1913 sfida al Madison Square Garden il campione del mondo Frank Kramer e lo batte con un tempo di 11”1/5 negli ultimi 200 metri, mentre l’anno successivo supera per due volte il detentore del titolo iridato Émile Friol al velodromo Sempione di Milano.

Inizia la Prima Guerra Mondiale e Verri non si ferma passando alle pesanti “Sei Giorni” aggiudicandosi quella di Chicago nel 1915 in coppia con Oscar Egg (firmando il record di percorrenza, 4511,636 chilometri) e nel 1917 in tandem con Reginald McNamara. Tornato in Europa vince ancora due titoli italiani nel 1920 e nel 1921 prima di ritirarsi nel 1925. L’asso del pedale mantovano continua a seguire il ciclismo e guida il bresciano Benedetto Pola al titolo mondiale dilettanti nel 1934 e al quarto posto alle Olimpiadi di Berlino 1936, mentre nel 1935 guida la Nazionale al Tour de France.
La fine di Francesco Verri è veramente beffarda, così come la sua carriera. E’ il 6 giugno 1945, la guerra è finita da poco e l’ex ciclista si trova a Mantova per una cena in compagnia di glorie sportive di quel territorio come Tazio Nuvolari, Learco Guerra e Fabio Battestini. Si chiacchera, si beve lambrusco e ci si diverte dopo un quinquennio di guerra. In tarda serata Verri decide di ripartire in direzione Roma insieme all’ex-corridore Alfredo Sartini che guida la “Balilla” che dovrebbe riportarli dalla moglie e dalla figlia. Prima il viaggio notturno sulla Cisa, poi una breve sosta per controllare il motore e infine l’imbocco dell’Aurelia che conduce direttamente nella Capitale.
Nella Città Eterna non arriverà mai perché a Piombino la macchina esce di strada e si schianta contro un albero. Sartini si salva, mentre Verri muore sul colpo a nemmeno sessant’anni, portandosi con sé il ricordo di quell’edizione olimpica intermedia che non si ripeterà mai più.