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Ciclismo

Il Maestro e la bicicletta

Da Sport Senators 25/12/2020

Il nuovo libro di Marco Pastonesi è una conversazione fra Ernesto Colnago uno dei più talentuosi imprenditori nostrani che tanto lustro danno al Made in Italy, e la bicicletta che vediamo trasformarsi nel trascorrere del tempo

Una lettura entusiasmante, positiva, istruttiva e stimolante che assume un particolare significato in questi tempi. La storia raccontata infatti ha delle similitudini con i giorni che stiamo vivendo e con quelli che ci prepariamo ad affrontare. “Ernesto Colnago – Il maestro e la bicicletta” conversazione con Marco Pastonesi, giornalista sportivo e scrittore, affonda le sue radici negli anni della ricostruzione del dopoguerra in Italia, quando per lavorare si andava a tredici anni in bicicletta da Colnago a Milano, perchè “chi volta el cul a Milan, volta el cul al pan”.

Erano tempi diversi, che però forse dovremmo riscoprire per darci una possibilità di rinascita dopo la pandemia che ci sta così duramente colpendo. “Si lavorava a cottimo” ossia più si lavorava, più si guagnava; ci si dava del lei e ci si sentiva privilegiati, non sfruttati. Erano gli anni della ricostruzione e chiunque fosse munito di buona volontà ed intraprendenza avrebbe avuto la sua occasione; l’importante era prepararsi per saperla cogliere. Pastonesi ascolta e, pagina dopo pagina, ci racconta Ernesto Colnago, classe 1932, da quando bambino scopre “l’arte del Dio Vulcano” dal Fumagalli fino a divenire l’imprenditore che di notte forgerà il monoscocca che ha permesso a Pogacar di vincere l’ultimo Tour de France. Sullo sfondo la storia d’Italia e del “suo” Giro con tutti i volti e i nomi che hanno contribuito, e ancora lo fanno, a costruirne la leggenda; storie che si intrecciano con la vita di Colnago, narrate con cura ed evocate anche con una raccolta di foto in bianco nero che arricchisce  il volume.

Ma i protagonisti di questa conversazione sono due, inesorabilmente legati dal destino: Ernesto Colnago, uno dei più talentuosi imprenditori nostrani che tanto lustro danno al Made in Italy, e la bicicletta che vediamo nel trascorrere del tempo trasformarsi dalla semplice due ruote che nei primi anni del dopoguerra e poi dell’austerity garantì la mobilità agli Italiani, ad un vero e proprio gioiello di ingegneria che oggi permette a campioni e semplici appassionati di volare sulla strade come moderni centauri. Nel mezzo la nascita e la crescita dell’impresa di Ernesto Colnago e delle sue biciclette sempre più raffinate e studiate con una ricerca infinita nei materiali e nella aerodinamicità, grazie all’esperienza raggiunta come artigiano in bottega e come ciclista in sella. Impossibile citarle tutte, ma alcune è doveroso: la prima, in acciaio, La freccia di Cambiago, nel 1955; la Concept nel 1986, il prototipo della svolta, con telaio e congiunzioni in carbonio, nato con la collaborazione di un altro illuminato talento italiano, Enzo Ferrari; nel 1988 la Dual realizzata insieme alla Alan di Lodovico Falconi; nel 1989 la C35 for Ferrari, modello rivoluzionario con un telaio monoscocca realizzato interamente in carbonio; la BiTitan nel 1992, prima al mondiale 3 anni dopo con Abraham Olano; la CF1 nel 2000 ancora con Ferrari e che nell’acronimo celebra la collaborazione dei due imprenditori; nel 2014 l’aero-bike V1-3, prima con Elisa Longo Borghini al Giro delle Fiandre nel 2015; nel 2019 la V3-Rs, monoscocca in carbonio, prima al Tour de France con Tadej Pogacar e l’ultima nata, la G3X, in carbonio, la prima bicicletta gravel. E per ognuna di esse, una storia, quella di Ernesto Colnago e degli incredibili incontri che ne hanno modificato, tracciato il destino, raccontata tra la pagine in una lunga serie di aneddoti ed insegnamenti.
“Il Maestro e la Bicicletta” (edito da 66tha2nd,128 pagine, 15 euro) è un libro che non è però “solo” il riconoscimento di un talento imprenditoriale italiano, ma è anche un prezioso manuale di management, dove dall’esperienza del “sciur Ernesto”, meccanico, telaista, industriale, e tanto altro, chi ha idee, passione e intraprendenza può trarre ispirazione per dare vita alla propria di impresa. Scrive nel finale Pastonesi, “Di Colnago si prova nostalgia già quando, stretta la mano, scese le scale, chiuso il cancello, ci si rimette nel traffico di tutti i giorni. Ma un libro, questo libro, può aiutare ad alleggerire, se non a vincere, questa nostalgia. A sto mond, ghe voer di bon amis”. Ed è proprio così.

Benedettta Borsani

Tags: Il Maestro e la bicicletta, libro, marco pastonesi

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