Un dolce ritorno dopo un incubo che pareva senza fine. Nell’aprile 2019, la sigla Covid-19, la quarantena, i tamponi e gli infiniti modelli di mascherine chirurgiche erano sconosciuti al mondo. Le ombre dell’emergenza sanitaria, però, si sarebbero materializzate otto mesi più tardi: a Shanghai, sede del tracciato di F1, verranno infatti accertati i primi casi di Coronavirus. Di lì a poco, il mondo intero sprofonderà nel baratro.
Una lunga notte cupa dagli impatti devastanti sulla vita sociale della popolazione mondiale e con ingenti ripercussioni anche sulle competizioni sportive, F1 inclusa, la quale non organizzerà più alcuna gara in Cina fino al 2024, ossia circa un anno dopo la dichiarazione ufficiale da parte delle autorità cinesi della fine dell’emergenza sanitaria. Il GP che andrà in scena nel corso di questo fine settimana sarà, di conseguenza, il primo dopo cinque lunghi anni a tenersi regolarmente all’autodromo di Shanghai, che in quell’edizione dell’aprile 2019 era stato sede di una pietra miliare della storia della F1.
Il 14 aprile 2019, infatti, la Formula 1 festeggiò proprio all’ombra dei grattacieli della metropoli cinese lo storico traguardo del Gran Premio numero mille della sua storia, nonostante i numerosi e piuttosto ineleganti tentativi di Liberty Media di organizzare l’appuntamento tra le curve di Silverstone. Moltissime le iniziative della F1 che accompagnarono gli appassionati nei giorni immediatamente precedenti lo spegnimento dei semafori e che andarono a comporre una sorta di galleria amarcord social fatta di momenti indimenticabili e dei volti di alcuni tra i più grandi piloti di sempre, autori delle pagine più belle del Circus. Il focus, però, era ovviamente sul weekend di Shanghai per quello che allora era il terzo appuntamento del mondiale 2019.
Il carrozzone della classe regina approdò sulle rive del fiume Azzurro con Valtteri Bottas in testa alla classifica iridata complice la vittoria ottenuta nella gara inaugurale a Melbourne, ma con una sola lunghezza di vantaggio dal compagno di squadra Lewis Hamilton, vittorioso in Bahrain e con la Mercedes sin lì nelle vesti di asso pigliatutto. Il momento di straordinaria forma della scuderia di Brackley si riconfermò anche nelle qualifiche: pole position griffata Bottas proprio davanti all’allora campione in carica per soli 23 millesimi. A completare seconda e terza fila si schierarono le Ferrari, con Vettel davanti a Leclerc, al suo primo anno a Maranello, e le Red Bull, Verstappen quinto davanti al compagno Pierre Gasly.
Bizzarro il giro di ricognizione, nel corso del quale sia Verstappen che Robert Kubica, allora in forza alla Williams, finirono in testacoda, riuscendo però a posizionarsi regolarmente ai nastri di partenza. Al via lo scatto migliore fu quello di Hamilton, che prese subito il comando davanti a Bottas e Leclerc, a sua volta più bruciante al via rispetto al collega di sedile Vettel. Mentre le due Mercedes si lasciarono subito alle spalle la concorrenza dopo un regime di Virtual Safety Car causa contatto tra Kvyat, Racing Point, e le due McLaren di Sainz e dell’allora rookie Lando Norris, Ferrari si ritrovò in lotta con Verstappen per il gradino più basso del podio. L’olandese tentò l’undercut con il cambio gomme al diciottesimo giro, ma nella successiva finestra venne richiamato ai box Sebastian Vettel, con il tedesco che riuscì così a difendere stoicamente la terza posizione. La tattica si ripeté quasi venti giri più tardi, e ancora una volta produsse gli stessi effetti che arrisero al quattro volte campione del mondo iridato di Heppenheim. In testa, la Mercedes non fallì alcuna operazione ai box, con Hamilton che mantenne la prima piazza fino al traguardo davanti a Bottas in una gara insipida, priva di particolari emozioni, il tutto mentre Vettel conservò il terzo posto fino alla bandiera a scacchi davanti a Verstappen e Leclerc. Per Vettel si trattò del primo podio in stagione, mentre Mercedes conquistò la terza doppietta consecutiva. Sesto, invece, Gasly, il quale festeggiò, però, il suo primo giro più veloce in F1.
Altri tempi, altri protagonisti, altra Formula 1 e altri equilibri. Proprio come nell’omonimo gioco, nel corso del tempo in F1 e non solo gli scenari possono mutare molto rapidamente come legnetti che carambolano in differenti posizioni. Mercedes e soprattutto Toto Wolff ne sanno qualcosa: prima l’affaire Hamilton-Ferrari a squarciare il clima ovattato della pre-season, poi i pessimi risultati della W15 in galleria del vento e il conseguente difficile avvio in pista: sono infatti zero i podi ottenuti dalle frecce d’argento fino ad ora. La vetta della classifica allo stato attuale dell’arte è un’autentica chimera. In testa alla graduatoria, ovviamente, il solito Max Verstappen, che dopo il ritiro in Australia è tornato subito a riprendersi lo scettro in Giappone. L’olandese ha conquistato la prima piazza in tutte le corse alle quali ha partecipato per un totale di 77 punti e ben 13 lunghezze di vantaggio sul compagno di scuderia Sergio Perez. A quota 59 si trova, invece, Charles Leclerc, che nell’ultimo Gran Premio si è piazzato quarto. L’unico pilota ad aver interrotto la dittatura Red Bull in questo Mondiale è Carlos Sainz, trionfatore ad Albert Park. Per lui i punti in graduatoria sono 55 dopo essere salito sull’ultimo gradino del podio a Suzuka. Solo settimo George Russell (24 punti), addirittura nono il futuro ferrarista Lewis Hamilton in grado di raggranellare il misero bottino di dieci punti. Piange, giocoforza, anche la classifica costruttori: trentaquattro punti e quarta piazza a trentacinque punti dal terzo posto di McLaren.
La trama allo spegnimento dei semafori promette di essere sempre la stessa: Ferrari pronta al sorpasso ai danni delle astronavi di Newey, in un circuito, quello di Shanghai, in grado di mettere in difficoltà l’asse anteriore di casa Red Bull. Che sia già tempo di una prova di rinnovato furore da parte delle rosse?