I primi in assoluto a scendere sul ghiaccio nei Mondiali di pattinaggio artistico a Montreal sono due rappresentanti della Repubblica Ceca, nella gara delle Coppie: Federica Simioli e Alessandro Zarbo, tutti e due nati a Milano e lì residenti, allenati da Rosanna Murante e Barbara Luoni, italiane anche loro naturalmente. E’ la sintesi estrema del paradosso di questa “era” particolare dello sport su ghiaccio, cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina e proseguita con l’esclusione di atleti russi e bielorussi dalle gare, in teoria come atto di giustizia, nella realtà come atto di pura vendetta contro i rappresentanti più deboli della nazione ufficialmente “cattiva”. Come per gli sportivi, stesso discorso per le altre categorie “non protette”, legate all’arte, allo spettacolo e alla cultura in generale, vale a dire quelle su cui è facile “sfogare” la voglia di rivincita verso la Russia. Ovviamente, nessun provvedimento verso i russi che lavorano in occidente, come medici, avvocati, ingegneri, in generale chi è inquadrato con un normale contratto di lavoro. Così, lo sport si è fatto paladino di questa crociata e gusta, soddisfatto, i danni che ne derivano, in particolar modo nel pattinaggio artistico su ghiaccio.
Ma torniamo alle “bandiere” impreviste. Il pattinaggio ormai è un “melting pot” in cui è sempre più difficile distinguere la nazionalità degli atleti, il che è qualcosa di positivo quando tutto questo deriva da una scelta personale e non da una decisione obbligata se si vuole continuare a praticare lo sport. Nel caso di Simioli e Zarbo il passaggio alla Repubblica Ceca è spiegabile con la necessità di avere lo spazio che in Italia era molto stretto. Così, anche in virtù del fatto che la madre di Zarbo è ceca, la scelta è stata facile. Così come è avvenuto e avviene per tanti altri.
Ma per i russi non è così. Loro sono costretti a emigrare per poter ancora scendere sul ghiaccio. Così, si perpetua la grande presa in giro dei russi ai quali è vietato partecipare alle gare dell’Isu, ma che sono comunque presenti. Già nelle precedenti edizioni di Mondiali ed Europei ce n’erano più di venti per ogni evento. A Montreal la situazione non cambia: ci sono 24 russi in gara (più 4 riserve), distribuiti in varie nazioni. L’elenco completo può dare l’idea della situazione paradossale, con città russa di nascita e nazione per cui gareggiano:
UOMINI 7+1
Semen Daniliants (Mosca) Armenia
Fedor Chitipakhovian (San Pietroburgo) Armenia (riserva)
Vladimir Litvintsev (Ukhta Komi Republic) Azerbaijan
Georgii Reshtenko (San Pietroburgo) R. Ceka
Nikita Starostin (San Pietroburgo) Germania
Aleksandr Vlasenko (Tiumen) Ungheria
Lev Vinokur (Mosca) Israele
Vladimir Samoilov (Mosca) Polonia
DONNE 4
Anastasiia Gubanova (Togliatti) Georgia
Mariia Seniuk (Mosca) Israele
Anastasia Gracheva (Mosca) Moldavia
Ekaterina Kurakova (Mosca) Polonia
COPPIE 8
Anastasia Golubeva (Mosca) Australia
Anastasiia Metelkina (Vladimir) Georgia
Luka Berulava (Mosca) Georgia
Nikita Volodin (San Pietroburgo) Germania
Maria Pavlova (Mosca) Ungheria
Alexei Sviatchenko (San Pietroburgo) Ungheria
Daria Danilova (Mosca) Olanda
Ioulia Chtchetinina (Nizhnyi Novgorod) Polonia
DANZA 5+3
Asaf Kazimov (San Pietroburgo) Spagna (riserva)
Evgeniia Lopareva (Mosca) Francia
Gleb Smolkin (San Pietroburgo) Georgia
Mariia Ignateva (Ekaterinburg) Ungheria
Anastasia Polibina (Mosca) Polonia
Pavel Golovishnikov (Belgorod) Polonia (riserva)
Kirill Aksenov (Mosca) Slovacchia
Nikita Lysak (Klin) Slovacchia (riserva)
Quindi, in questi Mondiali ci sono 28 russi in rappresentanza di 13 nazioni. Cosa pensano della guerra, se parteggiano per Putin o se credono che sia un criminale non conta per l’Isu, basta che gareggino per un’altra nazione e tutto è a posto, il festival dell’ipocrisia. Nemmeno viene chiesto loro di “abiurare” la Russia e condannare Putin, come qualcuno ha chiesto in altri sport, no, sono automaticamente “puliti” dal peccato originale di essere nati in Russia. Alla faccia di qualsiasi principio dello sport.
E infine, ciliegiona (non ciliegina) sulla torta, ci sono gli allenatori russi, ufficialmente autorizzati e mai squalificati, a cominciare da Eteri Tutberidze, che si può notare nel “kiss and cry” insieme agli atleti russi sotto altra bandiera, come i “georgiani” Metelkina-Berulava. Adesso l’Isu sta proponendo di impedire anche a loro la partecipazione. Congratulazioni, se ne sono accorti dopo tre anni, un tempismo eccezionale. Resta da vedere come giustificheranno tutto questo, ormai siamo oltre le barzellette.
In ogni caso, è interessante segnalare, in questo grande circo dell’assurdo, una coppia particolare della Danza: Mariia Ignateva (russa di Ekaterinburg) che gareggia per l’Ungheria in coppia con Danijil Leonyidovics Szemko, ucraino di Odessa. Allora è possibile!
Lasciando da parte le miserie dell’Isu, ci sono Mondiali che, almeno per quanto riguarda la partecipazione del pubblico, sono nel posto giusto. Il Canada ha una grande tradizione e lo si nota già nella prima giornata di gare, quando il gigantesco Bell Centre, tempio dell’hockey su ghiaccio, è già pieno più della metà nel momento in cui scendono in pista le Coppie meno forti e via via si riempie sempre più. E’ una autentica fame arretrata di pattinaggio, visto che Montreal avrebbe dovuto ospitarli nel 2020 ma furono annullati per via del Covid. Ed è uno spettacolo bello, soprattutto se si fa il paragone con gli impianti mestamente mezzo vuoti del Grand Prix, perché l’assenza dei più forti, i russi, in almeno due gare su quattro, Donne e Coppie, è pesantissima sia dal punto di vista tecnico che spettacolare.
Quindi, inutile prendersi in giro, anche questi Mondiali, come i precedenti due, sono di livello tecnico inferiore, con punte di rilievo solo fra gli Uomini, con lo statunitense Malinin e il suo quadruplo Axel, e nella Danza con la sfida fra gli azzurri Guignard-Fabbri e gli statunitensi Chock-Bates, ma per il resto, Donne e Coppie, non ci siamo. Sono due gare, queste ultime, in cui ci sarebbero due podi con tutti atleti russi, e questo finisce con il falsare non solo il risultato della singola gara, ma anche la storia del pattinaggio artistico. L’eventuale terzo titolo consecutivo della giapponese Sakamoto nelle Donne sarebbe una gigantesca bugia e soprattutto una beffa per atlete, sia giapponesi che del resto del mondo, che hanno davvero fatto la storia di questo sport. Senza contare poi che il significato tecnico, senza quadrupli e con sporadici tripli Axel (e la Sakamoto non è in grado di fare né gli uni né gli altri), fa tornare indietro il pattinaggio femminile di quasi venti anni! Non è una cosa seria.
Fra le Coppie, il discorso coinvolge anche gli italiani, ma nel loro caso bisogna riconoscere che, anche se con i russi in gara non avrebbero possibilità di podio, hanno fatto così grandi progressi negli ultimi anni che una posizione tra la quarta e la sesta, a ranghi completi, sarebbe come una medaglia, per cui Conti-Macii e Beccari-Guarise meritano grande rispetto.
Finisco con un’altra nota triste. Io sono l’unico giornalista italiano presente a Montreal, e non è neanche la prima volta che ai Mondiali ci sono soltanto io (l’anno scorso a Saitama, in Giappone, c’era anche una giornalista, ma sempre di un sito privato), tutti i grandi mezzi di informazione, a cominciare addirittura dalla Rai, servizio pubblico, non ritengono opportuno spendere soldi per Mondiali in cui gli italiani, in Coppie e Danza, lottano per una medaglia. Meriterebbero più considerazione loro, per gli sforzi che fanno per tenere in alto la bandiera italiana, e lo meriterebbero tutti gli appassionati di questo bellissimo sport.