Esattamente un anno e un mese fa a Marbella, durante un incontro con Mannarino, un infortunio al polso aveva colpito l’austriaco Dominic Thiem, stoppandolo dopo quasi 250 settimane consecutive nella top 10. La scelta di non operarsi ha portato l’erede di Thomas Muster ad una lunghissima convalescenza e a un crollo in classifica, culminato con la sconfitta contro il boliviano Dellien nel primo turno del Roland Garros, del quale è stato 2 volte finalista. Dopo sei sconfitte consecutive nel 2022 la prima vittoria nel tour è arrivata soltanto la scorsa settimana con il finlandese Ruusuvuori. Segnando forse la sua ripartenza verso il vertice. Il confronto tra la dimensione attuale di Thiem e quella della sua migliore stagione, il 2020, appare quasi impietoso: è passato infatti dal trionfo allo US Open al termine dell’epica battaglia da 5 set in 4 ore con Alexander Zverev, dalla finale all’Australian Open e dalle prime ATP Finals di Torino al dover disputare, all’inizio di luglio, il Challenger di Salisburgo per mettere ore di gioco nelle gambe e intascare una piccola vittoria per il morale. Peggio ancora gli è andata al Roland Garros: dopo le 2 finali disputate contro Rafael Nadal nel 2018 e 2019, due anni fa l’austriaco era stato eliminato ai quarti al quinto set da Schwartzman per poi cedere già al primo turno l’anno scorso contro Andujar alla vigilia dell’infortunio al polso. Quest’anno a Parigi contro il modesto Hugo Dellien era sembrato lontanissimo dalla condizione migliore: lento di gambe, lontano dal suo “vecchio” ritmo di gioco ed incapace di fare male all’avversario anche coi colpi migliori. La scelta di non operare il polso era sembrata a questo punto davvero azzardata: il recupero, divenuto anche un documentario per l’affezionato sponsor Red Bull, ha comportato una lunghissima serie di terapie – che hanno incluso anche una ingessatura – al termine delle quali il polso era divenuto poco mobile e molto rigido.
Così, dopo una stagione fallimentare sulla terra battuta, nella quale Thiem era parso sulla giusta strada soltanto nel match a Roma contro Fabio Fognini (finito 6-4 7-6 per il ligure), la scelta è stata quella di saltare la stagione sull’erba e focalizzarsi sui tornei sulla prediletta superficie rossa che precedono l’estate americana. A Bastad Dominic, dopo avere eliminato al primo turno Ruusuvuori, ha centrato il primo successo dell’anno contro un top 20, lo spagnolo Bautista-Agut, seguito dalla sconfitta contro l’ex Next-Gen Baez. Le sensazioni positive sono proseguite questa settimana a Gstaad dove l’austriaco è riuscito a farci vedere scorci del suo migliore tennis: dopo avere perso il primo set per 6-4 contro Hugo Gaston ha ribaltato la situazione con un 6-1 7-6 e contro Federico Delbonis, dopo essere stato sotto per 5-2 ed avere salvato 2 set point, ha chiuso 7-6 6-3. Nel match contro il peruviano 115° al mondo Varillas (vinto per 6-4 6-3), non ha mai dato l’impressione di essere in difficoltà, anzi ha chiuso alla prima palla break aprendosi il campo con un rovescio incrociato prima di affondare con un dritto lungolinea che ha fatto tornare tutti quanti con la mente al 2020. Resta comunque molta la strada da fare soprattutto con la seconda di servizio (che porta soltanto al 30% di punti vinti) e l’evidente mancanza di partite contro i top player.
L’occasione ci sarà già nella semifinale contro Matteo Berrettini, anch’egli reduce quest’anno da un infortunio alla mano e poi dalla positività al coronavirus. La scelta in questo caso è stata ben diversa e il recupero molto più veloce: a soli due mesi e mezzo dall’infortunio alla mano, dopo aver deciso di risolvere subito il problema con un’operazione chirurgica, l’azzurro stava già alzando il trofeo del Queen’s. Il pronostico e le quote dei bookmakers sono dalla parte dell’italiano ma le difficoltà nel match contro Martinez (vinto 7-6 6-1 dopo avere perso la prima frazione per 6-3 ed aver rimontato da 1-5 al tie-break) e i risultati ottenuti in carriera sulla terra rossa da Thiem potrebbero spostare gli equilibri, spingendo ulteriormente il potente austriaco sulla strada del pieno ritorno.