“Nel tennis, dovrebbe essere consentito coaching su ogni punto. Il nostro sport deve adottare questo sistema. Probabilmente siamo uno degli unici sport globali che non usa il coaching durante il gioco. Dobbiamo renderlo legale. È ora che il nostro sport faccia un grande passo avanti”. Deluso dalle porte che continuano a chiuderglisi in faccia, Stefanos Tsitsipas lancia una crociata regolamentare.
Ha perso netto in semifinale agli Australian Open contro Medvedev vanificando l’impresa in cinque set contro Nadal; ha perso in finale a Barcellona mancando un match point contro Rafa, ha perso in tre set equilibratissimi contro Djokovic a Roma, ha perso da due set a zero contro Djokovic nella finale del Roland Garros dopo aver eliminato Medvedev e Zverev, e poi ha perso subito a Wimbledon con Tiafoe e al secondo turno ad Amburgo contro Krajinovic.
Il problema del dio greco dello sport mondiale è sé stesso, la sua qualità, la grande scelta di soluzioni che ha nel repertorio, talmente vasta da confonderlo, portandolo a decisioni sbagliate che paga a caro prezzo. L’ideale per lui sarebbe proprio avere un suggeritore che gli indica sempre la via e gli fa dribblare le trappole del nemico. Tanto che è fra i giocatori più puniti con l’ammonizione, per coaching, cioé per le segnalazioni illegali che gli arrivano dalla tribuna da parte di papà Apostolos e del super-coach Patrick Mouratoglou (già peraltro recidivo quand’è all’angolo del suo cliente più famoso, Serena Williams).
Tsitsipas ha torto o ha ragione? Il tema è talmente discusso che la WTA ha concesso un intervento in campo di un minuto per set alle giocatrici. Ma, una volta che, durante il Covid la deroga è saltata, nessuno se n’è davvero accorto.
Perché, sostanzialmente, una delle caratteristiche del tennis è legata proprio alla capacità del giocatore di trovare da solo le soluzioni per uscire fuori dai guai e trovare la strada per vincere comunque la partita. Il suo modo, anche quando le cose vanno male e l’avversario impazza.
Infatti, in passato, il più abile (e furbo) suggeritore del tennis, Ion Tiriac, ha fatto impazzire giudici e controllori ATP ma non è riuscito a trasformare in un fine stratega il pur fortissimo Guillermo Vilas.
Quel monello di Nick Kyrgios, che non gliene lascia passare una, ha subito risposto al tweet del greco: “Di solito le sue idee non mi dispiacciono, ma questa è terribile”. Sui social qualcuno sui social gli ha risposto malissimo: “Vuole cambiare perché perde”. Qualcuno è andato oltre: “Una mentalità davvero patetica”. Altri hanno ipotizzato che questa variazione favorirebbe i giocatori più forti, e ricchi, che potrebbero scritturare i tattici migliori ed aumentare ulteriormente la distanza con gli avversari.
Uno ha incitato Stefanos a tagliare il cordone ombelicale dal papà-allenatore: “Il momento dell’allenatore è prima della partita. Se non puoi giocare senza l’uccellino che ti parla continuamente nell’orecchio e ti dice cosa fare come puoi definirti adulto? Figuriamoci un giocatore di alto livello. Credi in te stesso, Stef, sei abbastanza forte”.
C’è chi ha ironizzato: “Suggerimento molto interessante. Per affrontare possibili disuguaglianze, si potrebbe creare un ‘pool di allenatori’ per ogni torneo. Tutti i giocatori potrebbero utilizzare uno di questi allenatori che lo consigli durante la partita. Come ‘Chiedi aiuto un amico’, di ‘Chi vuol essere milionario’”.
E c’è chi ha fatto riferimenti al golf: “Guardando l’Open tutti i giocatori parlano e si consultano col proprio caddy prima di ogni colpo, gli chiedono informazioni sul percorso e sulle distanze dei colpi, su come avvicinarsi al tiro, come calmarsi, come scegliere il bastone, eccetera”.
Non sono d’accordo con l’idea del coach in campo. Io penso di avere il miglior team del mondo e quindi penso anche che non sia giusto che io possa avvalermene mentre il mio avversario, che magari non ha nemmeno un coach, non possa farlo.
Tsitsipas è intervenuto a moderare la discussione: “Il tennis deve modernizzarsi, ma è difficile perché i tradizionalisti sono molto potenti e prevalgono”. Ma non ha convinto i puristi. “Ogni sport è un gioco di scacchi dal vivo. Devi risolvere i problemi. L’uso di un coach che pensi per te durante il gioco non dovrebbe mai essere consentito”.
E poi: “Il tennis è uno sport individuale. Non vince una squadra o un paese ma una persona singola che nel corso della partita è stata in grado di superare di testa e di gioco l’avversario”.
E ancora: “Ecco perché il tennis è così meraviglioso, perché i tradizionalisti ne hanno protetto gli aspetti migliori e più importanti evitando che venga bastardizzato in nome del profitto e dell’avidità. Gli amanti del tennis vogliono che resti puro e semplice. Altrimenti si sposteranno su altri sport”.
E sinceramente noi pure la pensiamo così.