Il guru argentino omaggia Carlo Magri, 83 anni, parmigiano, il più longevo presidente federale di questo sport. “Nel 1996 – racconta – gli dissi che il mio ciclo con la nazionale maschile era finito. Gli chiesi di passare alla femminile, era ora di cambiare. Ora dico grazie a Busto Arsizio, l’unica squadra ad avermi cercato, in estate, da quando avevo espresso la volontà di ritornare in panchina, appunto fra le donne. E mi spiace doppiamente che sia scomparso
https://www.youtube.com/live/ab2yyzd2P24
Beppone Brusi, testimone di quella mia epoca”.
Dalle giocatrici, Velasco pretende disponibilità incondizionata.
“Non devono pensare alle ferie, ai rimborsi spese, la nazionale resta il massimo traguardo a cui un’atleta deve aspirare”.
E, probabilmente, pensa a Paola Egonu.
“Sarò comunque sempre attento su certe scelte. Sono stato il primo a prevedere il ritiro più breve, cioè a lasciare il fine settimana libero. Nei 7 anni con l’Italia maschile, neanche telefonavo ai giocatori durante la stagione, per lasciarli concentrato per i club”.
A Modena vinse 4 scudetti di fila con Massimo Barbolini, ora a Scandicci
“La logica avrebbe voluto che lo portassi con me in nazionale, all’epoca, scelsi invece Angiolino Frigoni, per me più adatto, perchè già allenava in A1. Comunque, ora il mio secondo sarà proprio Barbolini, mentre Lorenzo Bernardi allenerà il dopo Parigi 2024, perchè si deve già pensare anche al dopo: volevo un pezzo da 90 che pensi al domani, alle giovani da inserire in vista del mondiale del ’25”.
https://www.youtube.com/live/ab2yyzd2P24
“Non si trovano medici neanche per gli ospedali, io vorrei una dottoressa, perchè è in grado di instaurare un rapporto diverso con le giocatrici, arrivando alle piccole cose all’interno del gruppo. Vorrei inoltre inserire un’allenatrice giovane che lavori con noi. Il preparatore fisico lavora insieme a me, io li ho sempre affiancati. Concederò alle azzurre una settimana di riposo dopo l’eliminazione dai playoff, poi cominceranno ad allenarsi. Il 4 maggio sono previste le superfinals, vedremo se ci saranno squadre italiane, poi inizierò la Vnl. Che va onorata per avere la certezza di disputare le olimpiadi e perchè con Europei e mondiali è l’unica manifestazione rimasta e sviluppa la capacità di adattamento.
Non si allena un esercito che va in guerra in un hotel a 5 stelle, l’importante sarò non creare eccessive aspettative”.
Velasco pensa ai campioni che hanno fallito le olimpiadi.
“A Tokyo 2020, nel tennis Novak Djokovic è andato per un oro olimpico scontato, neanche è arrivato sul podio. Bisogna adattarsi alle difficoltà, avere gli anticorpi alla tensione, creare condizioni dure a cui adattarsi. Parlate con i nonni che hanno ricostruito l’Italia dopo la guerra: non possiamo essere stanchi, serve sopportare stanchezza, tensione e aspettative, perchè a Parigi sarà così. Di solito iniziamo dalla fine, in genere si arriva alle olimpiadi dopo un quadriennio, noi le disputeremo dopo pochi mesi di lavoro assieme. Se l’Italia femminile portasse una medaglia, il movimento farebbe un salto enorme. In Italia la pallavolo è per le donne quanto è il calcio per i maschi”.
Velasco avrà il contratto di due anni, dal 1° gennaio.
“A Torino – spiega il presidente federale Giuseppe Manfredi – ho incontrato il presidente di Busto, dal consiglio federale ho ricevuto il mandato per non prevedere il doppio incarico. C’è stata una prima lettera, poi mi ha scritto Busto e abbiamo risposto. Julio aveva un contratto sino a fine 2024 per il settore giovanile. Quando ci lasciammo, disse: “Sono sempre legato alla ferazione, tornerei con altro incarico. Nel contratto avrò la possibilità di liberarmi in qualsiasi momento”. Julio si è potuto dimettere lunedì. Se Busto avrà lagnanze le farà valere nelle sedi opportune. Se Julio non si fosse potuto liberare, non l’avremmo ripreso. Nessuno ha voluto levare nulla a nessuno”.
Ancora Manfredi.
“Comincerà dal 1° gennaio, sennò avrebbe dovuto attendere almeno il 1° aprile, la chiusura di regular season. Il doppio incarico che la società chiedeva non mi pare il caso. Quando facciamo contratti, ci assumiamo le responsabilità. Con Velasco abbiamo concordato che è impossibile finire il campionato e riprendere un’altra avventura subito.
Mi spiace tantissimo per Busto Arsizio, è una delle società più belle, la nazionale però è un patrimonio di tutti”.
“Con il doppio incarico – aggiunge Manfredi, pugliese -, sarebbe difficile anche soltanto fare i sopralluoghi nei posti dei ritiri. E’ questione di testa, di indirizzo mentale. Velasco è stato il primo a non volere il doppio incarico, quando allenava la nazionale. Gli altri ct della pallavolo l’hanno con nazionali differenti dal campionato dove allenano, immaginate una semifinale scudetto con lui, a Busto Arsizio, e un altro tecnico ovviamente non ct dell’Italia”.
“Nel ’92 – rivela Velasco – il gruppo Ferruzzi mi offrì un assegno in bianco, vero, per allenare Il Messaggero Ravenna e la nazionale, rifiutai. Il presidente Carlo Sama mi disse: “Se il Coni è un problema, ci penso io”. Già allora ero convinto che un allenatore della nazionale in Italia dovesse restare solo per la nazionale. Sono rimasto sempre coerente, anche quando mi conveniva molto sul piano economico”.
Julio Velasco pensa a Mazzanti.
“Ha pure vinto medaglie, in questi anni, non merita di essere considerato un perdente. La nazionale del calcio ha vinto due mondiali e un Europeo quando mai avrebbe pensato. Sembra che il Paese sia il migliore o il peggiore, questo è parte del folklore. L’Italia di Mazzanti non ha vinto il mondiale nè l’olimpiade, però ha fatto andare in tilt le serbe agli Europei, davanti a 25mila tifosi. Sono un nemico giurato dei luoghi comuni, compreso copiare l’ultimo allenatore che ha vinto.
Non ricordo, peraltro, partite che l’Italia abbia perso per l’attacco, quando è successo è stato per la ricezione, ho preoccupazione per quella. Il problema è quando si hanno giocatrici scarse, non nella gestione delle atlete. Avere due opposte come Egonu e Antropova è la cosa migliore, semmai cercherò di migliorare le ricettrici. Occorre avere esperienza, bisogna essere pronti per le semifinali, quando c’è il grande salto di difficoltà, nella manifestazione. Cambiare ruolo a una giocatrice è complicato, bisogna che l’abbia sostenuto perlomeno in una finale di coppa Italia, occorre vedere se nella palla più importante regge il suo sistema nervoso”.
Velasco sarà sulla panchina dell’Italia anche nel 2025, quando avrà 73 anni, insegue il mito Giovanni Trapattoni, che lasciò l’Irlanda del calcio a 74 anni.
“Voglio ancora crescere, adattarmi. Il rapporto è diverso, con i giovani di cui sono stato direttore tecnico, nelle nazionali, e tra i professionisti. Ho paura solo della pensione, finchè posso essere in battaglia, ci voglio stare. Il premio Nobel Rita Levi Montalcini visse sino a 101 anni, diceva che il cervello invecchia per ultimo, l’importante è che stia allenato, facendo cose nuove. Non ho le dita per imparare a suonare la chitarra, eppure il cervello continua a essere fresco”.