Non ha perso solo quelle, ha perso se stesso. Come altri campioni, che avevano fatto del loro sport l’unica ragione di vita, una volta raggiunti gli obiettivi, non ha più trovato altre motivazioni e quindi la forza per rimettersi in carreggiata, sia come atleta che come uomo. E tutto questo in sette anni davvero da incubo, dopo quel fatidico 23 novembre 2009, il Giorno del Ringraziamento, tanto caro agli americani, quando, per scappare dalla moglie infuriata per le innumerevoli scappatelle coniugali, andò a sbattere con l’auto. Travolto dallo scandalo sessuale, smascherato nella sua dipendenza dalle donne giovani, belle e bionde, Tiger sembrava comunque superiore, da dio del golf, tanto che nel 2013 vinse cinque gare, compreso il Players Championship, è recuperò il suo numero 1 del mondo. Ma cominciò la sua Odissea, con una prima operazione alla schiena, la prima rinuncia al Masters 2014, una serie di tagli mancati, il miracoloso rientro al Masters 2015, chiuso al 17° posto, seguito però da una seconda operazione alla schiena e da tanti, troppi, rinvii, che sono culminati nella cancellazione dell’intera stagione 2016 dell’atleta-Woods, mentre l’icona-Tiger è riapparsa come vice-capitano degli Stati Uniti nella Ryder Cup, condita da altre promesse di un ritorno.
Ma non c’è stato niente da fare. Fra incertezze e debolezze, problemi fisici e psicologici, il fatidico ritorno di Tiger Woods è stato rinviato di torneo in torneo, fino al 2 dicembre, quando il Fenomeno è riapparso sul green, dopo 16 mesi, nell’Hero World Challenge con un 73-65-70-76 che l’ha tenuto lontano dalla vetta ma ha riacceso le speranze che fosse davvero guarito e potesse davvero riprendersi. Tanto che una famosa marca di bastoni l’ha subito scritturato, dando fiducia a lui e ai suoi fans.
Purtroppo, le cose sono andate ancora male. Il 28 gennaio di quest’anno, Tiger ha giocato il primo torneo ufficiale Pga dal 2015 ma ha mancato il taglio nel Farmers Insurance Open che aveva vinto 8 volte. E, il 3 febbraio, dopo il deludente 77 del primo giro al Dubai Desert Classic, si è ritirato un’ora prima delle seconde 18 buche per spasmi alla schiena della notte. Così da rinunciare al Masters per la terza volta in quattro anni, proprio il Major, il torneo più famoso del golf, il Wimbledon del golf, che ne ha caratterizzato la carriera. Di più, Tiger ha rinunciato proprio nel ventennale dell’impresa del’97, quando dominò l’Augusta National aggiudicandosi il primo Slam. La quarta operazione alla schiena, di aprile, sembrava averlo messo definitivamente k.o., ma magari, chissà, questo secondo incidente d’auto, gli creerà un contro-choc, dopo quello famoso del 2009, e lo riporterà alla vita.
Vincenzo Martucci