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Golf

Bravo, Chicco, il vero esempio di uomo normale che diventa campione col lavoro e l’umiltà 

Da Vincenzo Martucci 02/07/2018

Molinari non è super, non fa scalpore, non è smodato, ma s’è costruito pezzo dietro pezzo, partendo da un’ottima testa e solidi principi familiari. Il simbolo ideale di un’Italia che, purtroppo, non c’è  

Francesco Molinari che, crescendo come uomo e come atleta si sentiva stretto nel diminutivo Chicco, sarà stato il primo a stupirsi di essere diventato in un attimo Chiccuzzo nel momento stesso del trionfo. Cioé del primo titolo di un italiano sul Pga Tour Usa, conquistato frantumando il record dei colpi di distacco dal secondo, diventando il numero 14 del mondo, entrando in modo indelebile nella storia del golf “de noartri”, marciando verso la terza convocazione in Ryder Cup il 28-30 settembre, rafforzando la posizione in vetta alla classifica europea, la Race to Dubai. Bravo, bravissimo, eccezionale, unico. Perché il successo nell’Atlanta Open 1947 di Toney Penna, nato a Napoli, ma cresciuto ad Harrison e naturalizzato americano, è davvero troppo poco italiano per essere messo alla stregua di quello di Molinari.

 Molinari che merita ogni complimento. Anche se qualcuno, esagerando come sempre, griderà anche: “Molinari for president”! Succede tutti i giorni a noi italiani, così facili all’esaltazione così come all’abbattimento, e quindi in generale, all’eccesso. Così ugualmente generosi di pomposi complimenti e di vergognose cattiverie. Così capaci di salire sul carro del vincitore e di trasformare il risultato di un singolo in un intero movimento, addirittura nel simbolo di una autentica scuola, di una nuova tendenza, di un manifesto stupefacente. Anche se poi, dietro la vetrina di quest’unico, autentico, campione di risultati e di continuità, di comportamenti e di serietà, i problemi dei nostri green sono sempre gli stessi fra praticanti e campi pubblici, costi dell’attività troppo alti, circoli inaccessibili, sport non popolare. Con la prospettiva della prima, storica, Ryder Cup italiana, nel 2022, al Marco Simone, a Guidonia, una trentina di chilometri da Roma. Quando ci sarà l’Open d’assaggio del campo, come hanno fatto i francesi per la loro Ryder, per verificare anche problemi enormi come i trasporti, i posteggi, l’accessibilità al sito, l’ospitalità al mondo che sbarcherà in quei giorni facendo diventale Roma la capitale del golf? L’anno prossimo, dopo troppi Open d’Italia al nord, ci dovrebbe essere un avvicinamento, all’Olgiata Roma, su un campo però già bell’e fatto che non ha nodi da sciogliere. A fronte di una promozione reale e capillare di questo bellissimo e ancora sconosciuto sport che dovrebbe espandersi finalmente in tutt’Italia sia in orizzontale che in verticale, catturando davvero, non solo toccando, grandi e piccini, ceti alti e, almeno, medi. Senza illudersi di raggiungere quelli bassi.
   Tutto ciò contrasta in modo sconcertante con Chicco Molinari. Persona seria, allevata a valori sanissimi dai suoi genitori insieme al fratello Edoardo, marito e padre modello, atleta che non nasce superman, non ha colpi stratosferici, né la potenza di certi picchiatori impressionanti. Ma s’è saputo costruire pezzo dopo pezzo, partendo da un’ottima testa, sposando prima l’Inghilterra e poi l’America, per migliorare lo swing con coach Denis Pugh, il putt con Phillip Kenyon e quindi anche gli ultimi dubbi col mental coach Dave Allred. Fisioterapista, osteopata, dietologo, preparatore atletico: quale tassello ha tralasciato il 35enne di Torino con residenza a Londra? Nessuno. Ha continuato ad investire su se stesso, programmato, ha costruito, ha eluso le cose facili, ha puntato gli obiettivi più difficili, ha dribblato le perplessità di tutti, s’è votato al duro lavoro quotidiano, non s’è mai accontentato, è rimasto umile, ha rispettato sempre tutti, s’è migliorato in tutto.
Infatti, il giorno stesso del trionfo al Quicken Loans National nel Maryland – con il quarto giro da record chiuso 8 colpi sotto il par (62) per un totale di 259 (-21) – con ancora l’eco dei complimenti di Tiger Woods nelle orecchie e gli smodati applausi della sua amata Italia, sulla scia del trionfo europeo al Bmw Pga Championship di maggio e dell’esaltante secondo posto all’Open d’Italia, ha annunciato deciso: “Aver vinto il Quicken Loans National è stato qualcosa di magico. Non dimenticherò mai l’emozione di ricevere il trofeo e i complimenti dal mio idolo Tiger Woods. Sono veramente felice per un successo importante che mi ripaga dei sacrifici di inizio stagione, quando, dopo un avvio sotto tono, ho intrapreso un programma d’allenamento molto intenso, soprattutto sul gioco corto. Sentivo che sarebbe arrivato il mio momento. Questa vittoria è certamente di buon auspicio per i prossimi tornei. A partire dall’Open Championship, il major dove proverò, come sempre, a conquistare il titolo. Conto poi di tornare a giocare la Ryder Cup, entrando nel Team Europa di Parigi senza l’ausilio di una wild card, ma soltanto attraverso i punti del ranking. La strada è però ancora lunga e devo concentrarmi soltanto sul prossimo torneo del PGA Tour al quale prenderò parte: il John Deere Classic”.
  Bravo, Chicco, la tua gratifica, oltre al milione 278mila dollari di prima moneta, c’è soprattutto l’etichetta di esempio, per tutti, in tutto. Grazie.
Vincenzo Martucci
Tags: francesco molinari, golf, pga tour, Quicken Loans National nel Maryland, vittoria

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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