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Golf

Ritorno al futuro, ecco come rinasce Michelle Wie, quattro anni dopo

Da Vincenzo Martucci 06/03/2018

I genitori, il team, tanto allenamento, la maturità, troppi infortuni: la star annunciata torna a brillare all’improvviso, a Singapore

Bionda, donna, seria. La Michelle Wie che imbuca “il miglior putt della carriera”, come sottolinea lei, e vince a Singapore il primo torneo dagli Us Open 2014, è un’altra Michelle Wie, rispetto a quella bruna, ragazzina, sempre sorridente e sfrontata degli inizi. Proprio la maturazione, la consapevolezza, la coscienza dell’età e delle batoste, l’hanno portata, a 28 anni, a cominciare nel modo ideale l’ultimo giro a 5 colpi dalla capolista, e a spuntarla con una super rimonta e un putt di 12 metri alla diciottesima buca, chiudendo la gara a -17. Mentre, le avversarie dirette, Nelly Korda, che manca un birdie da nemmeno 3 metri, e Jenny Shin, che rovina tutto col bogey finale, si sono sciolte, di nervi, cedendole il torneo, con 19 dele prime del mondo, che Michelle definisce: “Lo Slam d’Asia”.
   “E’ stato folle, la mia testa sta volando a milioni di miglia all’ora”, ha detto di getto Michelle, dopo aver superato di un colpo Brooke Henderson (67), di due Jenny Shin (65) ed aver staccato Danielle Kang (70) e Nelly Korda (71). “Volevo vincere con tutta me stessa, soprattutto dopo quello che era successo all’ultimo giro l’anno scorso, quand’ero avanti io ma poi ero stata sorpassata da Inbee Park. Avevo come la sensazione di dover finire il lavoro. Sapevo che se avessi girato in 7-8 sotto il par avrei avuto una chance e questo era il mio unico obiettivo”.
    Questa Wie è molto lontana dalla bambina prodigio che collezionava record di precocità a raffica, da più giovane a conquistare l’Usga amateur championship, a più giovane Us Womens Amateur Public Links, a più giovane a qualificarsi a un LPGA Tour, abbracciando il professionismo ancor prima dei 16 anni (nel 2005), accompagnata da contratti pubblicitari multimilionari, grazie all’enorme bacino da cui attingere. Alta 1.83, un bel visetto dai lineamenti orientali, nata a Honolulu l’11 ottobre 1989, con doppio passaporto, statunitense per nascita, e sudcoreano – cui ha rinunciato nel 2013 – da parte dei genitori, Michelle Sung Wie, è stata da subito la campionessa annunciata del golf multietnico, la Tiger Woods delle donne. Con papà Wie Byung-wook, ex professore universitario, mamma Bo, ex campionessa dilettanti 1985 (e candidata a Miss Corea), e nonno paterno Sang-Kyu Wie, emerito cattedratico alla Seul National University.
   Questa Wie sembra molto più forte, dentro, anche di quella che poi nel 2014 si aggiudicava finalmente il primo Slam, agli Us Open. Prima di bloccarsi: “E’ stato un viaggio lungo, ho avuto degli infortuni, ho avuto un anno pessimo, ho perso tanta fiducia. Ma sono davvero orgogliosa di come me ne sono tirata fuori. L’anno scorso ho avuto una buona annata, ho ricostruito la fiducia in me stessa e voglio di continuare proprio da quel punto, e continuare a crescere”. Quattro anni fa, andava fiera del suo essere diversa dalle altre ragazze coreane che si allenano tutto il giorno per meccanizzare tutti i movimenti e dominare la scena, quasi le beffeggiava, vantandosi del proprio talento psico-fisico e anche intellettuale. Oggi dice: “Là fuori, sono le sensazioni che ti fanno andare avanti, sono quelle che ti fanno allenare per ore e ore. E, anche nei momenti duri, ti fanno tornare e ti fanno capire che cosa devi fare, qual è la situazione giusta, ideale”. La Wie del 2014 non avrebbe mai avuto il coraggio di rilanciare la figura dei genitori, tanto criticati dai media per la loro continua presenza: “Quando ho messo il putt, avrei potuto subito vedere l’immagine dei miei genitori che festeggiavano. La mia famiglia ha creduto fermamente in me e, forte di questo, io ho ricominciato a credere in me”.
   Il problema al dito, il guaio all’anca hip, gli infortuni al ginocchio e alla caviglia, gli spasmi al collo e anche l’appendicectomia. Michelle Wie ne ha avuto di ogni. “Non riesco nemmeno a fare una lista di tutti gli infortuni che ha avuto in carriera”, commenta il mitico coach dello swing, David Leadbetter, che la segue dai 13 anni. “Non credo ci sia una giuntura o un osso che non abbia avuto un problema. Il suo obiettivo principale quest’anno è evitare gli infortuni”.
Vincenzo Martucci
Tags: donne, ecco come rinasce Michelle Wie, golf, quattro anni dopo, Ritorno al futuro

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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