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Calcio

Non basta correre e asfissiare l’avversario. Chi attacca è premiato: la lezione del Napoli alla Juve!

Da Vincenzo Martucci 23/04/2018

La presunzione aveva bocciato Barcellona e Real in Champions, favorendo Roma e Juve. La rinuncia al gioco e alla brillantezza di Dybala e Huguain punisce i bianconeri: da +4 a +1 su Insigne e compagni a quattro giornate dalla fine col rischio del tracollo psicologico…

Se il tennis l’ha inventato il diavolo, chi ha inventato allora il calcio? Le ultime, recenti, avventure delle nostre squadre, fra serie A e Champions League, erano davvero impronosticabili, impensabili, inattese. Così è stato il recupero, completato dalla Roma sul Barcellona di Messi, a quello toccato con mano, ma sfumato a pochi secondi dal paradiso, della Juventus, contro il Real Madrid di Ronaldo, nei due indimenticabili incontri di ritorno dei quarti dell’ex coppa dei Campioni. Così sta accadendo in campionato dove, di partita in partita, con tanti altri micro-drammi nei 90 minuti, tutti i verdetti restano ancora incerti: lo scudetto che sembrava assegnato ai bianconeri, le quattro italiane che giocheranno le coppe 2018-2019, le due che retrocederanno insieme al Benevento. Transitando, tutti i protagonisti, fra emozioni contrastanti, dal trionfo al disastro, dalla sicurezza ai dubbi, all’esaltazione alla contestazione. E confermando l’estrema volubilità del gioco stesso, sempre più schematico, statistico, computerizzato, epperò sempre meno prevedibile. Con il sistema-Sarri e i suoi piccoletti, Insigne e Mertens, che si esaltano con il colpo di testa del gigante Koulibaly: uno schema, certo, perché il Napoli segna tanto da calcio d’angolo, ma che stride un po’ come il doppio dito medio che il tecnico mostra dal pullman ai tifosi della Juventus che l’insultano all’ingresso allo stadio e come le parole d’affetto che il tecnico regala alla gente di Napoli che aveva salutato la partenza della squadra nel suo viaggio verso la vittoria da sogno. L’impresa negata dai più per trasformare l’impossibile -4 dalla Juve nel -1 che, psicologicamente, oggi vale quasi un +1. In attesa delle prossime avventure, a San Siro contro l’Inter e a Firenze, dove si prospettano scenari imponderabili.
    Eppure le certezze ci sono. La Juventus attendista, fisica, che rintuzza continuamente il gioco avversario, soffocandone idee e propulsione e poi pesca continuamente 3-4 jolly dalla panchina d’oro, per vincere per stanchezza, non può giochicchiare e non tirare mai in porta come ha fatto contro il Napoli. Affidandosi solo al contropiede. Perché rischia di evaporare, schiacciata dal medesimo pressing a tutto campo che impone alle avversarie sin dal limite dell’aria, da asfissianti marcature, da corsa e fisicità. Svilendo i suoi giocatori di classe, come Dybala, che non è un cuor di leone – e mai lo sarà – ma che, per esaltarsi, ha bisogno di una partita d’attacco, come Higuain che, al termine della sua via crucis, coprendo tre ruoli insieme, non può possedere anche la freschezza necessaria sotto porta. Dal Crotone al Napoli, alla stessa Juventus, alla Lazio, alla Roma, all’Inter, all’Atalanta, le squadre più brillanti del nostro campionato, vince chi tiene in mano il pallino del gioco, chi attacca, chi ci prova. Sfruttando anche il fattore-tre punti. E, sempre di più, risolve nel finale, seguendo la strada della Premier League. Infatti le presuntuose squadre spagnole, Barcellona e Real, non sono naufragate proprio per aver rinunciato al gioco nelle partite di ritorno di Champions?
   VINCENZO MARTUCCI
Tags: calcio, juve napoli, serie A, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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