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Tennis

FENOMENO JABEUR, DONNA ARABA DELL’ANNO

Da Vincenzo Martucci 27/01/2020

La prima volta nei quarti di finale di uno Slam, dopo la vittoria al Roland Garros juniores 2011 e la prima finale Wta per una tennista tunisina (a Mosca nel 2018). La 25enne di Ksar El Hellar, ormai un simbolo, è stata premiata a Londra nel 2019

La foto dei tanti bar di Tunisi aperti a tarda sera con la gente incollata davanti alla tv sono la miglior pubblicità possibile del tennis, del fenomeno Ons Jabeur e delle donne. Così i primi quarti di finale in uno Slam di un tennista tunisino sono tre volte storici e indimenticabili per la 25enne dal braccio d’oro, alta appena 167 centimetri, che si fa largo battendo tre ex top-10 (Konta, Garcia e Wozniacki) e Qiang Wang, la castigatrice di Serena Williams. Ce la fa, perché favorita dalla palla più pesante e dai campi più lenti di questi Australian Open (come sostengono tanti partecipanti) e anche per la pesante preparazione invernale che ha effettuato con coach Bertrand Perret, dopo la delusione di fine 2019 a Mosca. Dov’è uscita al primo turno e, non confermando i punti Wta della finale di dodici mesi prima, è scivolata dal numero 53 al 78 mondiale, allontanandosi dall’obiettivo “top 20”. Ons Jabeur non ci sta. Non dopo le belle promesse da junior con finale la 2010 (persa con Elina Svitolina) e il successo al Roland Garros 2011 (contro Monica Puig), è diventata la prima nordafricana a firmare un titolo Slam sia pur under 18. Allora ha masticato amaro vedendo le rivali del tempo che salivano in fretta la classifica pro: “E’ stato un po’ frustrante, ma ho sempre saputo che il mio gioco è diverso, spesso ho tante di quelle opzioni che non so quale scegliere. Però sapevo che un giorno avrei trovato la chiave, dovevo solo aver pazienza e fiducia in me stessa. Confesso, mi è capitato di perdere la speranza, ma ho avuto sempre alle spalle una super squadra, la mia famiglia, che mi ha aiutato a continuare a sognare. Certo, mi ha aiutato essere testarda. Perché tanti allenatori hanno cercato di cambiarmi invece di insegnarmi quando era meglio fare la palla corta o variare il ritmi o cambiare taglio della palla, cose che so fare di natura, e che amo fare. Così come mi viene naturale scegliere la tattica giusta”.

Con queste armi Ons ha messo altre altre pietre miliari anche giocando nel WTA Tour: nel 2017, quand’è diventata la prima tunisina a battere una “top 10”, Cibulkova, e a qualificarsi al terzo turno in uno Slam (al Roland Garros), prima araba che ha superato un turno in un Major (dal colpo di Parigi 2008 di Selima Sfar), e quindi anche prima lucky loser che è arrivata così lontana in tabellone dal 1996 (dall’italiana Gloria Pizzichini), per poi aggiungere un altro record nel 2018, quale prima finalista araba di un torneo Wta, alla Kremlin Cup di Mosca. Ons non è solo una tennista, è una bandiera di un’intera area geografica e delle loro donne. E’ quella che può dare delle decisive spallate alle consuetudini del suo mondo, come spiegò bene durante le sue campagne di guerra a Parigi: “Non posso rispettare il Ramadam, sono un’atleta, ho bisogno di bere e di alimentarmi. Compenserò dopo il torneo con un giorno di digiuno per ogni giorno in cui non ho potuto osservare il Ramadan. Spero davvero che Dio mi perdonerà”.

 

Emancipata dai tanti tornei in giro per il mondo, favorita dal matrimonio con Karim Hamoun, bronzo ai Giochi Panarabi nel fioretto individuale e argento a squadre (“E’ uno sportivo, conosce le difficoltà e lo stress di un atleta”), abituata ad arrangiarsi, transitando dal team dell’amica Kasatkina e poi con coach Mislav Hizah, a Trnava, quindi in Belgio, per spostarsi part-time a Parigi con l’attuale guida. Ons sa benissimo quello che vuole: “Ero seccata di aver perso così nettamente due volte su due contro Wang, quindi stavolta a Melbourne mi sono imposta di stare calma, di allontanare la pressione”. Ons è in missione anche per abbattere lo stereotipo dell’atleta alta e potente, che lei, rotondetta, tutte invenzioni di fioretto, certamente non è: “Spero di dare una motivazione extra e di ispirare molte ragazze della nuova generazione a casa, in Tunisia, in tutto il mondo arabo e soprattutto in Africa. Se io sono ai quarti di uno Slam significa che non è un traguardo impossibile. Io ce l’ho fatta: dai 3 ai 16 anni mi sono allenata al mio paese, sono al 100% un prodotto della Tunisia. Ho avuto tante offerte di università statunitensi, ma le ho rifiutate perché volevo diventare una professionista di tennis, e quindi ho solo ascoltato mamma, ho preso il diploma e quindi ho seguito la strada che volevo seguire”.

Ons capta l’importanza dei suoi risultati: “Ho ricevuto messaggi di gente che aveva visto il match anche alle 5 del mattino, ne vado fiera, speriamo che continuino a farlo e lo facciano di più, non solo negli Slam ma anche negli altri tornei. Spero davvero di dare un buon esempio”. Ons è ambiziosa: “Ho sempre sognato di alzare uno dei trofei dello Slam, a essere onesti pensavo a quello del Roland Garros, perché è il più vicino al mio paese, ma qui sto giocando molto bene e spero di continuare, il viaggio non è finito”. Ons pubblicizza al meglio la sua Tunisia: “Abbiamo tanti circoli e tanti campi. Quello che ci manca è l’esperienza: come giocatori abbiamo avuto solo Selima Sfar nei top 100, speriamo di vederne sempre di più, forse un giorno io potrò offrire re la mia esperienza e lo stesso potrà fare Malek Jaziri. Già lo faccio: sono in contatto con tanti giocatori che mi chiedono consigli e io divido quel che so con loro”.

Ons non smette di sorridere anche davanti alla prossima avversaria, Sonia Kenin (che ha stoppato baby Coco Gauff), l’ha incrociata in palestra e, scherzando, vedendola tutta rossa, le ha chiesto: “Sei stanca o sei infortunata?”. Strappandole un sorriso. La 21enne Usa, tanto più avanti in classifica (numero 15 contro 78), è in vantaggio anche nei precedenti (3-0) e in altezza (tre centimetri in più) con la 25enne tunisina. Il peso le donne non lo pubblicizzano sulla bibbia della stagione, ma siamo sicuri che anche in quella proporzione la terza statunitense nella classifica mondiale dopo Serena Williams e Madison Keys è più leggera dell’atleta nordafricana più famosa del momento. Siamo però ugualmente certi che quando mette sulla bilancia varietà e nella qualità di colpi tennistici Ons Jabeur un certo vantaggio ce l’ha, chissà solo se riuscirà a farli diventare decisivi.

*Articolo ripreso da supertennis.tv

Tags: AustralianOpen, OnsJabeur, SofiaKenin

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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