L’Italia si schiera con Jannik Sinner all’inseguimento dello storico numero 2 del mondo per accorgersi che in realtà il Profeta dai capelli rossi è già il virtuale numero 1. A Miami ha appena dominato Medvedev e Dimitrov, al culmine di una cavalcata trionfale, scavalcando in classifica Alcaraz e tampinando sempre più Djokovic. Sulla scia dell’incredibile bilancio vittorie-sconfitte di 20-22 dagli Us Open di settembre e 21-1 di quest’anno, il ragazzo strappato allo sci è il più forte tennista di oggi, del mondo,, e di sempre, d’Italia. “Non c’è gara, ha rivinto la Davis e uno Slam e ha appena 22 anni”, concorda Paolo Bertolucci, ex giocatore e capitano Davis, oggi talent tv. Sfodera armi sensazionali che, sul campo, mettono paura agli avversari, sfaldandoli, scoraggiandoli e annientandoli, e fuori lo rendono ancor più forte. Sorretto da valori purissimi: “Numero 2 del mondo, un grande onore, comunque nella mia mente è solo un numero, anche se resta un grande traguardo. Da dove vengo io – una famiglia tranquilla con mamma e papà che vanno ancora a lavorare – nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere. E’ fantastico essere in questa posizione, ma se faccio miglioramenti in campo vale ancora di più. Sono felice della mia vita e della mia stagione, ho giocato molti match e ho vinto tre tornei prestigiosi, ma non sono uno da festeggiamenti, tra qualche giorno ricominceremo con gli allenamenti e ci saranno tanti altri tornei. Non c’è molto tempo per preparare Montecarlo, da mercoledì rigioco”.
COME I PIU’ GRANDI
Chi prima di Sinner, nel XXI secolo, aveva conquistato ad inizio anno Australian Open e almeno uno tra Indian Wells e Miami? Andre Agassi, Roger Federer, Novak Djokovic e Rafael Nadal. Tutti campioni che, come l’altoatesino, apparivano inavvicinabili e facevano paura agli avversari ancor prima della partita. “Costringendoli a fare cose impensabili, uscendo anche dal loro stile, per fargli un punto”, continua Bertolucci. “La realtà è che oggi contro Sinner prendono tutti stese micidiali. Ha una marcia in più, li sfonda, li scoraggia, li fa sperare di uscire prima possibile dal campo perché sbattono contro un muro e gli resistono meno di un’ora. E’ una macchina da guerra”.
QUALITA’
Massimo Sartori, l’allenatore che l’ha portato via dalle montagne replicando l’operazione-Seppi, chiosa: “Il merito è tutto suo. Si è sempre fatto avanti quanto c’era da lavorare ed ha bruciato le tappe. Ha sempre il controllo su ciò che fa, non perde mai il filo neanche quando perde. Vive per diventare il numero uno e insegue quotidianamente l’obiettivo“. Il più sorprendente è ancora lui, Jannik, il ragazzo semplice di una famiglia semplice, dai valori semplici: “La cosa più importante è stata la grande prestazione, specialmente in semifinale e finale”. Del resto, è sempre stato fortissimo, dentro, ha abbandonato casa a 13 anni per trasferirsi a Bordighera alla Piatti Academy, ha abbandonato anche il padre putativo per metter su un team tutto suo e via via ha abbandonato i difetti: “La mia personalità tende alla calma, ma non devi rilassarti troppo, perdere un match cercando di conquistarmelo è meglio che stare ad aspettare e vedere che succede. E’ così che sono fatto. Quindi devo rimanere sempre concentrato, possono succedere tante cose, l’inerzia può cambiare anche se sei sopra di un set e un break”. Testa e fisico vanno a braccetto: “Il più grande cambiamento è stato fisico, abbiamo fatto un gran lavoro in palestra che aiuta in campo quando sai di poter giocare per ore a un certo livello. Poi ho migliorato il servizio. Aiuta parecchio, specialmente quando ti dà il punto dopo uno scambio lungo. Darren (il super-coach Cahill) e Simone (il coach) stanno facendo un lavoro fantastico. Darren mi prepara molto mentalmente a quello che succederà in campo”.
FIDUCIA
Sinner non s’aspettava risultati così eccezionali (“Finora è stato tutto quasi perfetto”), ma si sentiva fortissimo già al via della stagione: “Battere Novak due volte è stato molto importante. La cosa importante è che in ogni torneo che gioco sento di avere la soluzione per fare bene”. Jannik è bravo a gestire anche i pensieri: “Viviamo nel momento, ho dimenticato il futuro e vediamo cosa otterrò. Ci sono settimane buone e altre no, e sempre nuove opportunità. Non voglio mettermi fretta: sono in una buona situazione e gioco rilassato, vivo ogni torneo come una nuova opportunità e so che ho ancora molto da dimostrare”. Meditate, gente, meditate.
Vincenzo Martucci