Quella partita, quella finale del 5 luglio 1980, Borg-McEnroe, è il film tennistico più amato dagli appassionati e fra i più noti dello sport. Quella partita, vinta da Borg, che così firmava una quinta, storica, edizione consecutiva dei Championships sull’erba di Londra, non fu persa da McEnroe perché nel quarto set, i due campioni disputarono il tie-break più famoso del tennis, che il mancino statunitense si aggiudicò in modo rocambolesco. Confondendo la memoria sul risultato finale, al quinto set.
Silenzio
Sull’ 1-6 7-5 6-3 5-4 40-15, servizio Borg, il Centre Court di Wimbledon disse in mondovisione, col suo silenzio, perché lo chiamano «La Cattedrale». Nel silenzio assoluto, dopo tanto fragore di racchette, palline, urla, gemiti e cuori, lo svedese giocò 2 match point. Ma non li trasformò. E, poco dopo, si ritrovò 6-6, al tie-break. Lui non lo sapeva, nessuno lo sapeva, ma nei successivi 22 minuti avrebbe scritto la storia del tennis più ancora che coi suoi 11 Slam.
Altalena
Successe di tutto. Fra salvataggi straordinari e continui rovesciamenti di punteggio e di situazioni tecniche e, soprattutto, psicologiche, Borg ebbe altri 5 match point (per un totale di 7, nel set) e McEnroe ebbe 6 set point, prima di festeggiare, alla settima, l’ approdo al quinto set, grazie alla volée di dritto mancata da Bjorn. Il tabellone diceva 18-16, i 10mila della Cattedrale saltarono tutti all’ in piedi, vincitori e vinti, uniti dalla bellezza di quello spettacolo. In attesa di altre emozioni. Sorpresa E poi? Soltanto un fenomeno come Borg poteva reagire allo sconquasso interiore di 7 match point mancati, e contro un fenomeno contro McEnroe, che sentiva ormai l’ avversario e il trionfo nelle mani. Soltanto il tennis regala gialli come quello che tutti sanno come finì. Oppure no?
Epopea
Borg-McEnroe non è una rivalità. E’ La rivalità. E non solo nel tennis, non solo nello sport, ma nell’ideale confronto, in assoluto, fra due opposti. Il bianco e il nero, Il buono e il cattivo. Pochi esseri umani sono stati così differenti nell’aspetto e nei comportamento, come il biondo svedese di ghiaccio e l’ incontrollabile americano riccioluto. Se poi ci aggiungi che sono stati due campioni e sono entrati in rotta di collisione sullo scenario più famoso ed importante, il Centre Court di Wimbledon, e in due finali consecutive, ecco che gli ingredienti della sfida diventano imbattibili. Il tennis Bjorn e John hanno tutt’e due inventato tennis. Borg ha sdoganato il rovescio a due mani, lanciando una moda e imponendo uno stile difensivo, il top-spin, colpendo la palla dal basso verso l’ alto, sul quale si è poi basata l’ evoluzione del tennis moderno. «Purtroppo», dice a nome degli esteti Adriano Panatta, l’ unico che ha battuto l’ orso svedese al Roland Garros. McEnroe ha mostrato un gioco d’ anticipo, e d’ attacco, contrario a qualsiasi regola, dal servizio al rovescio col saltellino: unico e inimitabile. Che ha acceso la fantasia degli amanti del servizio-volée.
Lo stile
Bjorn era freddo (all’ apparenza) e diligentissimo, John era vulcanico e maleducato. Borg fece esplodere la popolarità del tennis come una rock-star: coi capelli lunghi da vikingo, la passata, le magliette Fila con le righine verticali, era assediato dalle adolescenti e dagli sponsor, e diventò il primo cliente del colosso dei manager sportivi, la Img; McEnroe sfoderava un marchio storico – peraltro italianissimo, Tacchini – , ma era soprattutto Genius, cioé genio e sregolatezza, l’ idolo dei contestatori, la bomba ad orologeria, il Pierino, che molti odiavano e che moltissimi adoravano.
Il Bum
Insieme, Ice-Borg e SuperMac, così diversi, ma così intimamente legati e persino amici, hanno fatto esplodere la popolarità del tennis. Che, da sport paludato e d’èlite. è diventato sport mondiale, veicolo di costume ed ha invaso la tv. E noi tutti.
Amici
Metti una mattina, a Wimbledon Park, i due nemici storici del tennis si ritrovano amici, addirittura soci. «Io più calmo, lui più… tempestoso. Insieme, ogni volta era una nuova volta, speciale. La rivalità sono il sale dello sport – da spettatore ho perso solo un match Federer-Nadal -, ma servono anche molto ad alzare il livello: così è stato lui per me, e spero, io per lui», recita l’ uno. «Avevamo stili diversi, ma dopo le famose finali di Wimbledon ‘ 80 e ‘ 81, ho ricevuto il rispetto degli altri giocatori. E sono diventato un tennista e, senza dubbio, anche un uomo migliore», giggiona l’ altro. Borg & McEnroe, possibile che il super-binomio del tennis diventa under-wear, cioé una mutanda? Borg: «Dopo quello che abbiamo passato e avuto, come giocatori, volevamo fare qualcosa di speciale come imprenditori». McEnroe: «Sotto i vestiti, il mio nome sarà affiancato a quello di Borg. Mi è sembrata l’ unica persona del tennis con cui potessi fare qualcosa del genere. Certo, se 30 anni fa l’ aveste detto, avrei risposto. “You can not be serious” (Non puoi fare sul serio). No?». Ma quand’ è che da nemici siete diventati amici? Borg: «John mi ha conquistato col suo gioco e poi vedendo com’ è fuori campo, coi suoi valori di marito e padre». McEnroe: «Mhmmm!!! La nostra relazione nasce dal rispetto, dentro e fuori del campo. E poi da quel suo abbraccio a rete dopo la finale di Wimbledon 1981, io pensavo mi dicesse chissà che, e lui mi abbracciò, dandomi il benvenuto nel super-club dei campioni dei Championships». Borg: «L’ avevo notato nel ‘ 77, a Wimbledon, poi, dopo averci perso netto, a Stoccolma, nel ‘ 78, ci siamo frequentati di più nelle esibizioni, da lui, in America». McEnroe: «E’ successo un po’ come fra Federer e Nadal, che l’ hanno fatto per beneficienza. Nelle esibizioni, c’ erano meno pressioni e facevamo finalmente un po’ di soldi, stavamo insieme, ci guardavamo da vicino, parlavamo. E vivevamo sensazioni, come quando andavamo a giocare a Milano davanti a 10mila persone. Le esibizioni sono state un aspetto importante del nostro sport». Uno svedese di ghiaccio e un newyorkese elettrico che cosa hanno in comune oltre al tennis? Borg: «Siamo più simili di quanto si possa pensare: tutti e due volevamo essere i migliori del mondo, odiavamo la sconfitta e gli errori e adoravamo vincere il massimo possibile». McEnroe: «Ehi, mi hai rubato la risposta!». Ma Roger Federer è finito? Borg: «Per la prima volta, l’ ho visto giù di testa, pensavo che avrebbe vinto Wimbledon: fisicamente e mentalmente era uscito molto allenato dal Roland Garros. Lì e nei primi due set con Tsonga a Wimbledon ha giocato un tennis incredibile». McEnroe: «Non tornerà numero 1. Ma, potenzialmente, può ancora vincere uno-due Slam. Ha giocato il miglior tennis di sempre sulla terra, al Roland Garros, e anch’ io pensavo che avrebbe vinto Wimbledon. Ora mi chiedo: riuscirà ancora a gestire le emozioni?». Borg si è ritirato ad appena 25 anni, McEnroe a 33: Federer deve andare in pensione e Nadal lo sorpasserà negli Slam? Borg: «L’ obiettivo di Roger è l’ Olimpiade di Wimbledon. Se, a fine 2012, non avrà rivinto almeno uno Slam, smetterà. Quello che ha fatto Nadal negli ultimi 6-7 anni è unico nel tennis. Come me, ha amato la transizione terra-erba: “Che bel cambiamento”, mi dicevo, “nuova superficie e colore, dopo tutto quel rosso!”». McEnroe: «Non riuscire più a vincere al top è la sensazione più terribile. Con l’ età, apprezzi la vita, la famiglia, i figli… Nadal? Quando la Nike me lo fece vedere, bambino, dissi: “Dove volete che vada con quei colpi strappati?”…E’ migliorato tantissimo, migliorerà ancora ed è bellissimo da vedere». Ma voi ci credete allo slogan: «Bjorn loves John»?