Onore al re del tennis che pure non ce l’ha fatta: il re della classifica degli ultimi 12 mesi perde la sua prima finale del Roland Garros, la prima italiana 49 anni dopo quella trionfale di Adriano Panatta nel 1976, la prima nello Slam dopo le 3 vinte fra Australia Open e US Open 2024 e Australian Open 2025. Ma cade in piedi, contro un altro re, che fa il bis consecutivo sulla sacra terra di Parigi ed è il miglior specialista della superficie. Spiderman si inchina di pochissimo a Superman, il campione dai nervi di ferro che sembra il protagonista di un video game ha ceduto al campione con più tennis e più fisico soltanto dopo aver mancato 3 match point e dopo aver resistito 5 ore e 29 minuti in un’epica battaglia targata 4-6 6-7 (4) 6-4 7-6 (3) 7-6 (10-2), segnando un punto più del vincitore (193 a 192), ma tanti meno vincenti (53 a 70). E’ la prima finale chiusa al tie-break del quinto set e la più lunga di sempre della seconda tappa stagionale Major, una finale leggendaria che avvicina ancor di più il 23enne italiano e il 22enne spagnolo ai Fab Four. Cioé al formidabile quartetto Roger Federer-Rafa Nadal-Novak Djokovoc-Andy Murray. Una finale altalenante, appassionante ed incerta fino all’ultimo, una grande partita, la contesa da sogno fra il numero 1 e il 2 del mondo, che riporta alla memoria l’ultimo duello sotto il traguardo Slam con match point mancati, a Wimbledon 2019, quando Novak Djokovic beffò Roger Federer a due punti dal Paradiso.
VELOCITA’
Gli errori – 64 a 73, come le tante palle-break, 7/15 contro 7/14, sempre a favore di Jannik – sono frutto dell’estrema velocità di esecuzione, dell’anticipo, della potenza, della completezza dei due interpreti. Che, dopo questa leggendaria partita, si staccano ancor di più dagli altri avversari nel duopolio sintetizzato dalla spartizione negli ultimi 6 Majors. Gli errori vengono cancellati dai vincenti, da autentiche imprese che il Profeta dai capelli rossi e l’erede di Rafa Nadal alternano sin dal via, dal primo game che Sinner si assicura dopo ben 12 minuti. Continuano così, appaiati più che mai, l’italiano più forte di rovescio e più sistematico da fondo campo e lo spagnolo più forte di dritto e con un gioco più vario. Sinner si prende i primi due set e anche il break d’apertura del terzo. Ma, complice ila vento che impazza sul Philippe Chatrier e un calo psico-fisico cede anche lui due set. Ma non così semplicemente come raccontano i numeri: il tira e molla è incessante e sembra non finire mai,
MASSIMO EQUILIBRIO
Se infatti il bilancio fra i due è ora 8-4, con un parziale di 5-0, Jannik e Carlos sono vicini più che mai. Che perdano o che vincano i loro set di uno o due punti. Certo, per l’altoatesino ci sono più recriminazioni in quella che lui definisce “una bella e triste battaglia mentale”, che perde proprio lui che è il numero 1 in materia. Perché al quarto set sale 5-3 con un parziale di punti di 15-1 e, sul servizio di Alcaraz, sembra avere l’avversario – che l’ha appena battuto anche nella finale di Roma ma dopo la famosa, forzata, sosta di tre mesi -, nelle sue mani sullo 0-40. Ma sbaglia di dritto, di rovescio e ancora di dritto. E l’altro gli sfugge via, imprendibile, spinto dal pubblico che fino al tie-break che l’allievo di Juan Carlos Ferrero domina, portandosi al quinto set dove ha un pedigree fantastico: 12 vittorie e una sola sconfitta.
SPRINT DELLA MARATONA
Il quinto set è l’emblema del match, col break subito da Sinner, I due agganci schivati da Alcaraz, qualche insolito gesto di stizza di Jannik, il 5-3 per lo spagnolo che sembra definitivo, l’aggancio miracolo dell’italiano sul 5-5 a botte di risposte e con un recupero di rovescio fantastico e impensabile dopo tante corse sull’ennsima smorzata avversaria. Poi, però, copme spesso succede in questi casi, tutto si è concluso in un attimo, con l’inizio disastroso del tie-break a 10 decisivo.
Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 9 – 6 -2025)