Karolina Pliskova e Aryna Sabalenka sono arrivate a un incrocio decisivo della carriera. La 29enne ceca e la 23enne bielorussa devono rispondere alla stessa domanda, come due pugili col pugno da ko che però si fermano sempre a un passo dl titolo mondiale. Frenate più spesso da sé stesse dalla loro indole da una botta e via, di chi deve chiudere lo scambio prima possibile e rischia irrimediabilmente l’errore. Non possono di certo lamentarsi della loro carriera, la cicogna di 1.87, con 16 titoli WTA è salita anche al numero 1 del mondo nel luglio 2017 (anche se oggi è 13) e la muscolosa ragazza di Minsk, di 1.83, con 10 urrà sul circuito è attualmente la numero 4 della classifica.
Pliskova, che nel 2016 ha toccato le finali Slam agli US Open, può sbandierare le semifinali anche in tutti gli altri Majors, un primato che, fra le atlete in attività, condivide solo con Serena e Venus Williams, Vika Azarenka e Simona Halep, mentre altre colleghe, più protagoniste di lei nei tornei dell’immortalità tennistica e anche più complete e più ricche di talento, come Kerber, Kvitova, Osaka, Muguruza, Barty, Kuznetsova e Stephens, non possono farlo.
Infatti, la ceca filosofeggia: “Con l’età apprezzi molto di più queste occasioni, e valuti anche che forse è meglio non aver vinto uno Slam se poi hai fatto solo quello mentre io dopo tani anni sono ancora competitiva, su tutte le superficie. In tutti i tornei”. Una filosofia che è sostenuta dal coach-motivatore più bravo, Sascha Bajin, già nel clan di Serena, poi guida della prima Osaka, un allenatore che sa toccare le corde giuste delle clienti: “Non mi ha messo pressione, ha saputo motivarmi sempre, anche quando magari io stessa avevo dei dubbi”.
Aryna Sabalenka che tanto ha sofferto per emergere per problemi suoi di tecnica, di crescita, in una realtà non particolarmente favorevole, di gestione della rabbia e della frustrazione, giudica oggi il suo bicchiere mezzo vuoto.
Negli Slam ha ingoiato troppi bocconi amari dopo convincenti prove contro le più forti nei tornei del circuito WTA, anche se è arrivata a chiarirsi con se stessa: “Ho lottato con tutte le emozioni con le quali passavo. E dopo ogni Major ero così delusa da me stesso per non riescire a gestire questa pressione, che sono arrivata a pensare che non sarei mai arrivata alla seconda settimana. Abbiamo lavorato molto con il mio psicologo e con il mio allenatore. E ora sono davvero felice di essere ancora nel torneo e di avere ancora l’opportunità di vincere uno Slam. Farò tutto il possibile per raggiungere il mio obiettivo”. Sulla spinta dell’ultimo test, contro la fantasia, la qualità e la personalità di Ons Jabeur, che ha travolto firmando il successo numero 34 della stagione, più di tutte, sparando 27 vincenti a fronte di 20 errori, nel suo gioco sempre ad alto rischio di chi deve sempre tenere in pallino in mano.
Così, finora, nei due precedenti ha avuti anche la meglio sulla Pliskova, sempre di poco, nel 2018, per 7-6 al terzo set a Eastbourne e per 7-5 a Cincinnati, salvando anche due match point. Un fattore che ieri avrebbe sicuramente influenzato la psiche di Aryna, e oggi? “Il passaggio mentale più importante è stato è stato quello di non farmi assillare da pensiero degli Slam, della voglia che ho di vincerli, superiori degli altri tornei, che non aiuta davvero a raggiungere l’obbiettivo. Anzi, gioca contro e aumenta la pressione. Ho lavorato e lavorato e oggi so che la cosa alla quale devo pensare è solo il mio gioco, devo restare concentrata e lottare su ogni punto, per prendermi ogni opportunità mi capiti”.
La testa è decisiva, certo, così come l’esperienza, ma in questo Wimbledon così importante per lei, la bielorussa sta sfoggiando anche un super servizio.
Ai Championships ha messo giù 34 ace, arrivando a una punta di 196 all’ora, seconda del torneo dopo i 201 di Coco Gauff, con una prima che viaggia in media a 177 all’ora e la seconda a 153. A livello di un uomo. Per capirsi, la prima di Novak Djokovic ha una media di 184 all’ora e la seconda di 153.
La sua avversaria, Pliskova non è da meno: prima con gli ace complessivi, 40 in cinque partite, la sua prima palla di servizio è arrivata amassimo a 186 all’ora, ma la percentuale di successo è dell’81%, la seconda del torneo dopo l’eliminata Wang (86%). Per cui la chiave tecnica sarà piuttosto nella risposta, dove Sabalenka primeggia con 98 point contro la prima avversaria e 25 break, mentre Pliskova è più lontana con 74 punti e 19 break.
Sia Karolina che Aryna hanno un conto aperto col destino negli Slam, entrambe sono convinte di aver risolto le proprie paure e di saper gestire la pressione che spesso le ha soffocate. Wimbledon dirà chi delle due c’è riuscito.
Testo e foto tratto da supertennis.tv