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Tennis

Federer s’illude e poi s’appisola come un “vecchio” leone…. E baby Lorenzo può diventare Magnifico!

Da Vincenzo Martucci 11/07/2018

Il quasi 37enne campione di 8 Championships, favorito del bis consecutivo, va avanti due set a zero contro Anderson, ma  manca un match point e cede 13-11 al quinto set. Intanto, fra gli juniores, il 16enne di Carrara, Musetti, bel tennis classico, dritto potente, buon servizio, rovescio a una mano, promette molto bene 

  Ci sono più Wimbledon. Quello degli appassionati che restano a bocca aperta e si meravigliano continuamente della perfezione del Tempio, quello dei tennisti comuni, quello dei candidati al trionfo e quello degli aspiranti stregoni, gli juniores. Tutti vorrebbero essere della specie dei ricchi, famosi, invidiati, quelli capaci di coronare il sogno più bello di qualsiasi sportivo. E collezionano quindi attenzione e ricordi dei loro eroi, trasferendo informazioni e sensazioni. Da Novak Djokovic che tutto vedono nervoso, quasi isterico, che ringrazia il solito Kei Nishikori tutto rotto, e finalmente si libera come quello dei tempi belli di due-tre anni fa, a re Roger Federer s’illude dopo due set facili, ma è lento e falloso e si fa raggiungere da due set a zero contro il picchiatore Anderson. Quindi, sepolto da 65 vincenti (28 ace e 3 servizi vincenti), ma soprattutto esausto dopo il tanto correre a destra e a sinistra dell’orgoglioso picchiatore sudafricano allenato da Brad Stine (ex guida di Jim Courier), dopo aver fallito un match point di rovescio sul 5-4 del terzo set, si arrende clamorosamente per 13-11 al quinto set dopo 4 ore 41 minuti. Contro un avversario che aveva superato quattro volte su quattro senza mai cedere un set contro il quale ha mancato nelle palle break, realizzandone appena 3 su 12. Denunciando d’un tratto tutti i suoi quasi 37 anni, che se lui nega si tratti di fatica mentale o fisica: “E’ stato uno di quei giorni no, avevo la sensazione di non sentirmi a posto, certi momenti gli leggevo benissimo il servizio, altri non devo dove mi trovavo, uno di quei giorni che non sei al meglio e cerchi di vincere lo stesso. Stavo e sto bene, mi sono allenato e riscaldato bene, sentivo bene la palla, ho avuto le mie occasioni e le ho lasciate sfumar via”. Il passo falso è particolarmente sorprendente per come Roger aveva giocato nelle prime quattro partite, restando in campo appena 6 ore e non cedendo mai il servizio, ed estendendo il record a 85 game di battuta consecutivi a Wimbledon dall’ottavo game delle semifinali dell’anno scorso contro Berdych. Solo Hewitt (Davis 2003), Nalbandian (Masters 2005), Tsonga (Wimbledon 2011) e Djokovic (Us Open 2011) erano riusciti a domare Roger al quinto set dopo aver perso i primi due. Così Anderson, campione uscente agli Us Open – targato Lotto grazie a quel formidabile cacciatore di affari di Veso Matjas – è il sesto sudafricano a qualificarsi alle semifinali di Wimbledon, il primo da Kevin Curren nel 1983. Anche se re Federer già rilancia: “Non so quanto ci metterò a digerire la sconfitta. Potrebbe volerci un po’. Potrei metterei mezz’ora. Ma ovviamente l’obiettivo è ritornare l’anno prossimo, non lo chiamerei un “lavoro non finito”, direi di aver fatto già un buon lavoro da queste parti, in passato”.
    Intanto, nel loro universo parallelo, gli under 18 si fanno le ossa per il grande tennis, su una superficie che frequentano poco ma che mette particolarmente in luce il talento, come l’erba. Uno di loro catalizza la nostra attenzione perché ha un bel servizio, ha un delizioso rovescio a una mano, ha smorzate e slice, ha la volée, ha insomma un repertorio completo e quindi tecnica oltre ad ampi margini di miglioramento sia fisico che tattico. Oltretutto ha appena 16 anni, compiuti il 3 marzo. Si chiama Lorenzo Musetti, è di Carrara, indicato da Patrick Mouratoglou – sì il coach di Serena Williams e della Accademia in Costa Azzurra – fra le gemme più brillanti del futuro, è sotto l’egida Fit insieme all’allenatore di sempre, Simone Tartarini, e fa capo al centro tecnico federale di Tirrenia guidato da Filippo Volandri.
   Oltre che per i colpi, davvero pregevoli, che sciorina in tutto il suo repertorio contro un avversario ostico come il numero 4 del tabellone, Hugo Gaston, ci colpisce per l’attitudine in campo, per la continua ricerca della soluzione (contro un piccoletto e velocissimo mancino di buona mano anche lui), per la reazione nel primo set vinto soffrendo in ogni turno di servizio e dopo il secondo set perso per un paio di colpi sfortunati. Per puoi imporsi nettamente nel terzo parziale, scoraggiando il francese con la sua superba tenuta del campo. Assolutamente insolita per un 16enne. Vorremmo aggiungere italiano, dopo aver visto tanti talenti tennistici sfumare negli anni per limiti di testa.
   Ma ancor di più ci stupisce quando ci parliamo un po’ insieme. Semplice, chiaro, diretto, sicuro. Questo Musetti ha personalità. Ha pure un bel faccio e una autentica passione per il tennis: “Il merito è tutto di mio babbo, Francesco, che è stato un tennista amatoriale, è stato 3.5, e quando avevo quattro anni mi ha messo la racchetta in mano nello scantinato di nonna. Lì s’è visto che avevo il “verso”, mi sono iscritto al circolo di Marina di Carrara, ho fatto i primi corsi, subito mi hanno passato all’agonistica, e già a 7-8 anni ho abbandonato il calcio per il tennis. Il mi primo idolo è stato Nadal, per la grinta, ma da prestissimo ho cominciato a tifare per Federer, il numero 1, campione di tutto, anche di eleganza, e classe, che con la palla fa cose che non si sono mai viste”.
   Il tennis di “Lulù” come lo chiama il coach, nasce sulla terra rossa. “Ma al mio primo Slam e sull’erba mi sono accorto che il mio gioco, batto di smorzate, slice, cambi di ritmo e varietà si lega bene a questa superficie. Cero, anche il servizio, ci abbiamo lavorato tanto insieme al mio coach. Fuori dai tornei, mi alleno 5-6 ore al giorno, fra tennis e palestra, purtroppo, come tanti altri che fanno sport agonistico, non sono riuscito a conciliare sport e studi, e ora studio ala scuola parificata organizzata dalla Fit. Che ringrazio per l’aiuto che dà a me e a tanti altri giovani per portare avanti la nostra attività. Infatti dedico questo successo alla mia famiglia che si è tanto sacrificata per farmi realizzare il mio sogno. Mi hanno seguito al via di questo primo Slam e quando ho passato il primo turno ho visto davvero la felicità nei loro occhi”.
   Qualche volta la testa assennata Musetti (“Forse l’ho presa da mamma Sabrina, sono un po’ mammone, lo confesso”) se ne va. Si vede da certi punteggi dei suoi match, come il 6-0 6-7 6-2 contro l’argentino Cerundolo. ”E’ vero, mi è appena successo, mi distraggo con altri pensieri che mi passano per la testa, questo è uno sport di emozioni forti che bisogna gestire. Non conoscevo quest’espressione: “il tennis è lo sport inventato dal diavolo”, è proprio così, anche perché sei solo in campo con sempre nuove situazioni da fronteggiare. Ma stavolta ci sono riuscito, sono stato lì, e ho vinto. La chiave è quella sulla quale insiste da sempre il mio coach, e sulla quale si basano i valori che mi hanno trasmesso i genitori: si chiama umiltà. Una cosa è la convinzione nei propri mezzi, che ci vuole, un’altra è essere presuntuoso, sentirsi più forte o addirittura migliore di tutti. Perciò, bisogna sempre impegnarsi, lavorare, migliorare continuamente”.
   Il suo colpo migliore? “Il dritto, è quello con cui faccio più male, se sto messo bene con le gambe”. Il colpo che più gli piace fare? “Il rovescio longilinea. Nessuno ha mai cercato di cambiarlo a due mani, così è tanto più elegante…”. Oggi Musetti è numero 20 del mondo juniores: “Ma con quest’ultima vittoria dovrei essere salito tanto”. Il sogno nel cassetto è, ovviamente: “Diventare numero 1 del mondo, dei pro”. La strada è lunga: “Lo so bene, intanto continuo con i tornei juniores, ma grazie a una wild card della Federazione, fra due settimane, giocherò il primo torneo Futures, a Pontedera”.
    Si farà, siamo convinti che si farà. Anche se nei quarti del torneo juniores di Wimbledon incrocia un altro braccio d’oro, peraltro mancino, come quello dell’inglese Jack Draper. Che con l’erba ci sa fare sicuramente di più.
Vincenzo Martucci
Tags: federer, musetti, tennis, Wimbledon

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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