Dopo una sospensione di 3 anni e mezzo per la guerra, torna a giocare la Nazionale italiana impegnata a Zurigo contro la Svizzera. La partita finisce 4-4. Cinque undicesimi della squadra sono esordienti (Sentimenti IV, Ballarin, Maroso, Parola e Castigliano), poi c’è Grezar alla seconda presenza in azzurro, Loik e Mazzola alla terza. I tre senatori reduci dal Mondiale del 1938 sono Ferraris II con 11 presenze, Biavati con 16 e Piola con 31.
La gara ebbe un curioso antefatto. Gli elvetici avrebbero dovuto affrontare la Spagna, ma la squadra diede forfait e allora fu invitata la nostra Federazione, ancora in balia per gli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale.
In poche ore venne informato Vittorio Pozzo, che a Torino aveva ripreso il proprio lavoro, ma era ancora nominalmente commissario tecnico in carica. Pozzo provò a obiettare che era impresa disperata tentare di riprendere in quattro e quattr’otto tanti contatti interrotti per improvvisare una formazione in grado di reggere il confronto con gli elvetici. Oltretutto l’unico polso tecnico che aveva in quel momento sottomano, si limitava a Juventus e Torino che Pozzo visionava settimanalmente, nella quasi drammatica difficoltà di viaggiare in quel periodo di macerie. Si dovette convincere però che l’occasione non poteva essere sciupata. A Zurigo Pozzo mandò in campo 7 torinisti, 3 juventini e un intruso, il bolognese Biavati.
E l’improbabile 4-4 con cui si chiuse la partita ebbe un valore di rinascita enorme. In breve tempo l’Italia tornò protagonista a livello internazionale, sebbene la sciagura di Superga avrebbe cancellato un’intera generazione di fenomeni.
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