Capelli corvini ingellati, sorriso raggiante, candido come la sabbia indonesiana, il paese natale della mamma, e occhi vispi, curiosi ed estasiati innanzi ai cimeli del museo di Casa Milan in zona Portello. Chi ha seguito Tijjani Reijnders sin dal suo sbarco a Linate non fa che lodarne la socievolezza e soprattutto l’umiltà, la circospezione con cui il nativo di Zwolle si è avvicinato all’universo rossonero. Un passato da magazziniere e cassiere prima di approdare all’AZ che ne ha temprato il carattere.
Reijnders non può che rubare l’occhio ad un fine intenditor di pallone. La postura con cui occupa la mediana e la sapienza con cui fa correre la sfera si sposano alla perfezione con la grande tradizione rossonera nel ruolo. Tijjani gioca il pallone a testa alta e con eleganza, nessuno ha infatti completato più dribbling in Eredivisie nell’ultima stagione, ben 51. Strutturato fisicamente, 1,85 di altezza, in maglia AZ ha giocato tutte le partite della passata stagione (incluse le dodici di Conference League) con una media di novanta minuti a gara, ed ha un gioco pulito, anche azzardato: tocchi rapidi, celeri e un atteggiamento, quando non è in possesso della sfera, che dà l’impressione di un calciatore alla perenne ricerca del brivido della responsabilità, caratteristica questa che lo differenzia radicalmente da un altro nome accostato con insistenza ai rossoneri della nuova triade Furlani, Moncada e Pioli, ossia Yunus Musah, mezzala italoamericana del Valencia che fa della quantità più che della qualità il suo biglietto da visita. L’olandese può essere una sorta di allenatore aggiunto, in grado di dettare i movimenti anche dei compagni di squadra.
Una premessa è, però, d’obbligo: servirà tempo. In primis, tempo di adattamento e affiatamento con i nuovi compagni, un aspetto quest’ultimo che per gli altri nuovi arrivati, gli ex “Blues” Loftus Cheek e Pulisic, potrebbe rivelarsi più breve vista la presenza in squadra di ex compagni come Giroud e Fikayo Tomori, ma tempo anche di fisiologico ambientamento in un campionato, la serie A, tra i più tattici del pianeta e che in via Aldo Rossi ha già irretito Charles De Ketelaere. Importante, rispetto al tormentato tira e molla tra Brugge e Milan della scorsa estate, che la trattativa Reijnders si sia chiusa in tempi ragionevoli, permettendo all’olandese di prendere parte alla tournée rossonera a stelle & strisce che vedrà i rossoneri impegnati contro Real Madrid, Juventus e Barcellona. Servirà, dunque, una struttura di squadra in grado di proteggerlo, di fargli comprendere l’idea di gioco delle altre componenti e di collaudarlo con i tempi giusti.
Con ogni probabilità il Milan cambierà pelle, andando verso un centrocampo a tre. Questo comporterà la necessità di un altro innesto nella zona centrale del campo, vale a dire un vertice basso che possa sostituire Bennacer e poi, una volta che l’algerino si sarà ristabilito pienamente, farlo rifiatare di tanto in tanto. Un eventuale impiego di Reijnders in quelle zolle del rettangolo verde di gioco andrebbe a privarlo della possibilità di sganciarsi, inserirsi e dare una mano in fase offensiva: diverse le azioni in cui, alzando la testa, scodella il pallone in area o mette col contagiri il pallone sui piedi dei terzini in corsa. Scarso il ricorso del lancio dalle retrovie. L’olandese ha una visione di gioco sul corto, da “passing game” per dirla all’inglese. Invidiabili poi le sue doti da stoccatore, un’abilità che nell’attuale rosa del Milan, eccetto Theo Hernandez, hanno in pochi. Affidandogli compiti prettamente difensivi o di sola regia tutta questa linfa verrebbe meno e sarebbe un grave errore. Piccola nota a margine: Reijnders, così come De Ketelaere, non è abituato all’aggressione sul portatore di palla, situazione che tipicamente non si verifica mai in Olanda. Urge costruirgli intorno una rete di protezione, fatta soprattutto di distanze tra i reparti corrette, che poi dovrà ovviamente essere recepita dal giocatore che, a venticinque anni, è alla sua prima esperienza all’estero.
Il centrocampo del Milan potrebbe configurarsi, dunque, così: Loftus Cheek mezzala sinistra, Reijnders a destra e un vertice basso. Attualmente l’unico calciatore in rosa in grado di occupare questa posizione è Rade Krunic, alle volte ancora troppo impreciso e lento nel liberarsi del pallone uscendo dalla propria metà campo. Occorre una regia pulita e attenta sul corto. Un nome non altisonante ma che abbia già dimostrato queste caratteristiche. Aleix García del Girona potrebbe rivelarsi come la tessera per completare il mosaico. Lo spagnolo è un giocatore con un passato alla Lobotka per intenderci, che, ricordiamo, prima di approdare alle pendici del Vesuvio vestiva la maglia del Celta Vigo, lontano dal glamour delle luci della ribalta. In alternativa, Nico Dominguez del Bologna sarebbe uno di quei nomi da cerchiare in rosso sul taccuino: coetaneo di Reijnders, argentino, ha già disputato in maglia felsinea a partire dal 2020 più di cento partite in serie A.
Se il Milan continuerà a giocare un calcio di pressione e di fisicità, Reijnders sarà destinato ad incontrare qualche difficoltà in più del dovuto. Trovarsi a difendere alle spalle in situazioni di contropiede, affrontare tanti uno contro uno rischierebbero di rabbuiare il volto sempre sorridente del nativo di Zwolle, che soffre terribilmente le ripartenze veloci. Reduci dall’esperienza di De Ketelaere, con il belga incapace di far emergere le proprie qualità ma che, in ogni caso, è ancora un giocatore ampiamente recuperabile, il Milan deve andare verso la definizione di un centrocampo che mantenga le giuste coperture, che giochi il pallone e che non debba snaturarsi rispetto a quelle che sono certe caratteristiche dei rossoneri, ad esempio la velocità dei propri attaccanti, la rapidità, il contropiede. Armi che Pioli deve abbinare ad una struttura di squadra regolare, di buona fattura e il lavoro che si fa in queste settimane è di primaria importanza: da un punto di vista fisico la squadra deve essere pronta e far correre il pallone non i giocatori.
Reijnders può potenzialmente racchiudere quelle che erano le caratteristiche del centrocampo del Milan campione d’Italia 2021 – 2022: un pizzico di Bennacer, una spolverata di Tonali e la troppo spesso sottovalutata versatilità di Kessié, l’unico giocatore tra tutti i partenti a zero mai degnamente sostituito dal Milan, in grado di fare il mediano, la mezzala, il trequartista anche all’interno della stessa partita, Empoli – Milan del dicembre 2021 è in questo senso un manifesto programmatico, garantendo intensità e dinamismo in entrambe le fasi e restituendo una fisicità e un atletismo che è mancato nei momenti clou della scorsa stagione.