Non appiccicategli un’etichetta. Peggio: non fatene l’appendice di un collega, sia pure di un campione. Tipo, il nuovo Federer, la nuova Sharapova. Peggio ancora: non ricordate un atleta per la somiglianza con un altro atleta, invece che per le gesta sportive. Com’è stato, per esempio, per il bulgaro Grigor Dimitrov, che pure, all’inizio della carriera, scimmiottava tanto, nei colpi base, Roger il Magnifico, e si specchiava nella propria bellezza. Eppure, guardando gli ultimi, eclatanti, prodotti del tennis russo al femminile, torna prepotente alla memoria l’immagine di Anna Kournikova, la Lolita con la treccia bionda e la bocca a cuoricino che non ha sfondato nel tennis, ma ha dominato lo show-business, fino a conquistare il cuore di Enrique Iglesias.
Anna K., come deliziava i cacciatori d’autografi, non ha vinto come sperava: in singolare, si è fermata al numero 8 del mondo e alle semifinali di Wimbledon 1997, senza mai vincere un torneo Wta, mentre in doppio è salita fino al numero 1 e ha conquistato due Australian Open e due Masters, ma da “spalla” di Martina Hingis. Quanti cuori ha però spezzato, fra colleghi, addetti ai lavori ed appassionati? E quanti dollari ha incassato indirettamente, al di là dei 3 milioni e mezzo di premi ufficiali? Le ultime due belle bionde russe che cercano di emergere grazie ala racchetta da tennis firmerebbero subito per avere lo stesso successo di sponsor e pubblicità o, come l’altra pioniera, bionda e russa, Maria Sharapova, vogliono lasciare una traccia nei tornei più prestigiosi e puntano al numero 1 del mondo?
La quindicenne Amanda Anisimova non ricalca propriamente le orme delle illustri apripista nel “sogno americano”, perché lei negli Stati Uniti ci è nata, il 31 agosto 2001. Ma in realtà le ricalca eccome. Perché mamma Olga è stata il primo allenatore quand’aveva appena 2 anni e poi lo è diventato papà Konstantin, e i due, nel 1998, si sono trasferiti da Mosca negli Usa per aiutare il tennis della primogenita, Maria, che invece ha preferito i libri. Mentre Amanda, l’anno scorso, è andata in finale al Roland Garros juniores e domenica ha esordito in un torneo dello Slam, da più giovane fra le prime 300 del mondo (è n. 262) e più giovane nel tabellone di Parigi dalla francese Alizé Cornet nel 2005, perdendo però subito con la giapponese Nara per 3-6 7-5 6-4, malgrado l’etichetta di futura numero 1.
Cercatevi su Youtube un suo video, confrontatelo con quello delle giovanissime Sharapova e Kournikova, e poi stropicciatevi gli occhi davanti alla neo regina del trofeo Bonfiglio di Milano, la russa doc Elena Rybakina. Che, visivamente più potente di Anisimova, con grinta e controllo delle emozioni impressionanti per una ragazza che compie 18 anni il 17 giugno, doma in finale la polacca Iga Swiatek rimontando dall’1-6 iniziale, e tiene già il campo come una veterana.
Muscoli, determinazione e una treccia bionda che spunta dal cappellino con visiera: la Russia avanza ancora, e sempre, nel tennis. Non saranno la nuova Kournikova e la nuova Sharapova, ma le somigliano tanto. Guardatevele nell’under 18 al Roland Garros.
Vincenzo Martucci