Non è blasfemia la finale della Champions League nel salotto buono del più amato sport del Galles, il rugby (chiediamo scusa a Bale). Il Millennium Stadium di Cardiff è pronto per l’invasione dei tifosi “merengues” e di quelli bianconeri, i primi già appagati da undici vittorie europee, i secondi in cerca della terza, dopo esserci andati vicini più volte, l’ultima due anni fa a Berlino contro il Barcellona. Ancora una spagnola e ancora uno stadio gioiello, dopo l’Olimpianstadion.
Gli stadi rappresentano ormai delle icone nel mondo del pallone, icone che sono come sogni, perché lì si esibiscono gli interpreti dello spettacolo più bello del mondo. Che a Cardiff è ancora il rugby, nel Millennium Stadium che raccoglie 74.500 spettatori, troppi per il calcio di queste parti (il Galles, infatti, le sue partite le disputa nel più piccolo stadio della città, il Cardiff City Stadium, inaugurato nel 2009 e che è la metà dell’impianto simbolo della città gallese). Così, il Millennium, dopo una serie di partite calcistiche, ha ridato solennemente casa al rugby, motivo principale per cui è stato edificato (la coppa del Mondo del 1999: fu la sede della finale tra Australia-Francia, con gli australiani trionfatori).
L’Uefa ha scelto Cardiff per l’ultimo atto della coppa più desiderata dal calcio europeo, soprattutto perché in questa fetta del Regno Unito non c’era mai stata e, anche, per motivi di sicurezza. Dopo l’attentato di Dortmund il problema del terrorismo è balzato al comando nei pensieri dei dirigenti calcistici europei e il Millennium, in tempo di droni, ha il vantaggio di poter essere completamente coperto, cioè sigillato da un attacco dall’alto. Solo precauzioni, ovviamente, ma il Millennium oltre alla sua bellezza architettonica contiene tutte le qualità per il grande evento. Anche se lo stadio ulteriormente blindato dopo la strage al Manchester Arena (22 morti tra i quali diversi adolescenti), rivendicata dall’Isis.
Situato ai bordi del fiume Taff, un piccolo corso d’acqua lungo 64 chilometri che poi si getta nell’estuario della Severn, distante appena cinque minuti dalla stazione centrale di Cardiff, ha preso il posto del Cardiff Arms Park, un vecchio impianto che poteva ospitare “solo” 53 mila spettatori, troppo pochi per l’amore e l’entusiasmo dei tifosi della nazionale gallese di rugby. La federazione della palla ovale (che ora ne è proprietaria) si è affidata a uno studio esperto nell’edificazione di stadi: Populous. Con 121 milioni di sterline, 46 dei quali finanziato da fondi pubblici, il Galles ha avuto il suo impianto che è simile, proprio per la copertura retrattile, all’Amsterdam Arena.
Inutile dire che i tifosi gallesi (del calcio e del rugby) ne vanno fieri, ma anche gli amanti della musica che qui hanno trovato uno scenario speciale. E tutti i più grandi vi hanno suonato: Madonna, Paul McCartney, Roby Williams, gli U2, i Rolling Stones, i Red Hot Chili Peppers. E se abbiamo tralasciato qualche star è perché, in 18 anni di esistenza, qui hanno rimbombato le più belle note musicali del mondo, in anticipo sull’arte dei calciatori che animeranno la notte del 3 giugno.
Costruito in cemento armato e acciaio con tre livelli di gradinate, un terreno di gioco che dal 2014 è un ibrido, cioè metà sintetico e metà naturale, e numerosi ristoranti, sale conferenze, contiene anche forse il pezzo più pregiato e amato: la Hall of Fame del rugby.
Ma invadere la casa dei pali alti non è blasfemia, perché qui – in assenza del Wembley Stadium che era stato sventrato e ricostruito – si sono disputate le finali di FA Cup, Football League Cup e Community Shield, manifestazioni che per gli amanti del calcio inglese rappresentano dei riti. E quindi perché non far celebrare il rito più importante del calcio europeo, proprio qui? Detto fatto.
Poi Il Millennium, dopo la notte che i tifosi juventini sperano di colorare di bianconero, ritornerà campo di battaglia di placcaggi e mete e, forse, dopo le belle prestazioni del Galles di Gareth Bale agli Europei, anche il salotto buono del pallone.
Sergio Gavardi