Se qualcuno aveva un dubbio se fosse sempre lui il numero 1 del tennis, “Il Magnifico” lo ha sedato alla grande, alla Federer. Prima rientrando d’ufficio nel consiglio Atp Tour per contrastare il presidente, Novak Djokovic, e non rimanere tagliato fuori dai tanti giochi di potere del tennis maschile, quindi convogliando nella sua Laver Cup i più forti di oggi e di domani, dichiarando guerra alla formula e alla data della “nuova” coppa Davis di Gerard Piqué e dell’amico Rafa Nadal, e poi sfoggiando la sua arte come una vera rock star nella tournée in Sud America dai numeri già strabilianti.
Perché il carnet di cinque partite in sei giorni (Baires, Santiago, Bogotà, Mexico City, Quito), con quattro sfide, dal 20 al 26 novembre, contro il Piccolo Principe Sascha Zverev e una contro l’idolo argentino, Juan Martin Del Potro, sono già un successo: biglietti bruciati in prevendita, affetto dei fans alle stelle con miriadi di selfie ed autografi, passerelle per gli sponsor, clinic per i ragazzi locali, cena per mille persone all’Hilton di Puerto Madero al modico prezzo per affezionati di circa 1.500 euro per la “Federer Experience”, una giornata col primatista di 20 Slam, più biglietti per il match.
Un sacrificio dopo una dura stagione che frutterà al 38enne svizzero oltre due milioni di dollari di cachet a partita più tutte le spese pagate per lui e il suo gruppetto di eletti di otto persone, una iniziativa talmente apprezzata dal pubblico che a Mexico City per vederlo contro Zverev si sono presentati sugli spalti in 42.517. Un’affluenza che disintegra il record del 2010 dell’esibizione fra Kim Clijsters e Serena Williams e scatena l’euforico tweet del Re: “Viva Mexico”.

A quel punto, da ottobre 2019 a febbraio 2020, il Magnifico avrà percorso oltre 100mila chilometri, quasi la metà, 44.645, fino a Capodanno.
