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Ciclismo

Quel numero, 268, che fa paura a re Froome e al Giro d’Italia

Da Claudio Gregori 29/05/2018

Tanti sono i giorni trascorsi dall’”esito avverso” all’antidoping dell’ultima maglia rosa, il campione che con le sue imprese ha riportato ai valori del ciclismo antico... Il micidiale Salbutamolo ha già fatto troppi guai nello sport

 268. Questo numero è uno scandalo. Sono passati 268 giorni dal 7 settembre 2017, quando, al termine della 18ma tappa della Vuelta, che arrivava al Monastero di Santo Toribio de Liébana, Chris Froome fece un controllo anti-doping risultato un Adverse Analytical Finding, un esito avverso e, quindi, sanzionabile, e non c’è ancora il verdetto. Così sul capo dell’ultima maglia rosa pende una spada di Damocle. E l’esito del Giro appena concluso non è garantito.
Un Giro bellissimo, ricco di colpi di scena, spettacolare e coinvolgente. Drammatico per cinque assi: Chaves, Aru, Simon Yates, Thibaut Pinot e per lo stesso Froome. Le immagini parlano. Froome caduto a Gerusalemme. Froome dolorante e staccato. Froome sull’orlo del ritiro. E, poi, Froome che vola sullo Zoncolan. Froome che balbetta sulla salita di Sappada. E, poi, Froome che recita da Coppi sul Passo delle Finestre.
   Era da tanto che non vedevamo un assolo di 80 chilometri su tre montagne. Froome ha riportato il ciclismo moderno, che scambia troppo spesso la codardia per sapienza, ai valori del ciclismo antico: Girardengo, Bottecchia, Binda, Bartali, Coppi, Merckx, Hinault. Eppure la prodezza di questo primattore non è certa.
    “Spero di non vincere a tavolino”, ha detto a fine-gara Tom Dumoulin, secondo a 46″ da Chris Froome. “La vittoria di Froome resterà. Me lo ha assicurato Lappartient, presidente dell’Uci”, ha dichiarato, però, Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, che non teme la ripetizione del caso-Contador, vincitore del Giro del 2011 e poi squalificato.
   Tutto chiaro? No. Intanto non è Monsieur David Lappartient il giudice di questa vicenda: non tocca a lui decidere.
   L’analisi del campione A di urina di Froome ha rivelato un livello di Salbutamolo di 2000 ng/ml (nanogrammi per millilitro: 1 nanogrammo è 1 milionesimo di grammo), il doppio del limite consentito di 1000 ng/ml. L’analisi del campione B ha confermato quel valore.
    Il Salbutamolo è contenuto nel Ventolin, un farmaco contro l’asma. Nella lista delle sostanze proibite è compreso tra i Beta-2 agonisti.
    Per un esito avverso, avvenuto in un controllo del Giro d’Italia del 2007, Alessandro Petacchi era stato squalificato per un anno dal TAS, Tribunale Arbitrale dello Sport, e il suo valore di Salbutamolo era di 1320 ng/ml. Diego Ulissi, dopo un controllo nel Giro d’Italia del 2014, per un valore di 1920 ng/ml fu sospeso per 9 mesi.
   Quando, lo scorso 13 dicembre, il caso è scoppiato, ci sono state subito due spiegazioni. “Soffro di asma e devo curarmi. Non è un segreto”, ha detto Froome. “Nell’ultima settimana della Vuelta ha patito acuti sintomi di asma”, ha spiegato Brailsford, manager di Sky, aggiungendo: “Gli altri venti campioni di Froome alla Vuelta non hanno richiesto spiegazioni”.
    Secondo il regolamento della WADA, World Anti-Doping Agency, “è possibile assumere 1600 microgrammi di Salbutamolo per inalazione nelle 24 ore, ma senza superare gli 800 microgrammi ogni 12 ore”.
    L’olimpionico e campione del mondo di sci da fondo Martin Sundby, trovato con valori di Salbutamolo superiori a 1300 ng/ml a Davos (2014) e Dobbiaco (2015), fu squalificato per due mesi. Spiegò che, in entrambi i casi, aveva assunto per inalazione 1500 microgrammi di Salbutamolo in 5 ore. Il limite di 1600 per le 24 ore non era stato superato, ma quello per le 12 ore sì.
    Per la Wada “la presenza nell’urina di Salbutamolo oltre 1000 ng/ml si presume non sia un uso della sostanza per fini terapeutici e sarà considerata come un Adverse Analytical Finding a meno che l’atleta non dimostri, attraverso uno studio farmacocinetico controllato, che il risultato anormale sia la conseguenza dell’uso di dose terapeutica assunta per inalazione entro il limite indicato sopra (ndr 1600 micgrogrammi nelle 24 ore)”.
    La difesa di Froome sostiene che “parecchi fattori possono alterare le concentrazioni, tra cui l’interazione del Salbutamolo con cibo e altri medicinali, la disidratazione e il tempo tra l’assunzione e il test”. Secondo il Times la difesa intenderebbe usare una ricerca – dal titolo “Futility of current urine Salbutamol doping control” – per dimostrare che il test della WADA per il Salbutamolo è “fondamentalmente inaffidabile”.
    Ma chi decide? Il caso è nelle mani dei membri dei Legal Anti-Doping Services, LADS, un’unità staccata dall’UCI. Se i LADS opteranno per la sanzione, essa partirà dalla data del test, quindi dal 7 settembre 2017. Froome verrebbe informato della sanzione applicabile. Se la rifiutasse, la palla passerebbe al Tribunale Anti-Doping dell’UCI.
    Nel caso di una squalifica di sei mesi, Froome perderebbe la vittoria alla Vuelta, che passerebbe a Nibali, ma il Giro d’Italia non sarebbe toccato. Nel caso di un anno di squalifica Froome perderebbe il Giro con le due splendide vittorie dello Zoncolan e del tappone del Colle delle Finestre. Ma anche il prossimo Tour, se lo vincesse per la quinta volta.
Dumoulin, durante il Giro, ha spiegato: “Se fossi stato nei panni di Froome, non sarei partito al Giro. La mia squadra fa parte dei sette team World Tour del Movimento per un Ciclismo Credibile. Quando c’è un Adverse Analytical Finding, per il corridore scatta la sospensione fino alla soluzione del caso”.
L’onnipotente Sky non fa parte di questa avanguardia. Il suo comportamento in materia di doping, anzi, è stato di recente all’attenzione del Parlamento britannico per il caso-Wiggins. Dubitare è legittimo.
   Quanto ai dirigenti del ciclismo, venerdì scorso, dopo la prodezza di Froome nella tappa del Colle delle Finestre si sono preoccupati di controllare ai raggi X la sua bicicletta nell’ambito della lotta al doping meccanico. Bene. Ma forse non sono coscienti della necessità di avere sentenze certe in tempi brevi.
    Quel numero 268 è un grido d’accusa. Se il Giro di Froome fosse cancellato, sarebbe una mutilazione per il ciclismo, una perdita irreparabile per il Giro d’Italia. Come buttare una boccia di vetriolo sulla Gioconda.
Claudio Gregori
Tags: 268, che fa paura a re Froome e al Giro d’Italia, ciclismo, Quel numero

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Nota sull’autore: Claudio Gregori

Inviato in 12 Olimpiadi, 27 Giri d'Italia e 3 Tour, più svariati campionati del mondo: 5 di calcio, 4 di atletica, 10 di nuoto, 11 di sci, 9 di ciclismo, 2 di scherma, 1 di ginnastica. È stato testimone anche della Caduta del Muro.

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