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Pugilato

Tyson “mascherato” da buono. Ma a noi piaceva di più prima

Da Fausto Narducci 09/02/2024

"The Baddest Man on the Planet” è impegnato da quasi vent’anni a ricostruire la sua immagine. Siamo sicuri che questa catarsi, che lui chiama redenzione, sia il modo migliore per mantenere intatta la sua popolarità?

Cronaca di una catarsi. Mercoledì mattina agli studi della Prodea Group, sede torinese dei Tuscany Film Studios, ho guardato negli occhi Mike Tyson mentre all’alba dei 58 anni (li compirà a giugno) si è concesso allo smisurato abbraccio dei giornalisti italiani (oltre 70 accreditati alla conferenza stampa) per offrire l’ultima versione della sua immagine di buono. Proprio così, “The Baddest Man on the Planet”, dopo aver chiuso non proprio nel modo migliore la sua carriera di pugile nel 2005, è impegnato da quasi vent’anni a ricostruire la sua immagine. Proprio nel 2005 lo avevamo quasi accompagnato da Montecarlo a Sanremo per l’esibizione sul palco di Sanremo dove cantò Volare insieme a Paolo Bonolis e il caso vuole che sia tornato in Italia proprio in coincidenza con l’edizione 2024 della rassegna canora ma forse lui neanche lo sa.

A Tyson, accompagnato dall’ultima moglie Lakiha Spicer in cappotto scurso e tacchi alti, interessa ora fare strada nell’industria cinematografica dove ha fatto finora qualche cameo ben riuscito ma non ha ancora recitato da protagonista fuori dall’interpretazione di se stesso. L’occasione gliela offrirà il produttore cassinate Andrea Iervolino che, trasferitosi giovanissimo a Toronto, ha raggiunto il successo con la trasposizione cinematografica di due miti motoristici italiani, la Ferrari e la Lamborghini. Vista la giovane età (37 anni) Iervolino ammette di sapere poco della carriera pugilistica di Mike (non segue il pugilato e neanche il calcio, nonostante la presenza nella sua città di adozione di un certo…Insigne) ma di averlo incontrato a una festa qualche anno fa e di aver subito raggiunto l’accordo per ingaggiarlo nel suo team. Dopo aver fatto la parte di un vendicatore mascherato (quale maschera migliore della faccia di Tyson, boh?) impegnato a vendicare lo stupro della sorella di un miliardardario nascosto dietro il volto del supererore Bunny-Man, Tyson sarà per la prima volta protagonista in un nuovo film di Iervolino con la regia di un doppio premio Oscar di cui non è stato ancora rivelato il nome. E, ora che la carriera cinematografica è definitivamente lanciata, ha potuto annunciare che vuole diventare l’attore “migliore” del mondo o meglio il più “cattivo” (la sua risposta in inglese alla domanda specifica si presta a una doppia interpretazione). Sta di fatto che, dopo aver lanciato il suo protetto Francis Ngannou al titolo mondiale dei massimi detenuto da Tyson Fury (che però è andato al tappeto nella prima sfida con il camerunese che ora sfiderà Joshua), Tyson ha blandito la platea italiana annunciando che la moglie Lakiha ha studiato qui e parla italiano (tutto da verificare!) e insieme vogliono comprare una villa in Toscana o nelle Langhe.

Insomma l’ex stupratore vuole farsi amare dal nuovo pubblico cinematografico composto da giovani generazioni che non lo conoscono come attore ma intanto deve migliorare qualche particolare: non lamentarsi per il caldo a ogni conferenza e magari concedersi alle programmate interviste one-to-one che a Torino ha disertato per andare a pranzo. E resta sembra un dubbio: siamo sicuri che Tyson con la faccia e gli atteggiamenti da buono interessi al mercato o il suo personaggio è prigioniero della “cattiveria” con cui ha costruito la sua immagine sul ring? Siamo sicuri che questa catarsi, che lui chiama redenzione, sia il modo migliore per mantenere intatta la sua popolarità?

Chissà perchè, a me il Tyson cattivo (feroce e sincero) piaceva di più del Tyson buono (a uso delle telecamere). Intanto di Bunny-Man si annunciano già i sequel II e III per seguire la strada degli altri super-eroi. Per la gioia di Tyson.

 

Fausto Narducci

 

Tags: Tyson "mascherato" da buono. Ma a noi piaceva di più prima

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Nota sull’autore: Fausto Narducci

Per 40 anni alla Gazzetta dello Sport dove è stato Caporedattore degli Sport Vari. E’ stato inviato a 9 Olimpiadi a partire da Seul ‘88 ma ha coperto in redazione anche quelle di Mosca 80 alla Sicilia di Catania e di Los Angeles ’84 in Gazzetta. Ha seguito i principali avvenimenti internazionali dell’atletica e della boxe, scrivendo su questi sport una dozzina di libri. Attualmente è direttore del Magazine Atletica della Fidal e collabora con Il Foglio oltre che con siti specializzati. Appassionato di cinema, musica e fumetti, ama approfondire i rapporti fra lo sport e il mondo dello spettacolo.

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