“Lo famo strano” o apriamo alle “quote rosa”? Spinto da tv, e quindi pubblicità e business a tutti i costi, con la scusa di modernizzarsi e rendersi più appetibile ai giovani, lo sport sta andando sempre più verso tempi di gioco ferrei e formule miste, a squadre. Basta “Uomo e donna mai insieme, fanno due sport diversi”, il credo che ha caratterizzato intere generazioni non è più di moda, al di là della caduta dei pregiudizi persino nei santuari del machismo, come i circoli di golf più esclusivi e delle differenze di premi nel tennis. L’Olimpiade estiva di Tokyo 2020 farà da apripista con la staffetta mista, 4×400 dell’atletica e 4×100 del nuoto, la gara mista di scherma (anzi, due), tiro con l’arco, judo, triathlon, tennistavolo, tiro, vela, il 3×3 di basket (8 squadre maschili e 8 femminili), tre gare femminili in più e 3 in meno di canoa, una in meno uomini e una più donne nel canottaggio, due gare nuove di Freestyle Bmx di ciclismo su strada (una maschile e una femminile) e due di Madison di ciclismo su pista (una maschile e una femminile), eliminazione di due categorie maschili di pugilato a vantaggio di due femminili. Con conseguente parità di atleti uomini-donne, che non è certamente un male a prescindere, anzi, ma con la nascita di tante – troppe – nuove gare a squadre. Che forse scompariranno, ma che intanto fanno capolino in una manifestazione già tanto criticata per il suo crescente, ed inutile, gigantismo.
Il tennis, sollecitato dal nuovo presidente della Federazione mondiale, lo statunitense David Haggerty, ha provato a stravolgere la regola dei 5 set in coppa Davis e lancia qualche atleta all’assalto della distanza lunga negli Slam. Intanto, però, dopo aver erroneamente ritirato l’ottima regola dei punti Atp validi anche in Davis e Fed Cup, che ha indebolito le sue gare a squadre più importanti, è assalito dalle nuove proposte, un attimo dopo aver ridato un po’ di credibilità alla Hopman Cup di gennaio a Perth.
L’ATP, gestore dei tornei pro maschili fuori dagli Slam, spinge infatti per un ritorno in grande stile della World Team Cup (8 nazioni divise in 2 gironi, con due singolari e un doppio nella stessa giornata), che si è tenuta dal 1978 al 2012 Dusseldorf ma non ha mai avuto grande importanza perché, disputandosi alla vigilia del Roland Garros, non poteva schierare i più forti. Dal 2019, potrebbe trasferirla alla vigilia degli Australian Open, con tanti punti Atp e 24 nazioni, e trasformarla nel primo grande test stagionale per i giocatori. Sarebbe itinerante, nell’area Asia-Pacifico, così da compensare quella zona così affamata di tennis che ha perso subito la mega-esibizione International Premier Tennis League (IPTL). Sostituendola parzialmente con la Laver Cup, la pseudo sfida Europa-Resto del mondo della settimana prossima a Praga. Con tante stelle che faranno da richiamo, da Federer a Nadal, da Laver a McEnroe, da Shapovalov a Kyrgios, e una formula inedita con tre giorni di incontri, con tre singolari e un doppio ogni giornata, e un doppio decisivo in caso di parità. Il pubblico sarà contento, la tv sarà contenta, i giocatori saranno contenti (perché un po’ più ricchi), ma il tennis e lo sport ci guadagnano? Io speriamo che me la cavo…
VINCENZO MARTUCCI