Gorizia è una città di frontiera: posta al confine fra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia durante la Prima Guerra Mondiale, il capoluogo giuliano ha dovuto far i conti per decenni con i venti di conflitto rappresentando per mezzo secolo la porta d’accesso all’Est Sovietico.
Caduta la Cortina di Ferro, Gorizia è rimasto sempre un territorio conteso tanto da trovarsi davanti a sé una città gemella nota come Nova Gorica, ma al tempo stesso una terra di futuri campioni, con il rimpianto di esserseli fatti scappare dal Bel Paese.
Proprio in funzione di attirare questi fuoriclasse sulle strade della Penisola, il Giro d’Italia torna a Gorizia nel 2021 con una frazione che flirta con la Slovenia senza trovare riscontro nel cuore di Primoz Roglic e Tadej Pogacar, nuove star del ciclismo mondiale.
Quando si arriva in Venezia Giulia, il gruppo è stanco, fiaccato dalla scalata al Monte Zoncolan il giorno precedente. Non c’è voglia di farsi la guerra, tuttavia il plotone rischia di farsi subito male attraversando la Laguna di Venezia lungo il ponte di Grado. Una maxi-caduta costringe gli organizzatori a neutralizzare per una quarantina di minuti la corsa per permettere i soccorsi, tuttavia a farne la spesa è il tedesco Emmanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), costretto ad alzare bandiera bianca nonostante il sesto posto momentaneo in classifica generale.

Dopo il caos, ecco che parte la fuga con Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Quinten Hermans (Intermarché-Wanty Gobert Materiaux), Lars van den Berg (Groupama-FDJ), Dario Cataldo e Albert Torres (Movistar), Harm Vanhoucke e Stefano Oldani (Lotto Soudal), Nikias Arndt (DSM), Dries De Bondt e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix), Łukasz Wiśniowski, Victor Campenaerts e Maximilian Walscheid (Qhubeka-Assos), Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) e Simone Consonni (Cofidis) che anticipano gli altri coraggiosi e guadagnano oltre undici minuti di vantaggio.
L’Ineos-Grenadiers della maglia rosa Egan Bernal non si sbilancia, tira, ma senza affaticarsi troppo visto che nessuno dei battistrada fa paura in chiave classifica generale. Entrando in Slovenia, ecco i primi screzi fra i fuggitivi con gli uomini della Qhubeka-Assos che ci provano a ripetizione senza fortuna. Le colline a cavallo fra il Bel Paese e la patria di Pogacar, Campanaerts riesce finalmente nel suo intento lasciando sulle gambe i compagni d’avventura eccetto Riesebeek e Torres.

Il terzetto trova un accordo, mentre dietro si fatica a rimanere compatti anche sull’ultimo passaggio sul gran premio della montagna di Gornje Cerovo Torres cede lasciando spazio a Campanaerts e Riesebeek. L’olandese tenta la sortita a cinque chilometri da Gorizia, ma il cronomen belga è una furia e, mettendo su strada le ultime energie rimaste, rientra e si impone in volata.
Niente da fare per gli altri fuggitivi con il tedesco Arndt che deve mangiarsi le mani per un terzo posto amaro a soli sette secondi dal vincitore, mentre il migliore degli italiani è Consonni. In chiave classifica generale non succede nulla con Bernal che si mette alle spalle una frazione pericolosa e tiene lontano Simon Yates (BikeExchange) e Damiano Caruso (Bahrein Victorius) senza rischiare nulla.