Le gomme sono un fattore decisivo per l’esito di una gara di Formula 1, ma nessuno può immaginarsi che possano diventare un ostacolo per rimanere nel tracciato. Nessuno, nemmeno Damon Hill che il 6 settembre 1996 si presenta all’Autodromo Nazionale di Monza con l’obiettivo di chiudere la contesa per il Mondiale.
Quel venerdì il pilota inglese giunge in Brianza da vero favorito, ma proprio in quel momento cala un asso che scombina i piani di tutti. Nonostante il titolo sia ormai in cassaforte e guidi la macchina più veloce del lotto, Hill annuncia che a fine stagione lascerà la Williams per esser sostituito da Heinz-Harald Frentzen. Il figlio di Graham è deluso per il trattamento fornito da sir Frank, deciso a non aumentare l’ingaggio nonostante i risultati ottenuti, e così Hill è costretto ad affrontare il Gran Premio d’Italia da separato in casa.
L’altra grande novità arriva dagli organizzatori che, pur di evitare che i piloti taglino le chicane, decidono di montare barriere di gomme ai lati della pista. Una sorta di deterrente che non spaventa i piloti, anzi, li soddisfa considerato che gli pneumatici fanno decisamente meno paura dei muretti di Monaco. Sulla carta eventuali contatti non dovrebbero causare problemi, al massimo potrebbero spostare di qualche centimetro le barriere, ma nulla di pericoloso per l’andamento della corsa.
Jean Alesi davanti a Michael Schumacher a metà gara
Eppure che qualcosa non va si vede sin dalle prove libere dominate da Michael Schumacher, alla prima esperienza in terra italica alla guida della Ferrari. L’applicazione del nuovo cambio a sette rapporti fa subito effetto e il tedesco precede la McLaren di Mika Hakkinen e la Benetton di Gerhard Berger. E’ solo un fuoco di paglia perché il sabato in qualifica Hill torna a dettare legge anticipando di oltre tre decimi il compagno di squadra Jacques Villeneuve, mentre Schumacher si ferma quasi a sei decimi dalla pole position davanti proprio ad Hakkinen.
Sembra l’emblema dell’ennesimo trionfo stagionale delle Williams, ma qualcosa si è ormai incrinato fra il team inglese e il campione britannico. In gara Hill e Villeneuve partono male con il canadese che affianca subito il collega. Damon non ci sta e spinge Jacques sull’erba venendo infilato da un sorprendente Jean Alesi che, scattato dalla sesta piazza con la Benetton, si prende la vetta della gara.
L’euforia del francese dura pochi metri visto che alla seconda curva di Lesmo deve arrendersi al ritorno di Hill che torna al comando mentre dietro Villeneuve viene sorpassato anche da Hakkinen per la terza piazza. Il nordamericano è in difficoltà, al giro successivo colpisce il muro di gomme posto sulla seconda chicane e piega la sospensione della sua monoposto. In una sorta di effetto domino, uno dei pneumatici vola in pista colpendo la McLaren di David Coulthard che deve ritirarsi a causa della rottura dello sterzo.
Il podio del Gran Premio d’Italia 1996
Villeneuve prosegue, ma la sua gara ormai è compromessa, mentre davanti si ripete il canovaccio di pochi minuti prima: al terzo giro Alesi colpisce le protezioni senza danni, fa rimbalzare una gomma che colpisce Hakkinen, costretto a una lunga sosta ai box per sostituire il musetto rovinato. Gli ostacoli inseriti per evitare tagli alle chicane diventano quindi fatali per l’esito della gara tanto che al quinto giro accade il dramma per la Williams: Hill imbocca troppo stretto la prima chicane, finisce contro le gomme e va in testacoda dovendosi ritirare.
L’inglese lascia così il comando delle operazioni a Alesi, unico a uscire indenne da questo harakiri, tallonato da Schumacher, nel frattempo risalito sino al secondo posto dopo aver abilmente evitato qualsiasi inghippo. Il tedesco è più veloce, ma sul rettilineo il motore della Benetton è più potente consentendo ad Alesi di difendersi egregiamente. La situazione rimane in stallo fino al trentesimo giro quando il transalpino è costretto a rientrare ai box per il rifornimento. Schumacher stampa il giro più veloce della gara e, al termine della sua sosta, rientra davanti.
Per la Ferrari è un colpo a sorpresa visto che il “Kaiser” sa gestire al meglio le emozioni e chiudere così la gara con ben diciotto secondi di vantaggio su Alesi e oltre un minuto su Hakkinen. L’Autodromo di Monza esplode in una marea rossa che mancava ormai da troppo tempo. Eppure quel trionfo inaspettato è frutto di quelle gomme traditrici, questa volta non a causa del degrado, ma della loro posizione in pista.